Attentati incendiari per punire l'ex socio Mazzei: tre condanne. Tutto nasce da una controversia finanziaria

L'ingegnere era rimasto vittima di tre raid incendiari: due erano avvenuti davanti a casa sua, uno in azienda

Martedì 20 Settembre 2022 di Marco Aldighieri
Uno degli attentati incendiari

PADOVA - I tre attentati incendiari contro l'ingegnere Filippo Mazzei e sua moglie sono costati ai tre imputati oltre otto anni complessivi di carcere. Il pubblico ministero Valeria Spinosa, titolare delle indagini, aveva chiesto dieci anni di reclusione. Silvio Bertato 67 anni di Cadoneghe, ex luogotenente di Felice Maniero, è stato condannato a tre anni e 11 mesi. La moglie Roberta Beis 56 anni (difesa dall'avvocato Leopoldo Giori) a due anni e 8 mesi, mentre il loro complice Giorgio Piva 74 anni e residente in città a due anni (affiancato dal legale Roberto Turolla). Il terzetto ha agito su mandato dell'imprenditore padovano Francesco Capparotto, stroncato a novembre dello scorso anno dal Covid. Marito e moglie si sono costituiti parte civile con la legale Paola Rubini. I tre, accusati a vario titolo di incendio doloso, danneggiamenti e detenzione di materiale esplodente, sono stati anche condannati a pagare una provvisionale di 30 mila euro per la moglie, 20 mila per il marito e 30 mila euro per l'azienda.

Altri risarcimenti danni verranno decisi davanti al giudice del Tribunale civile.

La vicenda

Vendetta e rancore sono all'origine della decisione di Capparotto di spaventare a morte l'ingegnere Mazzei e sua moglie. In passato i due erano stati soci all'interno del consorzio Medoacus, protagonista di una serie di interventi di natura edilizia. Poi Mazzei, titolare della società edile Gallo Road, aveva scelto di lasciare il consorzio. Ed era stata l'impresa della famiglia Capparotto ad assumerne le redini. Era immediatamente sorta una controversia di natura finanziaria. Tanto che il consorzio Medoacus si era ritrovato a dover far fronte ad una grave passività, quantificata nell'ordine dei 200 mila euro. Francesco Capparotto sosteneva che l'ex socio avrebbe dovuto farsi carico di quest'onere. Il Tribunale ha però dato ragione all'ingegnere Mazzei. E Capparotto si è ritrovato nelle condizioni di dover rimpinguare di tasca propria le casse del consorzio. È in quest'ambito che l'impresario, come ha dichiarato in aula la pubblica accusa, ha maturato la decisione di punire l'ex socio.

Gli attentati

Tre gli episodi contestati dagli uomini Squadra mobile: l'8 maggio 2018 un micidiale congegno, composto da una tanica da dieci litri di benzina e da un innesco, per pura casualità non è esploso davanti all'abitazione della famiglia Mazzei. Il successivo è del 24 maggio quando due petardi F4, contenenti polvere pirica, sono stati fatti deflagrare sempre davanti alla casa dell'ingegnere, danneggiando il muro e la soglia della porta d'ingresso. Infine il 13 agosto ancora del 2008, con due taniche di benzina da dieci litri ciascuna, è stato invece appiccato il fuoco a due autocarri e ad un escavatore nel cantiere di Veggiano, di proprietà della società Gallo Road. All'inizio Mazzei non aveva saputo indicare agli inquirenti chi potesse avere interesse a terrorizzarlo. Solo più tardi era emersa la controversia finanziaria con Capparotto. Gli investigatori avevano messo sotto controllo le utenze telefoniche dell'impresario scoprendo una fitta rete di contatti con Bertato, ex esponente della Mala del Brenta. Ed è così emerso come le celle del telefono di Bertato fossero localizzate nei pressi dell'abitazione di Mazzei in occasione dei due attentati e vicino al cantiere di Veggiano il 13 agosto. Anche i cellulari della moglie e del complice erano stati individuati nelle stesse zone poco prima dei tre raid. Ci hanno pensato poi le immagini della videosorveglianza a fornire un altro assist agli investigatori, quando gli occhi elettronici hanno immortalato le auto in uso ai tre vicino ai luoghi degli attentati.

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