Il processo alla banda dei bancomat, che nell'aprile 2019 fece saltare in aria anche lo sportello Banca Intesa di Arten, sta per giungere alle battute finali. Il pm Benedetto Roberti, titolare delle indagini, ieri mattina davanti ai giudici del Tribunale collegiale ha chiesto per i 5 imputati una condanna complessiva a 56 anni. Mercoledì prossimo sarà data la parola alle difese, e la lettura della sentenza è stata fissata per il 19 di ottobre. L'accusa ha chiesto 17 anni di carcere e una multa di 40 mila per Jody Garbin 34 anni di Trevignano (Tv), per gli inquirenti il boss del gruppo di giostrai. Quindi 15 anni e 40 mila euro di multa per Emanuele Garbin, 46 anni anche lui di Trevignano. Poi 11 anni e 29 mila euro di multa per Jhonny Garbin di Caerano San Marco (Tv), 11 anni e 37 mila euro di multa per il 37enne Major Maicol di Vedelago (Tv), e infine due anni per Luca Marcato 49 anni di Legnaro (Pd).
I FATTI
I cinque sono accusati di avere messo a segno quattordici colpi tra banche e uffici postali, e di averne tentati diciannove. Da febbraio a settembre del 2019 avrebbero compiuto 14 assalti agli sportelli automatici, tutti andatati a buon fine. Il primo è stato consumato a Limena. Gli altri a San Giovanni Lupatoto (Vr), Torri di Quartesolo (Vi), San Giorgio in Bosco, Borgoricco, Villaverla (Vi), Laives (Bz), Egna (Bz), Fonzaso, Porto Viro (Ro), Porcia (Pn), Cortina all'Adige (Bz) e Borgo Valsugana (Tn). In totale la banda è riuscita ad arraffare un bottino di 320 mila euro. A Fonzaso non era però andata molto bene: il sistema di sicurezza che macchia le banconote con l'inchiostro li aveva infatti costretti a mollare il bottino di circa 50mila euro.
I colpi li mettevano a segno rubando auto e targhe, a volte anche i telepass per entrare in autostrada. I cinque sono accusati a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata a furti pluriaggravati utilizzando l'esplosivo. Quindi di riciclaggio, ricettazione e incendio.
I TRUCCHI
Durante le trasferte anche in Belgio il boss della banda Jody Garbin, veniva istruito sulla lingua dei sinti da un capo dei giostrai attualmente in cella. La rapina la chiamano zorli, mentre il kalashnikov è detto timaienghero. E poi ignari di essere intercettati chiamavano i soldi love. Tutti escamotage nel tentativo di fuggire al controllo dei carabinieri. Ma i militari, oltre a intercettarli al telefono, li hanno marcati stretti pedinandoli in più occasioni e riuscendo così a ricostruire i loro movimenti.
Marco Aldighieri
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