All'ospedale di Schiavonia in fila davanti alla tenda per fare i tamponi di notte

Mercoledì 28 Ottobre 2020
Ospedale di Schiavonia

MONSELICE (PADOVA) - Una tenda di sette metri per cinque. Due scrivanie, due sedie, due pompe di calore. Dalle otto di sera alle otto del mattino seguente è questo il nuovo simbolo dell'emergenza padovana. Il numero di tamponi raddoppia da una settimana all'altra e l'ondata di richieste si fa sempre più travolgente: l'Ulss 6 Euganea risponde così, con una tensostruttura allestita in fretta e furia per ospitare due infermieri in prima linea tutta la notte. Siamo all'ospedale di Schiavonia, a pochi chilometri dal casello autostradale di Monselice. Venerdì 21 febbraio proprio qui veniva registrato il primo decesso in Italia di un paziente colpito da Coronavirus. Sono passati otto mesi e in mezzo è successo di tutto. L'Italia travolta dalla pandemia, il lockdown, le riaperture estive. E poi i nuovi focolai, la curva che sale, la paura che torna. Nel giorno in cui entra in vigore il nuovo decreto del Presidente del Consiglio, l'Ulss fa scattare anche il proprio nuovo piano d'azione. 
«È un periodo delicato, stiamo facendo il massimo sforzo» assicura il direttore generale Domenico Scibetta. Ilaria e Filippo, i due infermieri arrivati apposta dal pronto soccorso di Piove di Sacco, effettuano il primo test alle otto spaccate di lunedì sera, quando un ragazzo varca l'ingresso della tenda blu. «Sono stato a contatto con una persona positiva, speriamo bene». Gli infermieri iniziano con lui e proseguono senza sosta. Rallenteranno il ritmo dei tamponi solo all'una di notte.
LA SCELTA

L'azienda sanitaria ha deciso di collocare la nuova tenda accanto al pronto soccorso, sul retro di questo grande e moderno ospedale che in primavera era stato scelto come Covid hospital provinciale. Il parcheggio, piuttosto buio, si illumina con le sirene delle ambulanze che entrano ed escono. L'attesa per il tampone, all'aperto e sotto la pioggia, può durare anche mezz'ora. 
Alle otto meno un quarto ci sono già più di trenta persone in coda, che diventano cinquanta mezz'ora dopo. Sono soprattutto uomini e donne di mezza età oppure gruppetti di ragazzi. Non è serata per gli anziani. «Piove, fa freddo e la coda è tutta all'aperto. Ci manca solo che mia mamma venga qui e si prenda una polmonite» sospira una donna. «Io volevo andare a farmi il tampone oggi a Padova ma c'era troppa gente. Ho pensato di venir qui pensando che di sera non ci fosse nessuno» racconta un ragazzo tenendo in mano un'impegnativa sgualcita e bagnata dalla pioggia. Aveva fatto male i conti, perché l'attesa c'è anche qui. Eccome. 
I NUMERIAlle otto del mattino seguente le persone sottoposte a test rapido saranno 70 (67 entro l'una di notte). Sei sono quelle positive, subito inviate subito al pronto soccorso per fare il tampone molecolare. Ma il numero che fa davvero impressione è quello dei tamponi eseguiti dall'Ulss nella maratona giornaliera: nei locali interni dello stadio Euganeo, lunedì dalle otto del mattino alle otto della sera, ne sono stati fatti 1.048 intercettando 61 positivi. Tra tutte le sedi della provincia ne sono stati fatti oltre quattromila. Il servizio notturno di Schiavonia è un'arma in più in questa battaglia. 
L'ORGANIZZAZIONE

Ilaria, seduta davanti alla scrivania, si occupa dell'accettazione. Prende i dati dei pazienti che entrano nella tenda e chiama quelli fuori che attendono l'esito (che arriva sempre puntuale nel giro di un quarto d'ora). Filippo invece è in piedi, stecco in mano e battuta pronta per stemperare eventuali tensioni. «Signora, andrò dentro il naso e le darò un po' di fastidio. Ma dura solo un secondo, stia tranquilla». 
Ilaria e Filippo, bardati dalla testa ai piedi, lavorano mentre la pioggia sulla tenda si fa sempre più battente. Lavorando in pronto soccorso ne avevano già viste tante, ma una serata così dovevano ancora viverla. «La gente è davvero tanta - sgrana gli occhi il dottor Piero Realdon, coordinatore dei direttori dei distretti sanitari - Molti sono venuti qui di sera immaginando la classica partenza intelligente, ma questa è una serata da bollino nero». Da metà novembre l'attuale allestimento sarà sostituito da una tenda diversa, più grande, simile a quella già usate per i pre-triage nei pronto soccorsi.
L'IMPEGNO

Alle otto e mezza del mattino, mentre gli infermieri sistemano le ultime provette e chiudono la tenda, il dg Scibetta dichiara la propria soddisfazione: «La nostra macchina organizzativa è stata potenziata ulteriormente. Oggi offriamo nel territorio nove punti in cui si possono eseguire i tamponi, l'ultimo è quello attivato di notte in maniera che non ci si fermi mai. In un giorno abbiamo effettuato più di quattromila tamponi e di questi 2.500 sono stati tamponi rapidi». È l'occasione giusta anche per ringraziare il personale: «Anche questa volta, come in tutte le questioni in cui sono stati chiamati ad operare, i dipendenti non si sono risparmiati». Questione di vocazione. Quella di Ilaria, Filippo e di tutti gli altri colleghi ancora in trincea. 
Gabriele Pipia
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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