Maxi-bollette e clienti spariti con la pandemia: palestre padovane in crisi. «Un altro anno di sofferenza»

I titolari: «Abbiamo perso il 30% dei clienti rispetto al 2019 ma gli affitti sono rimasti alti. Tanti sono in difficoltà»

Sabato 10 Settembre 2022 di Alberto Degan
Palestre in sofferenza (foto Pexels - William Choquette)

PADOVA - «Stiamo contattando da tempo il governo per avere un confronto ma nessuno si è degnato di risponderci». Renzo Seren, referente nazionale del settore fitness e sport Asi, parla con sconforto dello stato attuale di palestre e centri fitness a Padova. Il caro bollette degli ultimi mesi non ha risparmiato nemmeno le attività dedicate all'esercizio fisico che ora si trovano a fare i conti con un sensibile calo del fatturato e un'utenza che ancora non ha raggiunto i numeri pre-covid.

«Prevediamo un altro anno di sofferenze»

«A Padova e provincia ci sono 70 palestre operative, senza contare i centri personal e non una di queste attività potrà dire di trovarsi in una situazione confortevole in questo momento - aggiunge Sandro Cucuccio, delegato Ascom alle palestre e titolare dei centri fitness Èlan Vital di Padova -. Tenendo conto dello stato delle cose e dei costi che dovremo affrontare si prevede un altro anno di sofferenze.

Già prima dell'estate siamo tornati ad avere un'utenza che gira attorno al 70% rispetto a pre-pandemia, però abbiamo maturato passività, perché quel 30% che manca influisce tantissimo sul guadagno totale. Di conseguenza si cerca di contenere i costi, gli investimenti, di diminuire la quantità di servizi offerti, ma questo viene visto giustamente come una mancanza dal cliente. Questo inverno, senza correttivi sul caro bollette, ci troveremo in una situazione estrema».

I nodi da sciogliere

Il caro bollette, però, è solo una delle numerose difficoltà che i centri fitness hanno dovuto affrontare dal 2020: a contribuire allo svantaggio economico delle attività vi è anche la restituzione dei pagamenti delle iscrizioni non usufruite dagli utenti durante la pandemia, che ha causato una grave perdita di liquidità per le palestre che hanno dovuto rimborsare il denaro attingendo dai propri fondi. «Allo stesso tempo i ristori che abbiamo avuto sono stati minimali - prosegue Seren -. Il fatturato in media è calato del 40% sia nel 2020 che nel 2021 rispetto al 2019, questo calo su una società che ha un fatturato di mezzo milione di euro è una cifra considerevole: i ristori ricevuti andavano dai 7 ai 25.000 euro se si era fortunati, ma non di più. A questo si va ad aggiungere il fatto che alcuni di noi non hanno potuto godere nemmeno della riduzione dell'affitto, che non è mai stata imposta ai proprietari degli immobili».
Ad aggiungersi alle numerose difficoltà vi è anche la tendenza ad arrangiarsi, ormai diffusa, da parte di chi frequentava in periodo pre-pandemico i centri fitness: a causa delle chiusure forzate e del lungo periodo di inattività ha costretto a casa gli utenti, si è sviluppata l'inclinazione al fai da te che ha permesso alle persone di costruirsi un angolo dedicato all'esercizio fisico in casa o di cercare attività ricreative all'aperto. «Un modo per aiutare tutti ci sarebbe ma sembra che non ci sia proprio l'intenzione di fare qualcosa a riguardo - conclude Seren -. Basti pensare al fatto che non ci sono ancora state comunicazioni ufficiali di alcun tipo per spingere i cittadini verso l'esercizio fisico. Come associazione abbiamo già proposto delle misure che se adottate potrebbero dare un grande aiuto alle attività: servono delle agevolazioni, dei bonus, per coloro che accedono alle strutture dedicate a fitness e wellness, servono delle detrazioni fiscali sul costo degli abbonamenti, degli aiuti strutturali che attingano dalle risorse del Pnrr e degli alleggerimenti relativi all'imposizione fiscale e soprattutto al costo energetico. Tutto ciò andrebbe anche a favore dello stato stesso, perché è stato dimostrato su larga scala che un euro speso in pratica motoria corrisponde ad una riduzione di sei euro nell'attività sanitaria».

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