Vita da procuratore, l'agente Biasin: «Troppi ragazzini rovinati dai genitori»

Venerdì 24 Marzo 2023 di Gabriele Pipia
Giulio Biasin

CAMPOSAMPIERO - «Dopo molto tempo finalmente tutti mi vogliono, tutti mi chiamano, tutti mi chiedono una consulenza. Tutti hanno fiducia in me e nella mia professionalità». Nel proprio sito internet Giulio Biasin da Camposampiero si presenta così, con la stessa autostima e con lo stesso entusiasmo che chiede ogni giorno ai “suoi” giocatori.

Prima ancora delle parole, a presentarlo sono i numeri che snocciola con altrettanto orgoglio: 487 giocatori trattati, 242 provini effettuati e 152 società che hanno fatto almeno un’operazione con lui. «Vedo tre partite al giorno e mi riposo solo un giorno a settimana. In un anno visionerò almeno diecimila giocatori» racconta il procuratore di calcio e agente Fifa padovano, professionista sempre più noto nel mondo dei social e sopratutto in quello dei settori giovanili di tutto il Veneto. Un mondo dove il pallone si intreccia con pressioni, richieste economiche e trattative serrate.

Proprio come nel calcio dei grandi. Da quando lavora in questo mondo?

«Ho sempre avuto la passione per il calcio, fin da quando da ragazzino e giocavo nel Campetra. Sono laureato in Scienze statistiche economiche e per anni ho fatto l’imprenditore vendendo cd-rom e play station, poi nel 2010 ho deciso di cambiare vita per seguire la mia passione. Ho fatto il corso ufficiale Figc e poi l’esame a Roma per diventare procuratore. Un esame molto selettivo concentrato su norme e regolamenti legati al diritto sportivo. E’ partito tutto così. Saremo in 1.500 in tutta Italia».

Come passa le sue giornate?

«Vedo allenamenti e partite ogni giorno, dagli esordienti alle prime squadre. Ora per esempio sto andando a vedere uno stage per i portieri a Verona. Sono sempre in movimento».

Come si avvia la professione?

«Ho iniziato a girare tutti i campi possibili cercando di scoprire giocatori. All’inizio ho investito tutto quello che avevo messo da parte e nei primi anni ho preso un centinaio di aerei tra Indonesia, Spagna, Portogallo, Romania, Olanda e così via. All’inizio si va in perdita, i primi veri ritorni economici sono arrivati dopo sei anni».

Vede un giocatore interessante e cosa fa?

«Mi propongo come intermediario tra lui e le società. Una delle prime grandi soddisfazioni è stato portare Alessandro Beccaria dalla Sambonifacese addirittura a Bali. Poi ne sono arrivati tanti altri. Oggi seguo direttamente un centinaio di ragazzi. Una quarantina di questi si affaccia in prima squadra e una decina è nel mondo dei professionisti. Se devo fare un nome faccio quello di Jacopo Romio del Vicenza».

E’ un lavoro redditizio?

«Se pensiamo ai grandissimi procuratori di Serie A, siamo fuori strada. Alla fine dell’anno ho uno stipendio come un onesto lavoratore di un’azienda. Percepisco il 3% dello stipendio di un contratto da professionista, ma se porto un ragazzo di una società dilettantistica padovana a fare un provino da qualche parte...lo faccio a mie spese. Un altro ritorno economico arriva dallo stage che organizzo una volta all’anno: l’estate scorsa a Villafranca Veronese c’erano 150 ragazzi».

E tutti gli altri ragazzini che lei segue, non professionisti?

«Al massimo c’è un accordo privato con i genitori per un rimborso spese dei viaggi, nulla più. Il mio è spesso un investimento sul futuro senza ritorno economico immediato».

Il suo nome è molto noto nel mondo del calcio padovano....

«Credo di essere apprezzato da molti perché non prendo in giro i ragazzi, la mia linea è sempre quella di dire la verità senza vendere illusioni. Se un giovane non mi sembra portato per fare il calciatore io preferisco essere sincero. E ricordo che anche tra le Primavere delle squadre professioniste spesso in serie A ne arriva solamente uno su tanti...».

Su cosa si concentra quando riconosce un giovane di prospettiva?

«Al 50% sul suo talento e all’altro 50% sul genitore. Le famiglie fanno la differenza tanto quanto il talento: se hanno aspettative eccessive quasi sempre il ragazzo non fa strada. Il genitore non deve mai essere invasivo. È pieno di ragazzini schiacciati dalla pressione dei genitori che vorrebbero tutto e subito. I genitori devono fare i genitori, altrimenti diventa una giungla».

Molti però pensano che la figura destabilizzante sia proprio quella di voi procuratori. Si dice che il calciomercato nel mondo dei ragazzini tolga il puro piacere del gioco...

«Non bisogna vedere il procuratore come l’uomo nero. Io per esempio faccio anche un importante lavoro da mental coach: metto a nudo il ragazzo togliendogli aspettative e illusioni. Non gli faccio perdere tempo, non assisto un ragazzo solo perché il papà paga».

Da anni si punta il dito contro i settori giovanili. Si dice che in Italia non si punta più sulla tecnica. Cosa ne pensa lei, che vede allenamenti ogni giorno?

«Vedo continuamente allenatori che non pensano ad insegnare ma solamente a vincere per fare carriera. Allenano solo sé stessi».

Ultimo aggiornamento: 16:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci