L'azienda dei test molecolari Covid: in un anno il fatturato è passato da 7 a 37 milioni di euro

Martedì 1 Marzo 2022 di Angela Pederiva
Ab Analitica
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PADOVA - A ripensarci adesso, Dino Paladin sorride. «Eravamo a marzo del 2020, l'emergenza Covid era appena scoppiata. Avevamo avuto un'idea brillante: sviluppare un kit in grado di identificare due geni del Coronavirus. Abbiamo fatto un annuncio pubblico, dicendoci disposti a regalarlo. Ma non ci ha risposto nessuno, perciò abbiamo cominciato a venderlo. Ed è andata bene...». Così tanto che il fatturato della sua Ab Analitica, azienda che a Padova opera da trent'anni nel campo della diagnostica molecolare, è quintuplicato nel giro di un anno, passando dai 7 milioni di euro del 2019 ai 37 confermati del 2021.

DAL VINO

Dalle analisi vinicole ai tamponi molecolari, il passo è stato breve per l'ex garzone nella cantina di famiglia, fra Annone Veneto e Motta di Livenza, a cavallo fra Veneziano e Trevigiano. Dopo il diploma alla Scuola Enologica di Conegliano e la laurea in Scienze Biologiche al Bo, da fondatore di sette imprese nel settore scientifico e tecnologico Paladin si è specializzato nella progettazione e nella produzione di strumenti diagnostici in vitro, forniti a ospedali e laboratori in 40 Paesi del mondo grazie a una squadra di 70 addetti che si estende fino a Trieste. «Abbiamo cominciato negli anni 90 racconta l'imprenditore proprio quando Kary Mullis metteva a punto, vincendo per questo il premio Nobel, la tecnica Pcr».

Cioè la reazione a catena della polimerasi, utilizzata per la diagnosi del Covid. «Il brevetto era stato acquistato dal colosso Roche ricorda il 67enne ma a quel punto noi avevamo già iniziato a produrre i kit per la ricerca dell'epatite C e del papillomavirus. Addirittura dal 2005 al 2015 vendevamo il prodotto in Cina dove non esisteva niente di simile, tanto che abbiamo ricevuto un premio dalla Regione per i nostri risultati nell'innovazione. Così siamo andati avanti nell'ambito delle malattie infettive e oncoematologiche, ottenendo contributi per progetti di ricerca di livello europeo sia dal Veneto che dal Friuli Venezia Giulia».


LA MACCHINA

Poi è arrivata la pandemia e Ab Analitica si è trovata con la metodica giusta al momento giusto. «Per evadere le richieste rivela Paladin abbiamo lavorato giorno e notte, attestandoci su una produzione di 50.000 test a settimana, tanto che ne vendiamo 2,5 milioni all'anno. Abbiamo assunto una decina di persone e fatto ricorso anche all'automazione. Oltre a seguire gli aspetti chimici e biochimici, infatti, abbiamo sviluppato il software che gestisce la macchina svizzera della Hamilton, quella che serve per estrarre l'Rna del virus e amplificare i cicli di analisi. In due anni ne abbiamo vendute o noleggiate più di 30 e questo ha contribuito a far lievitare il nostro fatturato». L'imprenditore non si nasconde: il Covid è stato un'opportunità di business sul piano industriale. «Però preferisco vederla in un altro modo sottolinea e cioè che abbiamo aiutato il sistema sanitario a tenere, salvando molte vite umane, grazie alla continua innovazione. È quella che noi chiamiamo Pcr in tempo reale: siamo arrivati a fabbricare un kit veloce che effettua l'estrazione dell'acido nucleico in 45 minuti e l'amplificazione dei cicli in un'ora, per cui la macchina è in grado di processare 96 campioni ogni due ore. In questo modo risultiamo fra i primi sette fornitori in Italia. Gli altri sono quasi tutti coreani, cinesi o multinazionali». Ora che l'emergenza Covid pare rientrare, Ab Analitica si prepara alla prossima sfida: «A maggio lanceremo un nuovo strumento diagnostico, basato sempre sulla Pcr, destinato a misurare la resistenza dei batteri agli antibiotici. Ancora una volta cerchiamo di aiutare le persone a stare meglio».

Ultimo aggiornamento: 16:45 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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