CITTADELLA - L’ex presidente di Ater Flavio Frasson è stato condannato dal tribunale di Padova a risarcire l’ente di cui è stato presidente dal 2011 al 2015 per aver indebitamente ricevuto 57 mila euro. Il dirigente, oggi presidente del Consiglio di gestione di Etra, dovrà restituire più di 33mila euro a cui si dovranno sommare gli interessi sino al saldo finale. Inoltre dovrà farsi carico di 8 mila euro di spese legali. L’ex sindaco di Borgoricco ha già preannunciato che ricorrerà in appello.
Accuse rigettate
L’ex sindaco di Borgoricco però rigetta le accuse e offre la sua versione dei fatti: «Non si tratta di nessuna appropriazione indebita - spiega Frasson - l’indennità che la stessa Ater prima mi ha regolarmente accreditato e poi ha voluto indietro rivolgendosi al giudice, era l’unica percepita. All’epoca, in qualità di dipendente pubblico dell’Usl dell’Alta padovana, per poter assumere quell’incarico, per il quale percepivo da Ater un regolare compenso che mi era accreditato con cedolino e firma del responsabile di settore, mi sono messo subito in aspettativa, peraltro obbligatoria, ottemperando così a quanto previsto dalla legge e non certo per appropriarmi indebitamente di quello che non era un doppio stipendio, ma l’unico - precisa - in qualità di presidente Ater non ero il solo a essere pagato per il lavoro svolto. Anche i presidenti Ater di altre province, da Treviso a Rovigo, ricevevano uno stipendio e nessuno ha mai obiettato o chiesto restituzioni. Del resto furono proprio le stesse Ater del Veneto a rivolgersi, a un certo punto, in un momento di sorta di “vacatio legis”, sia alla Corte Conti che alla Regione e, pure, a un legale, il costituzionalista e docente universitario professor Mario Bertolissi, per chiarire la situazione normativa». Frasson ha preannunciato che ricorrerà in appello e fino anche alla Corte di Giustizia europea se necessario: «Nell’assumere l’incarico - sostiene - ritengo non solo di non essermi appropriato indebitamente di qualcosa che non mi era dovuto, ma bensì di aver seguito scrupolosamente tutte le indicazioni di legge, andando in aspettativa dall’ente pubblico dal quale dipendevo. E, soprattutto, non percependo altra remunerazione se non quella prevista proprio per il nuovo incarico».