Maestra contagiata, la preside ai genitori: «L'Ulss non risponde, decidete voi se portare i figli a scuola»

Venerdì 16 Ottobre 2020 di Gabriele Pipia
La primaria De Amicis: la preside Concetta Ferrara ha comunicato alle famiglie la positività di una maestra
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PADOVA - Un alunno positivo, una raffica di tamponi e un’intera classe in quarantena. Era il 17 settembre e l’istituto comprensivo Francesco Petrarca di Padova diventava la prima scuola della provincia alle prese con un caso di Covid. Un mese dopo lo stesso istituto si trova ancora una volta a gestire una situazione delicatissima. Questa volta i casi di contagio non sono più una novità, ma ciò che è successo ieri mattina è comunque un segnale d’allarme. «Un docente è positivo ma l’Ulss non mi risponde, decidete voi se portare i vostri bambini a lezione» è il messaggio fatto pervenire ai genitori dalla preside Concetta Ferrara

LA COMUNICAZIONE
Se un mese fa il primo caso di Covid a scuola si era verificato alla media Giotto di via del Carmine, questa volta siamo sempre all’interno dello stesso istituto comprensivo ma alla De Amicis di via Citolo da Perugia, zona piazza Mazzini. Alle nove di mercoledì sera un’insegnante chiama la preside e comunica: «Ho fatto il tampone, sono positiva asintomatica». 
La dirigente scolastica Concetta Ferrara prova subito a mettersi in contatto con l’Ulss, ma ormai è sera e al numero di telefono dedicato non risponde nessuno.

Avvisa i genitori sulla chat di classe, tramite i rappresentanti del plesso, e a mezzanotte si rassegna: «Non ho indicazioni, vedremo domani mattina». 

NERO SU BIANCO
Ma le sette di mattina arrivano presto, il Dipartimento di Prevenzione è inondato di comunicazioni e telefonate e allora la preside decide di mettere pubblicamente nero su bianco la situazione. «Si comunica che un docente della scuola Primaria De Amicis è risultato positivo al Covid-19. Tale positività è stata comunicata al docente alle ore 21 di ieri sera, 14 ottobre. La scrivente ha telefonato centinaia di volte ai numeri indicati dalla Aulss senza avere risposta. È stata anche inviata una mail dettagliata al dipartimento di prevenzione. Pertanto si fa presente che in mancanza di comunicazione da parte dell’Autorità sanitaria la scrivente non può fare altro che tenere la scuola aperta adottando misure di sicurezza più stringenti: mascherine fisse e ricreazione in classe. I genitori valuteranno personalmente l’opportunità di mandare i propri figli a scuola». È quest’ultimo il punto cruciale: è l’avvio di una sorta di “quarantena fai-da-te”. 

L’ATTACCO
Alla fine si presentano in classe 4 bambini su 15, ma nel pomeriggio la dirigente attacca: «Ho immediatamente attivato la procedura per cui siamo stati formati. Ho chiesto indicazioni, ma nessuno mi ha risposto. Io non posso chiudere la scuola perché sarebbe interruzione di pubblico servizio, ma mi trovo tra l’incudine e il martello e rimango con il cerino in mano. Ero pronta per ogni opzione, invece sono stata lasciata sola a decidere. Eppure noi stiamo facendo un grandissimo lavoro: mi trovo a combattere anche i negazionisti. C’è chi mi ha scritto una lettera dicendo che se suo figlio si prende un’infezione polmonare per colpa di una mascherina è colpa mia. Questo è il contesto in cui lavoriamo». Il provveditore Roberto Natale conferma che un problema di comunicazione esiste: «Non è la prima segnalazione da parte di dirigenti che devono arrangiarsi nel silenzio generale». 

I TEST
«La curva epidemiologica ha avuto un notevole rialzo e ci vuole pazienza - spiegano dall’Ulss 6 Euganea - Il Dipartimento di Prevenzione tratta un centinaio di casi al giorno e sono quasi tutti casi singoli. L’impegno profuso è massimo per dare risposte celeri a tutti. In orario notturno il servizio non è attivo, ma l’istituto è stato contattato nel giorno stesso appena ricevuta comunicazione». Oggi quattro colleghi dell’insegnante e 10 bambini saranno sottoposti a tampone rapido e le lezioni riprenderanno regolarmente. 

Ultimo aggiornamento: 17 Ottobre, 10:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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