Caporalato, i pakistani della BM service patteggiano: chiuso il caso che ha coinvolto Grafica Veneta

Martedì 21 Giugno 2022 di Marco Aldighieri
La BM Service ha patteggiato

PADOVA - È stata messa la parola fine al caso di Grafica Veneta. In nove, tutti cittadini pakistani, hanno patteggiato la loro pena per un totale di 26 anni. Inoltre la ditta BM Service, accusata di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, è stata condannata a una pena pecuniaria di 72.240 euro. Tre stranieri, finiti anche loro davanti al Gup Laura Alcaro, non sono stati giudicati: due perchè latitanti e uno perchè irreperibile. I dodici sono stati accusati a vario titolo, dal pubblico ministero Andrea Girlando titolare delle indagini, di rapina, sequestro di persona, lesioni gravi, estorsione e caporalato. Tutti i pakistani erano difesi dagli avvocati Alexandro Maria Tirelli e Valentina Miceli.

Le indagini

Le manette erano scattate il 26 luglio dell'anno scorso, ad oltre ad un anno dall'inizio dell'inchiesta. L'episodio chiave delle indagini si era registrato il 25 maggio del 2020, quando i carabinieri avevano ricevuto la segnalazione di un giovane pakistano legato con le mani dietro la schiena, brutalmente picchiato e abbandonato lungo la Statale 16, nel comune di Piove di Sacco. Qualche minuto più tardi, alla centrale operativa dell'Arma, era arrivata una seconda segnalazione di un altro caso del tutto identico: ancora un cittadino pakistano era nelle stesse condizioni sul ciglio di una strada, questa volta nel territorio di Loreggia. Nel giro di pochi minuti altre tre segnalazioni dello stesso tenore. Infine la telefonata dal pronto soccorso: cinque pakistani, in gruppo, si erano presentati al triage. «Siamo stati picchiati, seviziati e rapinati» avevano raccontato ai medici. Dalle indagini era poi emerso che tutti i ragazzi pakistani erano stati vittime di un violento pestaggio consumato tra Trebaseleghe e Loreggia. Si trattava dei dipendenti della BM Service di Trento, società di confezionamento e finissaggio di prodotti per l'editoria che forniva manodopera ad alcune aziende del settore. Il violento pestaggio di quel giorno, ordinato dai due Badar (padre e figlio), altro non era che una punizione riservata ai dipendenti che stavano maturando il proposito di ribellarsi alle pesantissime condizioni di lavoro, recandosi nella sede di un sindacato per avere informazioni sui propri diritti. Da tempo venivano infatti costretti a lasciare il proprio bancomat al datore di lavoro che provvedeva in questo modo a recuperare parte dello stipendio appena accreditato con bonifico. In totale i lavoratori pakistani vittime di caporalato sono stati trentacinque.

Le loro testimonianze sono state fondamentali agli inquirenti, per stringere il cerchio attorno ai loro connazionali sfruttatori.

I manager di Grafica Veneta

I due manager di Grafica Veneta accusati di sfruttamento del lavoro, davanti al Gup Claudio Marassi nell'ottobre dell'anno scorso, avevano patteggiato sei mesi senza la sospensione della pena commutati in una multa di 45 mila euro a testa. Giorgio Bertan e Giampaolo Pinton, rispettivamente amministratore delegato e responsabile dei sistemi di gestione integrati del colosso dell'editoria di Trebaseleghe, difesi dagli avvocati Fabio Pinelli e Alberto Berardi, erano così usciti definitivamente di scena. I due dirigenti avevano anche effettuato una elargizione volontaria di 220 mila euro agli undici lavoratori pakistani sfruttati dai loro datori di lavoro. I due manager hanno ottenuto il patteggiamento della pena in fase di indagine perché, pur ribadendo la loro estraneità, hanno garantito una totale collaborazione con gli inquirenti.

Ultimo aggiornamento: 18 Luglio, 17:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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