Buoni alimentari: in arrivo cinque milioni di euro, ma è già caos

Martedì 31 Marzo 2020 di Gabriele Pipia
Buoni alimentari: in arrivo cinque milioni di euro, ma è già caos
PADOVA - Dal milione per Padova ai quattromila euro di Barbona. Tra il capoluogo e il comune più piccolo ci sono, nel mezzo, altre 100 amministrazioni. Tutte riceveranno una parte dei 400 milioni stanziati dal governo per consentire nuovi aiuti alimentari a chi ne ha bisogno. In tutta la provincia arriveranno 5,3 milioni di euro. Dopo Padova troviamo sei comuni che superano di poco i centomila euro: sono Abano, Albignasego, Cittadella, Piove di Sacco, Selvazzano e Vigonza. Se Padova si è subito attivata per stampare degli appositi buoni-spesa da 20 euro, forte anche di una grande rete solidale che l’ha portata ad essere Capitale europea del Volontariato, molti altri Comuni arrancano. C’è chi sorride per l’arrivo di questi soldi ma non ha ancora chiaro il criterio per farli arrivare alla popolazione e chi invece critica fortemente il governo. Le proteste, come prevedibile, arrivano soprattutto dal centrodestra.
COME FUNZIONA
I fondi saranno distribuiti ai vari sindaci in base a due criteri: per l’80% si tiene conto del numero di abitanti, per il restante 20% della differenza tra il reddito pro capite e il reddito medio nazionale. Il documento prevede che i Comuni possano distribuire i contributi per buoni-spesa destinati all’acquisto di generi alimentari oppure per l’acquisto e la distribuzione diretta di alimenti e di prodotti di prima necessità. Spetta ai Servizi sociali individuare la platea dei beneficiari, dando priorità a chi non riceva già contributi comunali, reddito di cittadinanza o ammortizzatori sociali come la cassa integrazione. Il governo prevede che i Comuni possano destinare all’acquisto di generi alimentari anche i fondi derivanti da eventuali donazioni su conti correnti aperti appositamente.
I FAVOREVOLI
Il contributo del governo è stato commentato positivamente dal sindaco Giordani e, in generale, dalla maggioranza dei sindaci di centrosinistra. «Il provvedimento è mirato ad aiutare chi non ce la fa ad acquistare provviste di cibo – ricorda Alessandro Bisato, sindaco di Noventa e segretario regionale del Pd – ed è stato preso in accordo con l’Anci nazionale, l’associazione dei Comuni. Ci sono centinaia di sindaci in tutto il Veneto, soprattutto di comuni medi e piccoli, che non perdono tempo in lagne e si danno da fare per alleviare le conseguenze sanitarie ed economiche di questa crisi. Sono un esempio per tutti e così faremo anche noi. Le polemiche non servono – è la stilettata politica agli avversari leghisti -, l’unica cosa da fare è rimboccarsi le maniche e trovare il modo più intelligente ed efficace di distribuire già nei prossimi giorni i soldi ricevuti». Bisato parla da segretario Dem ma poi entra nel merito e questa volta ragiona soprattutto da sindaco: «Il mio Comune riceverà 61 mila euro, cercheremo il criterio giusto per spartirli tra i più bisognosi. È vero che bisogna dare priorità a chi non riceve già altri aiuti, ma attenzione. Pensiamo ad una madre di due figli che lavorava part-time per 400 euro al mese ed è stata messa in cassa integrazione. Quando riceverà i soldi della cassa integrazione? E in ogni caso quei soldi le basteranno per mettere del cibo sul piatto della famiglia? Noi proveremo a dare il massimo».
LE CRITICHE
Non usa certo parole morbide il presidente della Provincia, Fabio Bui, che da sindaco di Loreggia si troverà a gestire quasi 50 mila euro: «L’ultimo provvedimento rischia di apparire un’elemosina per l’assistenza ai cittadini piuttosto che un tassello di un grande piano di rilancio che veda i nostri sindaci e i nostri comuni non come Enti comunali di assistenza, ma soggetti attuatori di un piano di rilancio del lavoro nei territori. Oggi certamente questo serve subito per alleviare le tante difficoltà delle nostre famiglie, ma attenti a non fermarci a questo. Bisogna concentrare tutti gli sforzi sul vero e unico fronte di sviluppo: le imprese». È molto più duro il commissario provinciale della Lega Filippo Lazzarin, sindaco ad Arzergrande: «Trovare un criterio per la distribuzione dei fondi mi sembra davvero complicato. Tempi e modi non vanno bene, è l’ennesimo carico di lavoro e responsabilità per Comuni già subissati di incombenze». Polemiche a parte, però, tutti si stanno attivando. Lazzarin oggi in giunta proporrà buoni-acquisto da 25 euro a persona. A studiare le soluzioni migliori ci saranno contemporaneamente altri 101 sindaci.
Gabriele Pipia
Ultimo aggiornamento: 10:32 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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