Unica in famiglia risparmiata dal virus, dal bar arriva l'inattesa brioche

Lunedì 6 Aprile 2020 di Nicola Benvenuti
Il pacchettino con le brioche giunto a sorpresa dal bar del paese
ARRE - «Svegliarsi e trovare sul cancello di casa due belle brioche senza averle ordinate è più di una sorpresa. È la testimonianza che ci sono persone di grande umanità. Ripeto spesso che i piccoli gesti in questi momenti difficili sono essenziali e questo è uno di quelli!». A parlare così è Marika Turato di Arre, che ieri mattina, domenica delle Palme, è stata accolta da una dolce sorpresa al risveglio, un pensiero gentile per una ragazza che sta vivendo un periodo particolarmente difficile della sua giovane esistenza. Solo un paio di settimane fa ha perso il papà Antonio, a causa del Coronavirus, mentre la mamma Rita è ancora ricoverata nella terapia intensiva dell’ospedale di Schiavonia per la stessa terribile malattia, anche se ha segnato qualche miglioramento, grazie alle terapie mediche.
«Le ragazze del Toujour Cafè di Arre, che mi conoscono e che in questo periodo fanno solo consegne a domicilio, sapendo della difficile situazione della mia famiglia, hanno voluto così rendere più dolce la mia giornata», racconta Marika, 26 anni, che è ausiliaria all’asilo di Palù di Conselve e che nonostante il difficile momento che sta passando mantiene una serenità quasi disarmante, ma soprattutto trova la forza per essere di sprone agli altri. E così, qualche giorno fa, ha preso carta e penna e ha scritto una lettera poi postata sul suo profilo Facebook e finita a “Le storie degli altri” di Carmelo Abbate. Queste le sue parole: «Il 15 marzo, il giorno del suo compleanno, il mio papà è stato ricoverato e trovato positivo al Covid19, poi il 16 anche la mia mamma è stata portata via, stessa storia. Il 17 hanno fatto il tampone anche a me ed è risultato positivo, per fortuna io sono asintomatica. Da tre settimane ormai sono da sola, fisicamente sola. Il 25 marzo mio padre è mancato ed aveva solo 68 anni. Non sono potuta andare al suo rito funebre, ma sono riuscita a salutarlo dal cancello di casa perché gentilmente le onoranze funebri si sono fermate un attimo con la macchina affinché potessi vederlo», racconta Marika nella lettera. «Ho fatto una promessa a mio padre, gli ho detto che l’avrei riportato a casa, una volta finito tutto, per fare la cremazione, perché lui voleva così. Mia mamma Rita è pure ricoverata e si trova in rianimazione, lei non sa che il papà è morto. Se e quando si risveglierà, non lo troverà più. Stare a casa ad aspettare è difficile, soprattutto la sera, quando l’ansia e l’angoscia mi assalgono».
Ancora: «Non scrivo tutto questo per fare tenerezza o pena a qualcuno, scrivo per dare forza a quelle persone che si trovano in difficoltà, proprio come me. I dottori ci chiamano dall’ospedale stremati, le infermiere abbattute, perché per ogni vita persa per loro è una sconfitta, ma io ho trovato tanta umanità. Dagli amici, familiari, dottori e anche da gente sconosciuta che mi parlava al telefono per tenermi compagnia, per darmi forza, per aiutarmi a fare chiarezza sui paroloni usati dal primario, o semplicemente per assicurarsi che stessi bene. Se bene si può stare in queste situazioni». E conclude con un messaggio di speranza: «Non siamo soli, stiamo combattendo uniti, ognuno a suo modo e con i propri mezzi. I piccoli gesti in questi giorni duri sono tutto e voglio invitare chiunque ad avere un occhio di riguardo per gli altri. Possiamo farcela». E Federica e Cristina, le ragazze del bar di via Roma di Arre, che pure faticano con la loro attività in questo periodo, hanno contribuito con un piccolo gesto, ma di grande sensibilità, a rendere meno dura la giornata di Marika, in attesa di buone nuove su mamma Rita da Schiavonia.
 
Ultimo aggiornamento: 07:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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