L'esperta: «I cani sono stressati, importante mantenere la routine pre Covid»

Covid, ecco come risolvere i loro problemi

Domenica 28 Marzo 2021 di Iris Rocca
Katy Bortolaso con il suo cane
3


DUE CARRARE - Anche i cani possono soffrire per il lockdown? «Non poco», parola di educatrice cinofila. La zona rossa ha riacceso la questione delle uscite di casa e si è tornati a parlare dei cani come protagonisti delle passeggiate a norma di legge. Il lockdown del 2020 ha registrato un'impennata di richieste ai canili da chi tentava l'adozione di un cucciolo nel periodo in cui avrebbe potuto dedicarsi maggiormente alla sua educazione, ma anche da chi voleva un passepartout per uscire. «Se è fondamentale accompagnare il cane a sgranchirsi o a fare una corsetta, decreto dopo decreto, questo ha rappresentato una scusa per la passeggiata dell'altro animale di casa, quello a due zampe, talvolta anche a discapito del cucciolo».

A raccontare questo bilancio non del tutto positivo è Katy Bortolaso, educatrice cinofila con approccio cognitivo zooantropologico, ruolo che si discosta da quello dell'addestratore classico poiché lavora sulla relazione tra umano e cane, sul fidarsi ed affidarsi senza metodi coercitivi.
Nel suo Centro cinofilo "Ci vorrebbe un amico" di Due Carrare, in via Mattei, ha accolto i cuccioli del lockdown, ovvero cagnolini che hanno assunto abitudini che ora faticano a perdere. «Si sono trovati per intere giornate a casa coi padroni e, una volta ripreso l'impegno lavorativo di costoro, non hanno accettato di restare soli per ore. Alcuni hanno manifestato il disagio con quelli che noi leggiamo come dispetti, altri piangendo tutto il giorno. Altrettanto, il fatto di essere stati sempre e solo con i familiari li rende ora intimoriti dalle altre persone, dagli altri cani, dai rumori inconsueti, da tutto ciò che non conoscono».
Con le restrizioni il centro ha dovuto chiudere ed il servizio si è ridotto al dog sitting, all'apertura della sola parte alimentare del negozio e alle consegne a domicilio degli altri prodotti, ma già sta preparando le giornate primaverili dedicate alla socializzazione, all'educazione del cane libero anche in contesti sicuri a lui sconosciuti, alle passeggiate in spiaggia. «Ad impressionarmi durante il lockdown erano quei cani comunemente tenuti in giardino, che per la prima volta venivano portati sul marciapiede.

Erano incapaci di stare al guinzaglio, spaesati e terrorizzati da auto o clacson, oppure euforici ed incontenibili di fronte ad ogni altro pedone o bicicletta».


I SUGGERIMENTI

Ci vorrebbe un amico ha aperto nel 2018, quando Katy Bortolaso appena venticinquenne ha seguito il consiglio dell'educatore del suo Alaskan Malamute, Zeus, ad intraprendere quella strada. Da lì, l'approfondimento personale, gli studi formativi e l'aumento anno per anno dei cani seguiti. Il consiglio della Bortolaso è quello di cercare di stabilire e mantenere una routine quotidiana simile a quella dei giorni di lavoro: portare il cane in giardino, insegnare il distacco, fare lo stesso tipo di passeggiate che per tempi e lunghezza si potranno fare una volta rientrati al lavoro, inventare piccole esperienze tipo variazioni di percorso, alternare le zone verdi senza passanti a quelle più centrali in paese. Non passare tutto il giorno a giocare con lui, né renderlo pigro in casa, tra paure e limiti. «Va tenuto a mente che il cane non è uno strumento di compagnia: va creato un rapporto con la creatura adottata prendendosene cura a seconda dei suoi bisogni. Vedo che ora le persone iniziano ad informarsi già prima dell'adozione di quale tipo di animale sia più adatto al proprio nucleo, valutando la razza, il sesso e l'età. Ad inorgoglirmi particolarmente è quando viene l'intera famiglia al campo, dimostrando di vivere il cane come un ulteriore membro, seppur diverso».

Ultimo aggiornamento: 29 Marzo, 09:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci