Antonella Viola, l'immunologa attaccata da Briatore: «Lavoro 14 ore al giorno, ecco la mia vita»

Lunedì 4 Maggio 2020 di Gabriele Pipia
L'immunologa Antonella Viola
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PADOVA - Lavora 14 ore al giorno per studiare il virus, ma alla domenica mattina trova sempre il tempo per preparare il suo cheesecake ai lamponi. Viene ospitata ogni giorno in radio e in tv, ma non ama i riflettori e appena può si rilassa imbracciando la chitarra. È stata duramente attaccata da Flavio Briatore e da molti proprietari dei locali notturni, ma di fronte alle accuse lei allarga le braccia e sorride: «Pensano che io sia contraria alla riapertura delle discoteche, invece non vedo l’ora che sia di nuovo possibile. Mi diverto tanto e ballo tutto quello che ballano i giovani».

La professoressa Antonella Viola, 51 anni compiuti ieri, immunologa e direttrice scientifica della Fondazione Città della Speranza, nelle ultime settimane è diventata una delle scienziate più popolari d’Italia. È una delle tante eccellenze della sanità veneta in prima linea nella ricerca sul Covid, ma ama scherzare ripetendo un concetto: «Non pensate che siccome sono una scienziata devo parlare solo di cose serie».

Che sensazioni ha avuto dopo l’ultimo discorso di Conte?
«Da un lato c’è la preoccupazione per la salute e si spera che vengano messe in campo tutte le precauzioni possibili, dall’altro quella per l’economia. Non è facile: qualunque cosa il premier avesse detto, le reazioni sarebbero state diverse tra loro. È una coperta che non può contenere tutto: il governo ha scelto la linea della precauzione».

Da immunologa cosa ha pensato?
«Mi pare ci sia stata un’eccessiva responsabilizzazione dei cittadini. Molto dipende dal nostro comportamento, certo, ma non bisogna mettere tutto sulle nostre spalle. Tanto dipende anche dalle misure di protezione messe in atto dal governo. Mi sarebbe piaciuto sentir parlare di quanti tamponi saranno fatti, di come sarà potenziata l’attività di sorveglianza nelle imprese, del tracciamento dei contatti».

Padova, intanto, dal punto di vista sanitario si è confermata un’eccellenza.
«L’università continua a crescere assieme ad altri straordinari centri come Iov, Istituto di medicina molecolare e Città della Speranza, che ha dedicato 500 mila euro allo studio di questa malattia. Siamo un istituto di ricerca pediatrica e ci siamo detti che anche noi dovevamo fare qualcosa. Bene, eccoci».

Dal punto di vista personale, invece, che “quarantena” è stata?
«Molto poco quarantena. Abbiamo lavorato tantissimo ed è stato difficile sotto ogni punto di vista. Qui lavorano 300 persone ogni giorno e abbiamo dovuto decidere anzitutto come organizzare la sicurezza. Poi è iniziata la fase della ricerca, studiando la risposta immunitaria dei pazienti. E poi ci si mette anche l’aspetto mediatico… ».

Com’è cambiata la sua vita?
«La visibilità è complicata da gestire, la richiesta è diventata pressante e si rischia sempre di essere fraintesi. Noi siamo abituati al lavoro in ambulatorio, non ai riflettori. Nell’ultima polemica che mi ha coinvolto mi è stata fatta una domanda sull’apertura delle discoteche e io ho semplicemente sorriso perché non volevo rispondere. C’è distinzione tra il ruolo dello scienziato e quello del politico. Lo scienziato deve dire come stanno le cose, il politico deve decidere».

Briatore l’ha attaccata frontalmente chiedendole quanti posti di lavoro lei ha creato.
«Forse non conosce la mia storia. Io di posti di lavoro ne ho creati moltissimi, portando in Italia quasi 10 milioni di euro in 20 anni per pagare i vari ricercatori. Se consideriamo che un ricercatore prende dai 25 mila ai 30 mila euro all’anno, pensiamo a quante persone potrei aver pagato».



Su Facebook scrive che non vede l’ora di andare a Tomorrowland.
«Sì, mi piace ballare ascoltando la musica dei giovani. Quella che suonano al festival belga mi piace molto e se vado in discoteca ballo le hit che ci sono al momento. Bruno Mars, per esempio».

La musica serve anche per rilassarsi in laboratorio?
«In questo caso mi piace ascoltare cose sofisticate: Leonard Cohen, Joni Mitchell, Bilie Eilish. La musica è mia amica da sempre. Quella in cui mi rifugio quando le cose non vanno bene, ma anche la colonna sonora dei momenti di gioia».

L’altra grande passione, tra una giornata in laboratorio e l’altra, è la cucina.
«Adoro preparare torte. Per me la domenica mattina è il momento della colazione lenta, coi miei figli e con mio marito. Una casa è più bella se c’è una torta».

Lei è sempre stata attiva su Facebook. Ora il suo rapporto con i social quanto è cambiato?
«Tantissimo. Avendo vissuto in Svizzera, a Roma e a Milano, Facebook all’inizio era il modo per stare in contatto con vecchi amici. Poi col tempo è diventata una pagina pubblica in cui ci sono persone che mi seguono e che si aspettano da me delle risposte. Ho un migliaio di richieste di amicizia che non riesco a guardare, me ne scuso».

Ha appena postato questo pensiero: “Scrivere su Facebook di non esser disposti a rinunciare alla propria privacy è qualcosa di artistico”.
«Sì, lo penso. Chiunque ha i social vive in un mondo dove la privacy quasi non c’è più. In questo momento sollevare tanti dubbi su una applicazione che traccerebbe in forma anonima i nostri spostamenti e che servirebbe ad evitare il diffondersi del contagio mi sembra paradossale».

A proposito di privacy, c’è chi le scrive per chiederle se è sposata.
«Ricevo tanti messaggi, alcuni un po’ strani. Qualche proposta di matrimonio, qualcuno che offre un caffè, ma io ci scherzo su. L’importante per me è sorridere, spiegare in modo chiaro e non pontificare. Essere vista come una figura positiva».

Qual è stata la gratificazione più bella?
«Un messaggio ricevuto da un medico che dopo una trasmissione mi ringraziava per aver fatto chiarezza. Gli apprezzamenti dei colleghi fanno particolarmente piacere».

Ieri Antonella Viola ha compiuto gli anni, festeggiando con marito e figli. Oggi potrà andare a trovare i genitori. «A distanza, con le mascherine, senza baci. L’affetto lo dimostrerò proteggendoli».
 
Ultimo aggiornamento: 5 Maggio, 08:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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