Turisti in fila per scappare dagli alberghi, hotel svuotati

Lunedì 9 Marzo 2020 di Lucio Piva
Il centro di Abano
ABANO TERME La grande fuga, subito dopo le indiscrezioni trapelate sul decreto ministeriale che blinda la provincia di Padova e limita gli spostamenti dentro, fuori e all’interno del Veneto. Sono state «scene incredibili» secondo quanto raccontato dagli albergatori delle Terme, quelle cui si è assistito nella tarda serata di sabato scorso. Nemmeno il tempo di recepire le misure disposte dal Governo e subito lanciate dai media, ed è scoppiata, fra i turisti ancora presenti negli hotel, la psicosi. La paura di essere confinati all’interno degli alberghi è quella che ha indotto clienti italiani e stranieri a correre in camera, fare la valigia in fretta ed apprestarsi a pagare.

Licenziamento per il coronavirus ad Abano Terme, alberghi vuoti e incassi azzerati

DISDETTE
Gli alberghi sono rimasti vuoti nel giro di qualche ora. Tutti gli hotel di Abano e Montegrotto stanno completando le operazioni di chiusura, dopo aver dato disposizioni al personale di non presentarsi al lavoro. Chi potrà vantare ancora ferie le usufruirà da subito. Per gli altri dipendenti resta l’incognita delle misure di interruzione del rapporto di lavoro. L’abbandono degli alberghi sfiora il 90% delle presenze. Per quelle attese nei prossimi giorni sono state continue le chiamate al centralino degli hotel per disdire le successive prenotazioni. Sino a Pasqua è dunque  azzerato tutto. Alcuni hotel prima ancora di chiudere i battenti hanno provveduto addirittura a spegnere gli impianti di approvvigionamento elettrico e del riscaldamento. Il primo pensiero degli albergatori dopo la grande fuga è stato infatti quello di limitare il contraccolpo delle spese, che si aggirano in media a 25 mila euro al mese solo per l’energia elettrica.

Segno di una “resa” che continuerà anche nella prossime settimane. Un esempio su tutti è dato dall’hotel “Petrarca” di Montegrotto. Dalle prenotazioni al gran completo a ridosso di Natale, il book dell’hotel vedeva ieri solo due presenze, che lasceranno comunque l’albergo nei prossimi giorni. Poi più nulla. Per gli stabilimenti che fanno leva anche sui convegni, le misure governative sono state una mazzata. Dove è stato possibile, gli appuntamenti congressuali sono stati spostati a giugno. Ma la maggior parte degli eventi è saltata. «Come imprenditore e rappresentante degli imprenditori alberghieri - ha sottolineato il presidente di Federalberghi Emanuele Boaretto - devo ringraziare i colleghi di categoria ed il personale per il senso di responsabilità che hanno dimostrato in questo difficilissimo momento. Molti infatti sono stati i dipendenti che si sono messi in ferie o in sospensone lavorativa volontariamente. Sia pure comprendendo lo stato di necessità nel quale il Governo ha assunto le misure di emergenza, non giustifico il modo piuttosto approssimativo con il quale è stata gestita la comunicazione. Senza ancora attendere l’ufficialità della notizia, infatti, molti clienti si sono precipitati a chiedere il conto ed andarsene».

DANNI
Anche il presidente di Federalberghi non ha sortito un destino diverso, come imprenditore, da quello di tanti altri colleghi. Ieri mattina ha chiuso l’attività del suo stabilimento, annullando una fitta serie di appuntamenti collegati all’attività dell’avveniristica piscina Y-40. Con la stagione ormai compromessa, e con un conto dei danni da mancati introiti che sfiora, secondo le prime stime, i 500 milioni di euro, l’unica ancora di salvezza potrà essere data dagli aiuti governativi. «Ho preso atto con soddisfazione delle misure disposte a sostegno dell’economia locale dal Comune di Montegrotto - ha chiarito ancora Boaretto - ma ora mi rifiuto di pensare che il Governo non pensi di disporre la cancellazione delle imposte per gli albergatori delle Terme. Impossibile pensare che non vi siano sgravi e che gli effetti della crisi legata all’emergenza sanitaria siano sostenuti esclusivamente dagli imprenditori e dalle famiglie dei lavoratori. Abbiamo regalato soldi all’Alitalia e all’Iva. E ci adeguiamo pure di buon grado all’imposizione di una serrata che sarà dolorosissima, anche dal punto di vista dell’immagine delle Terme. Ma non possiamo accettare che non vi siano soldi per il comparto e per i lavoratori che ne fanno parte, dopo una stagione morta prima ancora di nascere»
Lucio Piva 
Ultimo aggiornamento: 21:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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