Nuoto 2000 chiuderà la piscina in inverno: «Non possiamo pagare un milione di euro di bolletta»

Martedì 30 Agosto 2022 di Alberto Degan
Dimitri Barbiero, Centro sportivo Nuoto 2000
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PADOVA - «Ormai andare avanti è una preoccupazione vera e propria.

L’aumento delle bollette ad ottobre si prevede sarà del 400%. Per questo motivo abbiamo deciso di chiudere la piscina per il periodo invernale, lasciando aperto il resto dell’impianto». Sospira Dimitri Barbiero, responsabile del centro sportivo Nuoto 2000, nello spiegare in che stato si trova la propria attività.


«Tutto l’incasso dell’estivo, che per noi è andato molto bene grazie ad un’attiva frequentazione dell’impianto da parte di tutti i clienti che sono rimasti in città durante le vacanze, è servito per pagare il vecchio debito delle bollette. Stiamo ancora pagando i mutui che abbiamo fatto in banca per pagare la precedente tornata. Dall’anno scorso siamo passati da 30.000 euro al mese a 90.000 euro, ad ottobre sembra che passeremo a 200.000.
Si parla di una bolletta di un anno, solo per il gas, di un milione di euro per una piscina come la nostra, che palesemente non è sostenibile». Un modo per riuscire a raggiungere con gli incassi mensili le cifre esorbitanti delle bollette del periodo invernale, sarebbe quello di aumentare il costo delle iscrizioni e delle tariffe dell’impianto per i praticanti, ma Barbiero spiega: «Non ce la sentiamo, sarebbe un colpo al cuore per noi. Tra un anno festeggeremo i 50 anni e come sorpresa ai nostri clienti presentiamo un rialzo sulle tariffe del corso di nuoto da 10 a 40 euro, da 50 al mese a 200 euro? Sarebbe ridicolo, anche perché notiamo che il problema non è solo nostro ma anche delle famiglie che frequentano la nostra attività».
Non è bastata nemmeno una ristrutturazione dal punto di vista energetico, come afferma Barbiero, per calmierare il costo delle bollette: Nuoto 2000 è stato dotato di un impianto fotovoltaico, di rigenerazione dell’acqua ed è stata aggiornata la parte termica con un impianto di cogenerazione, il tutto però non è sufficiente ad ammortizzare i costi. «Questo, però, è un dramma che è stato risolto in altre regioni. In Lombardia, ad esempio, la Regione ha stanziato dei fondi per sostenere le piscine, che ricevono delle sovvenzioni sulla bolletta. In Trentino Alto Adige il comune dà una percentuale sull’utenza, e lo stesso succede in Sicilia. Quindi mi chiedo perché in Veneto non lo facciano».

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Va ad aggiungersi alle difficoltà dell’imprenditore anche l’impossibilità di parlare con le istituzioni: «Nel triveneto abbiamo tre strutture molto importanti: L’Assonuoto, l’Assopiscine e il Comitato regionale veneto della Federazione nuoto. Hanno dimostrato un grande interesse a livello nazionale, ma a livello regionale hanno liquidato le attività come “commerciali” e in quanto tali hanno lasciato che si arrangiassero. Ma vorrei fosse chiaro che il nuoto è un’attività sociale, più che banalmente commerciale». Nonostante sembra non esserci via d’uscita, Barbiero sottolinea che una soluzione c’è: «Si dovrebbe da una parte aggiornare tecnologicamente gli impianti in modo tale da tagliare le utenze, andando più verso il recupero del calore, dall’altra aggiornare le strutture in modo che consumino il meno possibile. Ma nessuno ci ascolta».

Ultimo aggiornamento: 13:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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