Acconciatori e estetiste in rivolta: ipotesi disobbedienza civile per riaprire a maggio

Martedì 28 Aprile 2020 di Mauro Giacon
Oltre 2.200 i saloni di acconciatura ed estetica in provincia di Padova

PADOVA - «Se la data di riapertura fosse stata l’11 maggio sarebbe già stata una sofferenza. Ma così no, vogliono farci morire». Roberto Boschetto presidente di Confartigianato si fa interprete della rabbia e della disperazione dei 2.236 saloni di acconciatura ed estetica del territorio padovano che potranno riaprire solo dall’1 giugno. «Ricevo telefonate angosciate ma anche altre di persone che vogliono fare disobbedienza civile e riaprire lo stesso il 4 maggio. Ci stiamo avviando verso un clima pericoloso, qui ci sono 4.500 addetti e altrettante famiglie allo stremo. Nei centri di estetica ad esempio ci sono macchinari in leasing che costano un sacco. Ora vorrei capire se c’è più assembramento nel salire su un autobus oppure dentro un salone con appuntamento prenotato». E la dimostrazione che la tensione sta salendo si è avuta ieri mattina quando i titolari del punto estetica di Corso Milano si sono incatenati per protesta davanti al negozio. Mentre alle 21 si è profilata un’altra protesta clamorosa: “Stasera tutti davanti al proprio negozio con le luci accese e le porte chiuse” è stato il tam tam sui social. 

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LA CONFUSIONE
«L’altro aspetto - continua Boschetto - è la confusione totale. La Regione dice una cosa e il governo ne fa un’altra. Ma un imprenditore a chi deve credere? Siamo di fronte a un governo che gioca al bar, avranno anche le consulenze ma con quelle non si vive nella vita reale. É una vergogna ed è per questo che minacciano la disobbedienza civile. Come possono tenere chiuso un altro mese magari con la concorrenza sleale di chi lavora in nero?».
 



LA PROTESTA
Concetti ripresi e ampliati da Ennio Mazzon, presidente del sistema di categoria Acconciatura ed Estetica di Confartigianato Imprese Padova. Le nostre imprese occupano oltre 4500 addetti. «Come possiamo pensare di riprendere senza subire gravissime conseguenze? Ormai faccio fatica a cercare di arginare la protesta. Qualcuno mi telefona dicendo che vuole andare a Roma, altri che apriranno senza condizioni, altri ancora che non hanno più soldi per fare la spesa. Capisce a che punto siamo? Il rinvio è stata una bomba. E dire che noi abbiamo fatto tutto per ripartire secondo le regole. Un addetto e un cliente al massimo, con la possibilità di tenere aperto nei fine settimana. Guardi che anche i clienti sono esasperati. Continuano a chiedere quando potranno venire, ci sono persone che per lavoro devono girare e vedere gente, non vogliono presentarsi in disordine».

LE PROPOSTE
«Con senso di responsabilità – continua Boschetto – Confartigianato ha elaborato e presentato proposte dettagliate su come tornare a svolgere queste attività, osservando scrupolosamente le indicazioni delle autorità sanitarie su distanziamento, dispositivi di protezione individuale pulizia, sanificazione. Proposte che penalizzano fortemente le nostre possibilità di ricavo, ma siamo consapevoli della loro necessità, per ora. Non abbiamo ricevuto alcuna risposta. E ora non accettiamo che le attenzioni del Governo siano rivolte ad altri settori e si limitino ad una incomprensibile dilazione per le nostre attività. Del resto, al 1° giugno cosa potremo fare di più rispetto ad oggi in termini di sicurezza? Si può far stare fermi, con costi continui e ricavi azzerati per gli interi mesi di marzo, aprile, maggio? No, non ci stiamo. Finora siamo stati alle regole, ma la prospettiva di un altro mese e più di fermo obbligato non l’accettiamo».

IL DANNO
L’Ufficio studi di Confartigianato Imprese Padova ha stimato che, durante il lockdown, i 2236 saloni di acconciatura ed estetica che operano nella nostra provincia stanno perdendo oltre 16 milioni e 400mila euro.
«Non è più sostenibile questa situazione – precisa Ennio Mazzon - Acconciatura ed estetica rappresentano gli unici codici Ateco che, dall’inizio dell’emergenza sanitaria, non hanno avuto alcuna possibilità di guadagno. Come aggravante, devono anche fare i conti con il fenomeno dell’abusivismo, un autentico danno per la salute pubblica.
Avremo poi bisogno di deroghe per permettere di aprire i nostri saloni anche nel fine settimana, dal momento che dovremo procedere con aperture contingentate. E’ poi indispensabile un incremento deciso dei bonus che tenga conto delle gravi conseguenze che subiscono gli operatori del settore – precisa Mazzon -. Molti di noi, nonostante abbiano inoltrato la richiesta dei 600 Euro, non hanno ancora visto un euro».

Ultimo aggiornamento: 08:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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