Padova. Clan dei Bolognino legato alla 'ndrangheta, sconto di pena in Appello

La famiglia Bolognino, con i fratelli Michele e Sergio, aveva trasformato una parte del Veneto in territorio di conquista

Mercoledì 11 Gennaio 2023 di Marco Aldighieri
I fratelli Bolognino

PADOVA - I giudici lagunari della Corte d'Appello sono stati in parte clementi con il clan dei Bolognino. Il gruppo calabrese affiliato alla pericolosa cosca Grande Aracri, simbolo della criminalità organizzata di stampo ndranghetista. La famiglia Bolognino, con i fratelli Michele e Sergio, aveva trasformato una parte del Veneto in territorio di conquista: nella loro morsa sono finite le province di Padova e di Vicenza, ma anche la terraferma veneziana.

Ma questa nuova sentenza riguarda il filone padovano, costola dell'operazione Camaleonte con il gigantesco blitz del 30 gennaio del 2019 quando gli uomini dell'Arma hanno stretto le manette ai polsi di cinquantadue persone.

Le condanne

Il capoclan Sergio Bolognino in primo grado era stato condannato a 20 anni. Ieri a Venezia è stato condannato, sempre per quanto accaduto a Padova, a 3 anni e 10 mesi che in continuazione con l'Appello di Bologna, per altri fatti, fanno in totale 17 anni. Un risultato arrivato dopo un'azione di concordato da parte del suo avvocato Roberto Filocamo, di fatto un maxi patteggiamento. Sconti di pena sono arrivati anche per tutti gli altri imputati. Antonio Mangone da 16 anni e 8 mesi, è passato a 12 anni e 8 mesi. Quattro anni in meno. In primo grado erano stati condannati a 8 anni e 10 mesi Antonio Gnesotto (imprenditore di Villorba in provincia di Treviso), Francesco Agostini e Stefano Marzano. Gnesotto ha rimediato una pena di 7 anni e 6 mesi, Agostini 7 anni e 2 mesi, e così anche Marzano. Condanna dura era stata quella inflitta a Luca De Zanetti, uomo d'affari di Vigonza. E con lui i giudici lagunari sono stati molto clementi. Infatti per quanto riguarda il reato di estorsione ai danni di due architetti di Padova è arrivato il non luogo a procedere. I due professionisti hanno fatto cadere la querela e tutto si è risolto davanti al giudice di Pace. Non solo perchè De Zanetti ha anche insaccato una assoluzione per non avere commesso il fatto, per quanto riguardava una presunta estorsione ai danni di un subappaltatore. Ma l'avvocato Pietro Someda ha dimostrato come De Zanetti abbia agito correttamente. È invece rimasta in piedi una tentata estorsione, ancora ai danni dei due architetti, per il restauro di una villa a Stra. Così è passato da 9 anni e 4 mesi, a 4 anni e 9 mesi: uno sconto di 5 anni. Infine per l'altro imputato di Vigonza, Emanuele Levorato, se in primo grado era stato condannato a 5 anni e 4 mesi, è riuscito a ottenere 4 anni, 5 mesi e 10 giorni. Tutti e sette gli imputati devono inoltre risarcire delle spese legali sostenute in questo secondo grado di giudizio, le rispettive parti civili. La Regione Veneto di 2.500 euro, la Cgil Veneto di 1.800 euro, il Ministero dell'Interno e la Presidenza del Consiglio dei Ministri con 5.580 euro.

Le indagini

Erano i primi giorni di aprile del 2013 quando all'interno della azienda GS di Galleria Veneta Sergio Bolognino ha picchiato l'allora titolare Stefano Venturin e minacciato la moglie Maria Giovanna Santolini entrambi di Treviso. I due si erano conosciuti anni prima quando Venturin era socio al 50 per cento di un'azienda di Campagna Lupia in provincia di Venezia. In quel periodo aveva incontrato i fratelli Bolognino, che avevano acquisito un 10 per cento della società, consentendo a Venturin ad avere la maggioranza della società. Un vincolo che la famiglia originaria della Calabria ha ritenuto indissolubile stringendo nella morsa Venturin. Una pratica che Bolognino e Mangone erano soliti usare: entrare nelle società e diventarne i veri padroni. Le loro vittime erano quasi sempre imprenditori con l'acqua alla gola, in difficoltà con le banche, costretti poi a sottostare a veri e propri diktat nel tentativo di far fronte ai debiti. Come nel caso di Luca De Zanetti, imprenditore di Vigonza, che i giudici della Corte d'Appello hanno in parte graziato. Si era affidato ai Bolognino. «Sono innocente - aveva dichiarato al telefono dopo la lettura della sentenza di primo grado - e appena sono stato affiancato dai Bolognino ho segnalato la cosa alla Guardia di Finanza di Mirano nel novembre del 2012». 

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