Morto Turetta, l'amico di Adriano: secondo contagiato giocando a carte al bar. Il punto nel padovano

Mercoledì 11 Marzo 2020 di Elisa Fais e Maria Elena Pattaro
Renato Turetta con la figlia
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PADOVA - Avevano la stessa grande passione per le carte, e adesso ad accomunarli è anche lo stesso tragico destino: morti entrambi per Coronavirus. Non ce l’ha fatta Renato Turetta, 67 enne di Vo’, uno dei due primi contagiati del paese. L’altro era l’amico Adriano Trevisan, che di anni ne aveva 67 ed era mancato la sera del 21 febbraio.

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L’anziano era ricoverato all’ospedale e la notizia della sua morte, avvenuta ieri pomeriggio, a 18 giorni da quella dell’amico, si è diffusa in serata tra i compaesani che si sono stretti attorno alla figlia Manuela. Proprio nel giorno in cui il sindaco Giuliano Martini aveva considerato il Covid-19 quasi debellato visto che tra il primo e il secondo giro di tamponi il numero dei contagiati aveva subito un calo drastico: dal 3 per cento all’1,5 per mille. Il 67enne era stato ricoverato a Schiavonia a inizio febbraio per le complicanze di quella che all’inizio sembrava soltanto una brutta influenza. Invece si trattava di Coronavirus, come per l’amico Adriano. Entrambi frequentavano la Locanda al Sole: lì, tra una partita a briscola e una a tresette potrebbe essere avvenuto il contagio. Il 21 febbraio, dopo l’esito del tampone, Turetta era stato trasferito a Padova, nel reparto Malattie infettive e poi in Rianimazione, mentre l’ospedale di Schiavonia veniva isolato ed evacuato. In un primo momento il suo quadro clinico sembrava in miglioramento.

Ma nell’ultima settimana ha avuto un tracollo: i medici lo avevano sedato e intubato una seconda volta. Il coma è durato fino al drammatico epilogo di ieri pomeriggio. Renato viveva con la moglie Cristina nella frazione di Cortelà e aveva una figlia, Manuela. Prima di andare in pensione faceva l’idraulico in una ditta di Padova. Vicino a casa aveva un vigneto, di cui gli piaceva prendersi cura per poi vendere l’uva. «Era anche molto attivo nel mondo del volontariato, faceva parte del gruppo alpini e quando c’era bisogno di dare una mano lui non si tirava mai indietro» racconta Erik Granzon, addolorato per la morte dell’anziano. Come tutti gli altri vadensi, che fin da quel fatidico 21 febbraio avevano fatto il tifo per lui.

 I NUMERI Si alza di scatto il numero di contagi in città. L’ultima fotografia di Azienda Zero segnala 330 casi positivi di Coronavirus in tutta la provincia di Padova, 56 in più rispetto al giorno precedente. Nel Comune di Vo’ i contagi accertati si fermano a 89, nel resto del capoluogo invece arrivano a 241. Sono 34 i pazienti ricoverati nel reparto di Malattie infettive di Padova. Diciassette i casi più gravi che hanno bisogno di respirazione assistita nel reparto di Rianimazione. Intanto non si fermano le segnalazioni nel territorio padovano. Nuovo caso di Covid-19 tra i residenti di Arquà Petrarca: il paziente ora risulta ricoverato in Azienda ospedaliera.
Un altro caso è stato registrato alla Casa di cura di Abano Terme, dove il 5 marzo si è presentata al Pronto soccorso una signora di Due Carrare con sintomi lievi. Risultata positiva al test, la donna è stata messa in isolamento domiciliare. Il personale sanitario della Casa di cura di Abano venuto a contatto con la signora è risultato negativo al tampone, per questo motivo non è stato necessario bloccare l’attività di assistenza. Novità anche da Monselice. «Mi è stato segnalato che nel nostro Comune sono state individuate altre due persone con diagnosi di infezione da Coronavirus – ha confermato il sindaco Giorgia Bedin -. Sono costantemente in contatto con le autorità sanitarie per tutti gli aggiornamenti futuri».

Salgono a quattro intanto i contagi nel comune di Borgoricco. Nelle scorse ore un’azienda di Fontaniva ha preso la decisione di chiudere in via preventiva: un dipendente è risultato positivo a Coronavirus nonostante non mostrasse i sintomi della malattia. L’ultimo report sugli operatori sanitari in isolamento domiciliare, perché venuti a contatto con un caso di Covid-19, mostra un quadro sempre più preoccupante in Azienda ospedaliera. Il personale sanitario costretto a casa è arrivato a quota cento, oltre il doppio rispetto al report precedente. Si tratta 39 medici, 57 infermieri, tre tecnici e un operatore socio sanitario: numeri che stanno mettendo in seria difficoltà l’intera attività di via Giustiniani. Per tamponare le carenze di organico e rispondere all’emergenza, la direzione sta assumendo 105 dipendenti. E’ già iniziato il trasloco di Ematologia dal secondo piano della palazzina di Malattie infettive al Giustinianeo. Altra importante novità per l’Azienda ospedaliera è l’acquisto e il noleggio di macchinari e respiratori per 1,4 milioni. 

Ultimo aggiornamento: 13 Marzo, 08:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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