Famiglie discriminate a Padova. «Cenone a Prato della Valle? Un'odissea. I ristoranti non volevano bambini piccoli»

Giovedì 2 Gennaio 2020 di Marina Lucchin
Capodanno 2020 a Padova. «Cenone a Prato della Valle? Un'odissea. I ristoranti non volevano bimbi piccoli»
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PADOVA  - «Cenone di Capodanno nei dintorni di Prato della Valle per una famiglia con due bimbi? Una missione (quasi) impossibile». A denunciare quanto accaduto è Emanuele Compagno, un papà veneziano che voleva passare la notte più lunga dell’anno a Padova ma si è visto «discriminato solo perché con noi c’erano i nostri figli di 7 mesi e tre anni». L’uomo racconta la sua odissea per trovare un ristorante dove attendere la mezzanotte per poi assistere allo spettacolo dei fuochi d’artificio. 

 

Famiglie discriminate dai ristoranti a Capodanno: cosa è successo a Padova

Il papà assicura che la sua famiglia si era presa per tempo: «Abbiamo iniziato a telefonare a inizio dicembre. C’è chi ci ha detto subito che i bambini non li voleva e chi invece ha tergiversato nella speranza di stancarci facendoci, oltretutto, perdere del tempo prezioso». 

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Insomma, Emanuele Compagno  non ha dubbi: «“Abbiamo dei bambini” è una frase che può metterti fuori. È successo a Padova, ma credo sia così un po’ dappertutto, purtroppo. Noi, genitori di due bambini, uno di tre anni ed una neonata di sette mesi, ci siamo sentiti penalizzati in molti ristoranti. L’Italia è l’ultima nazione al mondo per tasso di natalità. Un dramma che ci sta rubando il futuro e di fronte al quale le istituzioni sono silenti. Un record negativo, dato anche da una certa mentalità che va ribaltata. Si parla tanto di aiutare le famiglie e poi siamo i primi ad essere discriminati».

Il papà racconta: «Ci siamo mossi a prenotare per Capodanno fin da inizio dicembre. In alcuni ristoranti, quando dicevamo che avevamo figli, ci veniva risposto che per noi non c’era posto. Il timore è che i nostri bambini “facessero confusione”. In un’altra situazione abbiamo chiesto di prenotare, ci hanno detto più volte di richiamare con scuse sempre diverse per poi dirci che il locale non aveva più posto». 



E se già fin dall’inizio c’è stato il dubbio che ci fosse qualcosa di strano, la conferma è arrivata qualche giorno dopo: «Guarda caso, però, un gruppo di nostri parenti senza bambini subito dopo ha chiamato e ha potuto prenotare. In altri ristoranti la presenza del bambino con seggiolone, che beve solo il latte al seno, veniva fatta pagare a prezzo intero, il prezzo del cenone, circa 80 euro». 

Alla fine però l’obiettivo è stato raggiunto: «Solo in alcuni locali abbiamo potuto prenotare e i bambini sono stati ben accettati. In particolare voglio ringraziare una pizzeria di Prato della Valle, a gestione giovane e dinamica, per la loro massima disponibilità». 

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Forte di questa esperienza, Compagno vuole che quanto accaduto sia uno stimolo per un’inversione di rotta: «Vogliamo lanciare un appello alle istituzioni affinché si facciano carico di una nuova attenzione per i bambini, cambiando radicalmente la mentalità italiana verso di loro con nuove politiche per la famiglia.
I bambini dovrebbero essere i primi ad essere accolti, soprattutto per una notte di festa per tutti, come Capodanno. Senza contare, poi, il brutto modo di non dire subito le cose come stanno e di tergiversare nella speranza di farci desistere. Piuttosto meglio chi ci ha detto subito di non volere bambini, almeno non ci ha fatto perdere tempo». 

Ultimo aggiornamento: 3 Gennaio, 09:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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