Centro per cambio sesso aperto entro settembre: «Ecco cosa faremo qui»

Domenica 9 Aprile 2023 di Alda Vanzan
Giuseppe Dal Ben

Il Centro di riferimento regionale per i disturbi dell'identità di genere aprirà i battenti a Padova, nella struttura di via Modena che già ospita Medicina della riproduzione, entro settembre. Deliberato dalla giunta lo scorso 7 marzo (il provvedimento è stato pubblicato sul Bur del 31), il Centro sarà incardinato nell'Azienda ospedaliera universitaria di Padova e non più, come era stato previsto nel 2017, all'interno del policlinico privato-convenzionato di Abano Terme. Ora si tratta di organizzare l'apertura della struttura: incombenze più che altro burocratiche. Solo che la decisione della giunta regionale di Luca Zaia continua a far discutere, tanto che ieri è dovuto intervenire il direttore generale dell'Azienda ospedaliera di Padova, Giuseppe Dal Ben, per smentire notizie circolate negli ultimi giorni.

In particolare quelle secondo cui le donne, prima di diventare uomini, potrebbero farsi congelare gli ovociti per garantirsi in futuro la possibilità di generare tramite la procreazione medica assistita. Il tutto gratis. E quindi cambio sesso a Padova e, un domani, utero in affitto per avere il "proprio figlio". Solo che, scandisce Dal Ben, sono tutte «bufale».


"Donne trans, ovociti congelati gratis", ha titolato La Verità di Maurizio Belpietro, citando una intervista del Mattino di Padova ad Andrea Garolla, prossimo coordinatore del centro per il cambio del sesso, e spiegando che alle donne che stanno per diventare uomini l'Università di Padova offrirà questo servizio pagato dal Sistema sanitario nazionale. "Un grimaldello per aprire all'utero in affitto". Sarà così?


LA SMENTITA
«Non si congelano affatto gli ovuli delle donne che scelgono volontariamente il cambio di sesso - dice il dg dell'Azienda ospedaliera di Padova, Dal Ben, sotto la cui guida ricade il Centro per l'incongruenza di genere, erede del Centro di Andrologia già creato nel 2009, e diretto dal professor Garolla -. Le uniche pazienti che possono aver congelati i propri ovociti sono quelle in cura oncologica. La chemioterapia infatti induce spesso una menopausa o un'infertilità precoce». E allora cosa succederà nel Centro di Padova? «Le donne che intendono diventare uomini - dice Dal Ben - non congelano, almeno in Veneto, alcun ovocita. Le notizie apparse sulla stampa appaiono destituite di ogni fondamento». Il dg puntualizza: «Non abbiamo inventato nulla, se parliamo dell'aspetto di politiche sanitarie. Le prestazioni erogate dal Centro sono obbligatorie per legge, inserite nei Lea, i livelli essenziali di assistenza. Se non le erogassimo potrebbe essere intrapresa dai pazienti un'azione giudiziaria e lo dovremmo fare forzatamente. Consapevoli di questo, in accordo con la Regione, abbiamo voluto far emergere la tematica, creando un Centro organizzato e funzionale. È un dovere di legge, che abbiamo affrontato con serietà, scegliendo di dare risposte di qualità, non voltandoci dall'altra parte. L'aspetto chirurgico poi impone competenze specifiche, che vanno sviluppate di pari passo con la ricerca scientifica».


I NUMERI
«Per la stragrande maggioranza dei pazienti è sufficiente una terapia farmacologica, a base ormonale - dice Dal Ben -. Ricorre alla chirurgia un numero esiguo di pazienti: ci aspettiamo di dover intervenire chirurgicamente su circa cinque pazienti all'anno. Sono molti di più invece quelli seguiti dai nostri specialisti interdisciplinari, con trattamento a base farmacologica». Numeri? «Lo 0,3 per mille dei bambini nasce ermafrodita. Nascono 50mila bambini ogni anno in Veneto: 15 di loro sono ermafroditi. Possiamo far finta di nulla, o dare la possibilità alle famiglie di trovare conforto, permettendo di avere un Centro che possa aiutare e praticare la scelta del sesso prevalente. L'alternativa? Lasciare che queste famiglie vadano all'estero. La medicina padovana e veneta ha scelto di non voltarsi dall'altra parte».

Ultimo aggiornamento: 16:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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