Psicosi Coronavirus. Padovani in viaggio in Israele: arrivati e rispediti indietro

Sabato 29 Febbraio 2020 di Serena De Salvador
Psicosi Coronavirus. Padovani in viaggio in Israele: arrivati e rispediti indietro
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PADOVA - Doveva essere l'occasione per rivedere la Terra Santa, scegliendo di non cedere alla psicosi Coronavirus e godere di qualche giorno di vacanza e pellegrinaggio. Invece il viaggio di una coppia padovana in Israele è durato appena tre ore e, decollati da Venezia giovedì mattina, i coniugi Sattin si sono trovati a tornarci appena dodici ore dopo. Il motivo? Essere italiani. «La psicosi da Coronavirus evidentemente non ha travolto solo il nostro Paese esordisce Antonio, medico padovano Anche Israele, che sotto molti aspetti può essere considerato europeo, adotta direttive che non saprei descrivere con altre parole se non profondamente ingiuste». 

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Antonio e la moglie Monica due mesi fa avevano organizzato una trasferta insieme a un'altra coppia di amici per trascorrere cinque giorni a Gerusalemme. Una vacanza che sarebbe coincisa con un pellegrinaggio in Terra Santa, ospiti dei frati francescani. Il programma prevedeva di partire giovedì mattina con un aereo Easyjet che sarebbe decollato da Venezia e atterrato a Tel Aviv. All'alba sono arrivati all'aeroporto Marco Polo e alle 7.55 puntuali il  velivolo è partito. Senza problemi, ma con qualche stranezza: «Dei 150 passeggeri che avevano acquistato il biglietto solo 75 erano a bordo racconta Antonio il personale ci ha spiegato che nell'ultima settimana le disdette sono state tante a causa dell'allarme sanitario». Circa la metà delle persone in volo erano israeliane, una differenza che al momento dell'atterraggio si è materializzata con le sembianze di uno schiaffo in viso per i passeggeri italiani. 

IL VOLO
Dopo un paio di giri in volo sopra la città israeliana l'aereo è atterrato a mezzogiorno. Al momento della discesa nessun problema, ma al controllo documenti si è assistito a una scena definita «surreale». «Avevamo preventivato di dover attendere a lungo perché ci aspettavamo accertamenti medici specifici prosegue Sattin Sapevamo che Israele aveva già bloccato i voli da alcuni Paesi orientali ma prima della partenza abbiamo verificato e per l'Italia non vi erano limitazioni particolari. Invece in aeroporto abbiamo dovuto vedere gli israeliani uscire senza alcun problema, mentre noi allo scoccare delle 12.30 siamo stati fermati e fatti tornare indietro». 

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IL DECRETO
Già, perché proprio a quell'ora è entrato in vigore il decreto che prevedeva la chiusura degli ingressi in Israele agli italiani. «É stata una beffa, questione di minuti. Una famiglia di altri viaggiatori ha avuto il padre passato senza problemi e le figlie, che hanno varcato il desk pochi minuti dopo, sono state fermate. Stesso discorso per il volo giunto da Milano poco prima: tutti sono entrati nel Paese» prosegue il padovano. Una ventina di passeggeri sono stati spostati in attesa di risalire sullo stesso aereo che li aveva portati lì, fermo in pista. «Ho chiesto di parlare con il direttore dell'aeroporto, di verificare che il decreto fosse stato compreso correttamente visto che era appena stato attivato spiega Sattin ma non è servito». 

Alle 15.30 gli italiani erano di nuovo a bordo, cinque ore dopo erano a Venezia. «A quel punto avremmo preferito essere mandati a Roma, almeno avremmo proseguito la vacanza.

Invece abbiamo optato per passare il venerdì a Venezia e Burano commenta Antonio amareggiato Volevo rivedere Gerusalemme dopo quarant'anni ma pazienza. A fare male è l'ingiustizia. Non hanno bloccato tutti coloro che arrivavano dall'Italia, ma solo chi aveva il passaporto italiano. Questo è un trattamento impari. La politica italiana deve reagire». 

Ultimo aggiornamento: 21:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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