Il leghista Ostellari e il dem Zan, chi sono i due padovani al centro del caso Fedez

Lunedì 3 Maggio 2021 di Angela Pederiva
Da destra Zan. Fedez e Ostellari
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PADOVA - Entrambi sono padovani, nati negli anni 70, parlamentari. Ma le somiglianze tra il relatore e il promotore del disegno di legge contro l'omotransfobia, la misoginia e l'abilismo finiscono qui. Andrea Ostellari e Alessandro Zan sono i due gemelli diversi della diciottesima legislatura: il leghista e il dem si sono ritrovati a sostenere lo stesso governo di unità nazionale, ma continuano a non mandarsele a dire.


L'AVVOCATO E L'INGEGNERE
Pensare che ambedue arrivano dalla gavetta municipale. Ostellari, 47 anni compiuti lo scorso 17 marzo, avvocato a Padova e già viceprocuratore onorario a Bassano del Grappa, è stato consigliere comunale a Curtarolo dal 2014 al 2019, con un intermezzo da presidente di Busitalia Veneto. Zan, 48 anni il prossimo 4 ottobre, ingegnere delle telecomunicazioni, nella città del Santo è stato consigliere comunale dal 2004 e poi assessore dal 2009 al 2013, dopodiché nel 2014 si è candidato alle primarie del centrosinistra ma è stato battuto da Ivo Rossi, a sua volta sconfitto alle elezioni da Massimo Bitonci.

Ecco, in comune i duellanti hanno pure l'ossessione per l'ex sindaco e attuale senatore, a cui guardano però da fronti nettamente contrapposti: l'esponente della Lega ne è diventato un fedelissimo, non foss'altro che per reazione all'ingombrante presenza di Roberto bulldog Marcato; il rappresentante del Partito Democratico ne è rimasto un super-nemico, fin da quando venne negato l'utilizzo di una sala pubblica a Michela Marzano per la presentazione del libro Mamma, papà e gender.


LA MILITANZA
Questo tema è sensibile per tutti e due, ma i punti di vista sono diametralmente opposti, tanto da aver segnato la militanza di ciascuno in maniera nettamente differente. Già segretario della Lega allora Nord in provincia di Padova, poi commissario del partito in Emilia Romagna su incarico del segretario federale Matteo Salvini, il senatore è il sorridente ma severo custode dei valori leghisti nella commissione Giustizia di Palazzo Madama, dov'è stato eletto nel 2018, è stato relatore della riforma della legittima difesa ed è rimasto in sella anche dopo la caduta dell'esecutivo gialloverde. Il deputato ha invece dedicato la sua esistenza personale e politica alla causa dei diritti Lgbt, aderendo vent'anni fa agli allora Democratici di Sinistra, organizzando il Gay Pride nazionale a Padova, coordinando la campagna italiana a sostegno dell'introduzione nell'ordinamento giuridico del Pacs, celebrando la prima unione civile a Rubano, evitando di entrare nel Pd frutto della fusione fra i Ds e La Margherita, preferendo l'ingresso in Sinistra e Libertà con la prima elezione a Montecitorio nel 2013, salvo poi ricredersi al tempo della segreteria di Matteo Renzi, fino a essere riconfermato nel 2018.


IL FIORETTO E IL DIALOGO
In questi tre anni di legislatura, e al netto del Covid che ha pesantemente invaso l'agenda politica degli ultimi quattordici mesi, il disegno di legge contro le discriminazioni di genere è stato sempre più al centro del dibattito politico. Inevitabile che i destini dei due sfidanti si siano incrociati ancora una volta, con i relativi colpi di fioretto. Come quando il testo è stato incardinato e il dem ha stilettato: «Una bella e una brutta notizia. La legge è stata calendarizzata in commissione Giustizia al Senato. Ma il senatore Ostellari si è autonominato relatore per continuare con il suo ostruzionismo». Al che il leghista ha replicato: «Sono stato rieletto presidente con il voto della maggioranza dei membri della commissione. Per garantire chi è favorevole al ddl Zan e chi non lo è, tratterrò la delega di relatore». Ambedue però cercando di dare prova di dialogo: non fra loro, certo, ma almeno con le reciproche aree. Per esempio la sera del 1° maggio, Ostellari ha voluto coricarsi con un post dall'ironia salviniana: «Dorme sereno chi ha la coscienza a posto. Notte a tutti, anche a Fedez». Nel frattempo Zan, che dopo il concertone si era complimentato con il cantante per aver dato «voce a tutte quelle persone che ancora subiscono violenze e discriminazioni per ciò che sono», ha ricevuto il commento dai toni concilianti del senatore bellunese Luca De Carlo, coordinatore veneto di Fratelli d'Italia: «Ale, coraggiosi sono tutti quelli che difendono le loro idee quando è difficile farlo. Non mi sembra il caso di Fedez. Un abbraccio». È già qualcosa, anche se nel frattempo i gemelli diversi continuano a menarsi fendenti. Il leghista: «Semplificare fa comodo, ma sul ddl Zan non c'è uno scontro fra buoni e cattivi». Il dem: «Ostellari si legga la legge, visto che si è autoproclamato relatore». Pare di capire che non finirà qui.

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Ultimo aggiornamento: 4 Maggio, 09:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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