Otto anni di botte e ingiurie alla nuora: a giudizio tutta la famiglia del marito

Giovedì 20 Settembre 2018 di Marco Aldighieri
Otto anni di botte e ingiurie alla nuora: a giudizio tutta la famiglia del marito
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Un inferno lungo otto anni fatto di botte e ingiurie. A perseguitarla dal 2008 al 2015 è stata l'intera famiglia di suo marito. Padre, madre e due figli capaci anche di minacciarla di morte. Ieri i quattro, davanti al Gup Domenica Gambardella, sono stati rinviati a giudizio il prossimo 27 marzo con l'accusa di stalking. L'ex compagno andrà alla sbarra anche per il reato di maltrattamenti. La nuora di 40 anni, madre di un ragazzino, ha iniziato a subire maltrattamenti da parte del marito a partire dal 2008. In una occasione a causa delle botte prese dal compagno è finita pure al pronto soccorso, dove i medici le hanno diagnosticato ferite e contusioni causate da calci e pugni. Alle  quotidiane aggressioni del marito, si sono uniti dal 2014 anche madre, padre e fratello di lui. In più occasioni l'hanno minacciata con frasi come «Attenta ti ammazzo», «Sono armato» e l'hanno intimorita urlandole «Ti portiamo via tuo figlio». La donna, disperata, ha però trovato la forza di presentare denuncia ai carabinieri. Sono così scattate le indagini coordinate dal sostituto procuratore Roberto D'Angelo, che ha chiesto e ottenuto per l'intera famiglia il rinvio a giudizio.

LA PAURALa donna era soprattutto terrorizzata dal fratello del marito. Non tanto per le minacce di fatto uguali a quelle pronunciate dal resto della famiglia, ma per il suo passato e per il suo presente di spessore criminale. Il quarantenne a marzo di quest'anno ha patteggiato tre anni e cinque mesi di reclusione per avere rapinato una escort. L'uomo la aveva contatta al telefono dandole appuntamento nella sua abitazione di Piombino Dese. Quando la ragazza romena di 26 anni è entrata nell'appartamento il 40enne l'ha afferrata al collo e le ha puntato in faccia un coltello. Si è fatto consegnare alcuni anelli e una catenina in oro. Poi l'ha costretta a salire in macchina e l'ha condotta fino a Padova per effettuare un prelievo di 250 euro a uno sportello bancomat. Con i soldi ha acquistato un paio di dosi di cocaina, consumate sotto gli occhi terrorizzati della giovane lucciola. Poi, sempre sotto la minaccia del coltello, ha costretto di nuovo la prostituta ad accompagnarlo a casa. Ma i guai giudiziari per lui non sono finiti qui. Ad agosto, sempre di quest'anno, è stato iscritto nel registro degli indagati per truffa. Secondo l'accusa avrebbe venduto almeno sei permessi provvisori di guida falsi, con tanto di timbri della Motorizzazione civile e della Prefettura, a sei automobilisti. Guidatori a cui la patente è stata sospesa e che fino alla conclusione della loro pratica, come previsto per legge, possono chiedere un documento provvisorio per condurre la macchina. Le false patenti di guida provvisoria sono state pagate da un minimo di 100 euro a un massimo di 800 euro. 
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