PADOVA - Quelle scritte celebrative della Marcia su Roma sarebbero state impresse sui muri della Facoltà di Scienze Politiche e su quelli del liceo Scientifico Nievo non a caso. Secondo l'accusa, rappresentata dal pubblico ministero Sergio Dini, gli attivisti di Casapound hanno voluto provocare gli antagonisti violando i loro due centri del sapere. Ecco perchè si è reso necessario il blitz della Digos, per evitare possibile scontri in città tra le due fazioni di estrema destra ed estrema sinistra. Quando lunedì mattina la polizia ha perquisito la sede di Casapound, in riviera Paleocapa 20/B, hanno trovato e sequestrato diverso materiale tra cui dei caschi, una mazza da baseball e alcuni fumogeni. Per gli inquirenti è la prova di una organizzazione all'interno del gruppo neofascista: chiunque andava in sede poteva utilizzare caschi e bastoni per qualsiasi azione anche violenta.
Al momento, per le scritte, sono finiti nei guai cinque attivisti di Casapound. In totale tra Padova e provincia gli aderenti al movimento di estrema destra sono una ventina. Un numero, secondo gli inquirenti, esiguo ma che piano piano si sta fondendo con Forza Nuova altro movimento neofascista: entrambi in cerca di adepti. I cinque sono stati iscritti nel registro degli indagati con le accuse di apologia del fascismo e danneggiamento aggravato. Durante le perquisizioni della Digos sono state sequestrate anche due bandiere: una della Repubblica di Salò e l'altra con impressa la svastica. I simboli storici del fascismo e del nazismo. A casa dei cinque indagati invece i poliziotti hanno trovato i vestiti e le bombolette spray indossati e utilizzate durante il blitz per comporre le scritte celebrative della Marcia su Roma. Il gruppetto, nonostante durante l'azione di imbrattamento avessero i caschi per mimetizzarsi, è stato immortalato dalla telecamere della videosorveglianza.