Rischio ressa per il tradizionale pellegrinaggio dei cingalesi alla basilica di Sant'Antonio a Padova

Giovedì 29 Aprile 2021 di Mauro Giacon
Rischio ressa per il tradizionale pellegrinaggio dei cingalesi alla basilica del Santo
1

PADOVA - È una tradizione. Ogni primo maggio la comunità cingalese di residenti in Italia sa che può recarsi a Padova ad onorare Sant'Antonio, di cui è devota. Ed ogni anno il primo maggio la basilica del Santo scoppia di fedeli che si accalcano fino al sagrato. Vanno alla messa speciale indetta per loro e sfilano davanti alla tomba del Santo, portando fiori. E finiscono il pellegrinaggio in Prato della Valle fra balli e pic-nic. Lo hanno fatto tutti gli anni tranne quello scorso, perchè eravamo in lock-down. Circa diecimila persone.


I RISCHI

Il primo maggio sarà dopodomani e con i rischi legati alla pandemia è scattata l'emergenza. Ieri si è tenuta una riunione in Questura a cui hanno partecipato anche i frati del Santo e il presidente dell'associazione dei cingalesi di Padova e del Nord Italia, Manuj Dias. Il risultato è che in basilica al massimo saranno ammesse 300 persone.

E le messe triplicheranno: una alle 10, una alle 12 e una alle 14. Quelle per i devoti italiani invece si terranno nella cappella della sala capitolare. «È come se fosse la loro festa nazionale - dice padre Svanera rettore della basilica - arrivano da tutta l'Italia. Abbiamo contingentato gli ingressi anche perchè c'è la sfilata alla tomba del santo e abbiamo chiesto che non facciano assembramenti. Per le funzioni religiose abbiamo aggiunto 150 sedie anche nel chiostro».


L'ISOLA MEMMIA

Il tema è legato soprattutto al prima e dopo la messa. E sarà al centro del Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica di oggi in prefettura. «Non sono favorevole ad aprire l'isola Memmia» dichiara il prefetto Renato Franceschelli. «Non ci sono necessità di autorizzazioni, non si tratta di un comizio nè di una manifestazione. Però sabato sarà una giornata molto complicata sopratutto nel punto più delicato della città, ma vale la norma del divieto di assembramento». «Ci hanno chiesto di partecipare alla messa e poi di andare via - dice Manuj Dias - e nemmeno mangiare nei parchi. E comunque di non fare gruppetti, di restare con la propria famiglia. Dunque non so alla fine quanta gente verrà». Il pellegrinaggio al Santo degli srilankesi residenti in Italia era uno dei momenti più suggestivi della vita della Basilica nell'era pre Covid. Richiama a Padova ogni anno quasi 10mila devoti cingalesi, con canti, balli e omaggi floreali alla tomba di sant'Antonio. E quest'anno, dopo la sospensione per pandemia del 2020, la celebrazione in lingua tamil e cingalese può finalmente essere ripresa.

FORTE LEGAME

Il legame tra la comunità srilankesi e la Basilica del Santo è sempre stato profondo. Nel 2019 il pellegrinaggio era stato dedicato alle oltre 250 vittime del gravissimo attentato terroristico nel Paese asiatico del giorno di Pasqua. In quella circostanza i frati del Santo, con Caritas Sant'Antonio Onlus e Messaggero di Sant'Antonio Editrice, avevano avviato una prima raccolta fondi per ricostruire il Santuario di Sant'Antonio a Colombo e la vicina mensa per i poveri. E dopo una visita dei conventuali padovani nella capitale srilankese, lo scorso anno, con il Progetto 13 Giugno di Caritas Antoniana onlus Un gesto d'amore ripara le ferite e riaccende la speranza, sono stati raccolti quasi 420mila euro per una serie di interventi, coordinati in loco dalla Caritas di Colombo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci