Coronavirus. Il virologo Crisanti: «Come sarà la Fase 2. Tamponi a tappeto per una vita normale»

Sabato 18 Aprile 2020 di Elisa Fais
Coronavirus. Il virologo Crisanti: «Come sarà la Fase 2. Tamponi a tappeto per una vita normale»

«Nella Fase 2 ci sarà meno distanziamento sociale e dobbiamo essere pronti a bloccare subito i focolai come a Vo' Euganeo. Ma su larga scala. E questo passerà per l'aumentata capacità di fare tamponi». Andrea Crisanti, direttore dell'Unità complessa di Microbiologia di Padova e coordinatore del piano tamponi in Veneto, spiega la sua ricetta per «ricominciare una vita normale» e lo fa partendo dall'esperienza dell'Azienda ospedaliera di Padova che con una nuova macchina avanzatissima dal costo di mezzo milione di euro ha aumentato esponenzialmente la capacità di analizzare i tamponi in tempi ridotti.

Professor Crisanti, come gestire il contagio con la riapertura delle attività?
«Nella Fase 2 i tamponi serviranno molto di più, perché non avremo più distanziamento sociale e quindi ci saranno molte più opportunità di trasmissione. I tamponi sono stati uno strumento fondamentale per spegnere il focolaio di Vo', un caso che va adottato come lezione per i focolai futuri. In questa fase le misure di distanziamento sociale verranno progressivamente eliminate, quindi potranno comparire nuovi focolai, ma noi abbiamo già la ricetta: circoscrivere l'area, fare il tampone a tutti, isolare i positivi e dopo 7-8 giorni fare la stessa cosa per riprendere i casi sfuggiti».

Quali sono le caratteristiche principali del nuovo macchinario hi-tech per processare il materiale biologico raccolto dai tamponi orofaringei? 
«All'Imperial College di Londra avevo visto una strumentazione fantastica, che movimenta meccanicamente i liquidi, non con pipette ma con ultrasuoni a velocità spettacolari, e ho chiesto all'Azienda di fare questo acquisto, che vale mezzo milione euro. La macchina è arrivata, funziona benissimo e ci ha permesso di fare risparmi in termini di tempo e di scala. Le vecchie movimentazioni di liquidi utilizzavano piastre in cui erano disposte 96 reazioni di tampone; ora lo facciamo con 384. Prima l'operazione durava un'ora e mezza, ora 10 minuti, e la macchina precedente aveva bisogno di reagenti che erano 5 volte quelli usati con questa. Questo significa che gli acquisti fatti per 500mila reazioni ora si moltiplicano per 2,5 milioni e questo ci dà la possibilità di aiutare tanti altri ospedali veneti».

Verranno acquistati altri macchinari?
«La Regione e l'Azienda si stanno adoperando per acquistare un altro macchinario di questo tipo da trasferire ad un'altra azienda. Un obiettivo del Veneto è infatti aumentare la capacità di fare tamponi per permettere a più persone possibili di ricominciare una vita normale».

Finora quanti tamponi avete processato?
«Entro la fine di questa settimana l'azienda ospedaliera arriverà al traguardo di 100 mila. Dal 21 febbraio ad oggi i tamponi eseguiti sono stati 94.170. Ringrazio il personale del laboratorio che da 54 giorni lavora ininterrottamente giorno e notte, compresi i festivi».

Il modello veneto di contenimento dell'epidemia sta diventando un esempio.
«Quello che ci ha contraddistinto fin dall'inizio è stata la tempestività nel creare un test in casa con reagenti validati. Già il 20 gennaio avevo fatto presente la necessità sviluppare un saggio diagnostico per identificare le persone positive al nuovo coronavirus. Abbiamo così iniziato a mettere a punto la metodica che è complessa. Il tampone è infatti solo un mezzo di prelievo, poi c'è la fase di estrazione degli acidi nucleici, una fase molto importante di distribuzione di reagenti e una fase di lettura. Noi abbiamo scelto fin dall'inizio un metodo realizzato in casa, senza sistema chiuso e senza dover fare riferimento a fornitori. I risultati sono stati validati con l'Istituto Spallanzani di Roma. Con una concordanza al 100% abbiamo iniziato a fare i test alle persone che presentavano i criteri iniziali dell'Oms».

E poi sono arrivati i primi casi di Coronavirus.
«Lì è arrivata la prima sfida: la Regione Veneto chiedeva di fare i test a 3.300 abitanti di Vo' Euganeo. È stato il primo stimolo per riorganizzare il lavoro e il flusso.

Siamo passati da un centinaio a mille tamponi al giorno per poi arrivare progressivamente ai 2.500 di media giornaliera degli ultimi mesi».

Ultimo aggiornamento: 09:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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