Christian era già in acqua: ascoltato l'amichetto e i suoi genitori. Oggi i risultati dell'autopsia

Venerdì 13 Agosto 2021 di Serena De Salvador
Christian Menin
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PADOVA Christian Menin, il bambino di 6 anni e mezzo morto lunedì a causa di un incidente ancora tutto da chiarire avvenuto nelle piscine comunali di San Pietro in Gu, poco prima di essere trovato riverso e svenuto in acqua da una bagnina stava giocando con un altro bimbo. Non nel prato dove avrebbe detto ai genitori di andare insieme all'amichetto, di un anno più grande, che conosceva perché entrambi frequentavano gli stemmi ambienti sportivi. Bensì proprio in acqua, nella vasca di 123 centimetri di profondità in cui è poi stato trovato esanime.
Come il piccolo ci sia entrato dal momento che pare non sapesse nuotare e avesse timore dell'acqua profonda resta invece un punto nodale da chiarire.

Per questo la Procura ha provveduto ad ascoltare sia i genitori dell'amichetto che il bambino stesso, con un'audizione protetta alla presenza di uno psicologo e di personale specializzato.


GLI SVILUPPI

Le ipotesi sul piatto restano per il momento diverse. A quanto finora ricostruito, Christian nella tarda mattinata di lunedì si sarebbe allontanato dai genitori che lo avevano portato in piscina, chiedendo loro di poter seguire l'amico per giocare a calcio. Nulla dunque che comprendesse di entrare in acqua, in teoria. E proprio per quello mamma e papà gli avrebbero dato il consenso.
Il bambino infatti quando è stato ripescato non aveva braccioli né salvagente, ma un indiscrezione vorrebbe che avesse avuto indosso un cuffietta. Elemento che spariglia le carte e apre nuovi interrogativi, andando al contempo a rafforzare la tesi secondo cui i due bambini sarebbero invece andati a giocare nella vasca. Ma come e perché Christian sarebbe entrato in una vasca dove non avrebbe potuto toccare? Se era già in acqua quando è avvenuto l'incidente, è annegato perché non sapeva nuotare o è successo dell'altro?


GLI ACCERTAMENTI

Per rispondere a queste ed altre domande e per chiarire completamente la dinamica e le tempistiche di quei momenti, la Procura ha convocato sia il compagno di giochi di Christian che i suoi genitori. La testimonianza del bambino, possibile (e incolpevole) testimone dei momenti della tragedia, potrebbe infatti rivelarsi decisiva per capire cosa sia accaduto al piccolo di Limena. Le proporzioni della tragedia dunque si ampliano, finendo per coinvolgere anche se marginalmente pure un'altra famiglia. I genitori dell'amichetto non sono indagati, né al momento sono emersi elementi per prefigurare questa remota possibilità.
Nel registro degli indagati restano per il momento iscritti mamma e papà di Christian, Lisa Toniato di 26 anni ed Emanuele Menin di 30; la titolare della gestione dell'impianto natatorio (di proprietà comunale ma gestito dalla società trevigiana Conca Verde) Michela Campana di 41 anni e i due bagnini intervenuti, la 22enne vicentina Maya Serraglio e il 43enne Diego Poletto. Un atto dovuto, necessario per garantire a tutti loro la possibilità di difesa ma anche di nominare specialisti di parte per assistere a tutti gli accertamenti, incluso l'esame autoptico svolto ieri.
Tutti sono stati ascoltati dai carabinieri del Nucleo investigativo che, coordinati dalla Procura e dal pubblico ministero Roberto D'Angelo titolare del fascicolo d'indagine che ipotizza il reato di omicidio colposo. Uno dei pochi punti fermi per il momento è il ritrovamento del corpicino di Christian, poco prima delle 13, da parte della bagnina 22enne che lo ha visto nella vasca centrale a pancia in giù, privo di sensi. Resta invece da capire come il bimbo sia entrato in quella piscina e quanto prima lo abbia fatto rispetto a quando è stato visto e ripescato.

 

Ultimo aggiornamento: 12:59 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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