Sfida dei centenari, Padova nel "Guinness dei primati": vuole battere il record dell'Australia

Giovedì 6 Febbraio 2020 di Vittorio Pierobon
Foto da LaC news
Chi ha più di cento anni è invitato ad entrare nel Guinness dei primati. Il 9 maggio si terrà a Padova il più grande raduno ultracentenari mai avvenuto al mondo. Almeno questo è l'obiettivo: andare oltre al record di 46 over 100, contemporaneamente presenti nello stesso luogo. Il primato appartiene all'Australia. «Attenti a non fermarsi soltanto all'aspetto competitivo - chiarisce Fabio Toso, direttore generale della Fondazione Oic (Opera Immacolata Concezione), che organizza il tentativo di record - Non è un gioco, questo evento avrà un grande significato valoriale. Per noi gli anziani sono una risorsa. Metterne assieme tanti, significa rendere onore alle loro storie, prendere esempio dalla loro vita. È un messaggio importante, si può vivere a lungo e, soprattutto, si può vivere sereni».

LA MISSIONE
Attualmente tra gli ospiti della Civitas Vitae Angelo Ferro di Padova, la principale delle residenze realizzate dalla Fondazione, ci sono oltre 50 centenari, quindi virtualmente il record è già battuto. Ma per entrare nel Guinness, bisogna che tutti i centenari siano presenti contemporaneamente nello stesso ambiente e, data l'età, non c'è la certezza che tutti il 9 maggio saranno in condizioni di farlo. Per questo l'invito è allargato a tutte le persone con il requisito anagrafico. Basta presentarsi con un documento che ne attesti l'età per l'omologazione del record.

IL VALORE
«Per noi è importante diffondere il messaggio che la longevità è una risorsa - spiega Toso - Oggi si sente dire che c'è il problema degli anziani, perché sono troppi e bisogna accudirli. Ma come? Costruiamo una società che cerca di far vivere le persone più a lungo, e poi ci lamentiamo perché sono troppe? Una società longeva, se i servizi funzionano, non può essere un problema. Le persone esperte nel mestiere della vita, possono trasmettere molto agli altri. In questa fase i longevi sono persone che sono passate attraverso il dramma della guerra. Hanno un vissuto che va trasmesso alle nuove generazioni. Vanno considerati maestri di vita, non fardelli per la società: la loro presenza consente di mantenere vivo il tessuto sociale».
Il dottor Toso parla con passione. Il suo non è un lavoro, ma una missione. I valori cristiani, che ispirano la Fondazione - nata nel 1955 per ospitare lavoratrici domestiche non più in grado di lavorare - danno una spinta in più, però non sono conditio sine qua non: «Il valore della vita è un valore laico, non ne abbiamo l'esclusiva. Certo per un cristiano può essere più naturale agire così, dovrebbe già essere insito nel proprio modo di vivere». Attualmente gli ospiti della Fondazione sono complessivamente 2400, sparsi in varie strutture di accoglienza, prevalentemente in Veneto. E vengono accuditi da circa 1700 persone.
Oltre 800 sono a Padova, il centro più grande. Una vera cittadella dentro la città, attrezzata (piscina, palestra, sale d'incontro, auditorium, piccolo ospedale, cucine autonome, centro commerciale e persino il museo del giocattolo) ed immersa in un parco aperto a tutta la cittadinanza.
«Qui non esistono barriere di nessun tipo - chiarisce il direttore - né architettoniche per evidenti motivi di opportunità, né di accesso per gli esterni. Chiunque può passeggiare per il nostro parco. Ogni giorno vi gravitano circa 3.500 persone. Non ci sono nemmeno orari di visita, i parenti, gli amici dei nostri ospiti possono venire a qualsiasi ora del giorno e anche della notte (in questo caso suonando il campanello, per la sicurezza e la privacy). Qui i longevi non sono parcheggiati, anzi continuano ad avere la loro vita sociale, possono ricevere gli amici, uscire, partecipare alle attività e ricevono nuovi stimoli. È come se avessero cambiato casa, trasferendosi in un ambiente più adatto alle loro esigenze».
IL LINGUAGGIO
Toso, quando parla degli ospiti, spesso li chiama longevi, anziché anziani o vecchi: «Longevo è un termine completo e più corretto. Secondo i vecchi parametri dopo i 65 anni dovremmo già parlare di anziani, ma è un assurdo, a quell'età molti ancora lavorano e in ogni caso sono ancora ricchi di risorse. Quando entrano da noi cerchiamo subito di coinvolgerli in un processo di formazione. Noi lo chiamiamo invecchiamento attivo. Qui l'età media è di 88 anni, ma l'ambiente è molto giovanile. Abbiamo anche un asilo». Il cerchio della vita, come lo ha definito Lucia Annunziata in occasione di una sua visita alla Civitas Vitae, è un altro dei punti forza. Per i vialetti alberati della residenza non si incontrano solo vecchi, o longevi che dir si voglia, ma anche mamme con bimbi in passeggino o per mano.
PATTO TRA GENERAZIONI
«Lo scambio tra generazioni è fondamentale - ribadisce Toso - Gli anziani non vogliono essere circondati da vecchi, e i bambini sono attratti dalle persone mature, dai nonni. È bello vedere i nostri ospiti che insegnano ai piccoli ad andare in bicicletta. Come è formativo per i piccoli sapere che nella vita si invecchia e c'è gente che si muove in sedia a rotelle. Spesso si commette l'errore di nascondere ai bambini la vecchiaia, come se fosse una cosa brutta. È la vita. Per questo abbiamo aperto un asilo - per i figli dei nostri dipendenti e degli abitanti del quartiere - accanto alle residenze per gli anziani. All'inizio qualche genitore ha storto il naso, ora tutti riconoscono che è un valore aggiunto. Ne traggono beneficio nonni e bambini».
Addirittura vengono organizzati incontri di scolaresche con gli ospiti. E da qualche anno è in corso un esperimento, monitorato da geriatri, pediatri e psicologi, di incontro tra bambini dell'asilo nido e malati di Alzheimer: «I risultati sono sorprendenti: i piccoli a contatto con una persona demente, aumentano gli stimoli e gli anziani, a loro volta recepiscono un po' di più. È uno scambio di energie vitali, benefico per tutti. Certo questo tipo di pratiche le possiamo fare qui, in una struttura protetta, noi abbiano il vantaggio di essere una sorta di laboratorio permanente dell'evoluzione: da zero a cento anni, ma anche viceversa. Un cerchio, appunto».
PUNTO DI RIFERIMENTO
In una società sempre più vecchia, Civitas Vitae rappresenta un faro a cui guardano in molti. In Veneto le persone non autosufficienti sono 250 mila, di cui 32 mila ospitati nelle residenze. Gli altri sono in parte affidati alle badanti (30mila circa quelle regolari, altre 50mila quelle irregolari), ma la maggior parte è confinata, spesso abbandonata, tra le mura domestiche in stato di semi isolamento. «C'è un mondo attorno a noi che ha bisogno di aiuto - dice il dottor Fabio Toso - non assistenza, ma soprattutto vicinanza. Il coinvolgimento, la partecipazione sono grandi medicine. Noi cerchiano di far capire ai longevi che possono ancora essere protagonisti del proprio futuro . Come diceva Baden Powell, il fondatore degli scout: il segreto della felicità è vedere felici gli altri». Senza dimenticare che tutti aspiriamo a un futuro da anziani e vecchi. Meglio se longevi attivi.
Vittorio Pierobon
(vittorio.pierobon@libero.it)
Ultimo aggiornamento: 22:41 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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