Arturo Lorenzoni e compagni: «Il nostro sogno non si ferma con la sconfitta»

Mercoledì 23 Settembre 2020 di Nicoletta Cozza
Arturo Lorenzoni
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PADOVA - Le dimensioni della sconfitta per Il Veneto che Vogliamo sono pesanti, anche perché nessuno dei suoi esponenti immaginava una debacle del genere. Certo, non nutrivano dubbi sul fatto che Luca Zaia avrebbe vinto, ma non con percentuali bulgare. Ma il risultato delle urne non ferma il progetto che era stato costruito per le regionali, ma con l'obiettivo di farlo poi consolidare in vista delle prossime amministrative a Palazzo Moroni. Anzi, il sogno va avanti con altrettanta convinzione, come ieri, a bocce ferme, hanno assicurato diversi suoi rappresentanti. Il movimento, dopo un anno di vita, fa i conti con il suo leader Arturo Lorenzoni che si è fermato a una percentuale del 15,7%, ben lontana da quella del 76,8 ottenuta dal vincitore leghista. Ma ci sono anche aspetti positivi come le 4mila 488 preferenze guadagnate da Elena Ostanel, che con l'ex vice sindaco entra in consiglio regionale, e le 3mila059 dell'ambientalista Francesco Miazzi, primo dei non eletti. Per il popolo arancione, da tre anni anima del sostegno al docente di Economia dell'Energia, restano un bel ricordo i festeggiamenti che avevano riempito di gente le piazze del centro dopo il ballottaggio per le comunali in cui il professore prestato alla politica aveva guadagnato 23mila voti, tra quelli accumulati dalla lista con il suo nome e le preferenza incassate da Coalizione civica che lo sostenevano nella sfida, vinta assieme a Sergio Giordani e alla sua alleanza, contro Massimo Bitonci. Adesso, infatti, Lorenzoni nel capoluogo ha ottenuto 32mila 300 consensi, che però hanno una valenza diversa, in quanto, contrariamente all'altra volta, raccolgono i voti del Partito Democratico, ma non quelli di Rifondazione e della lista Piron-Rubinato. 
LA LETTURA
Ma che cosa ha determinato il ko? Sicuramente quello del Veneto che Vogliamo è stato un progetto che oltre i confini padovani non ha trovato tanti riscontri, perché solo all'ombra del Santo, cioè dove era più conosciuto, Lorenzoni ha ottenuto un 30% di preferenze. Secondo quest'ultimo non ci sono dubbi che il Covid, di cui lui stesso è stato vittima, abbia avuto un ruolo determinante. «L'aspetto mediatico - commenta - ha prevalso su quello politico, perché abbiamo avuto la sovraesposizione di un candidato e l'oscuramento di tutti gli altri. Noi abbiamo avuto difficoltà a comunicare perché, a causa del Coronavirus non è stato più possibile incontrare le persone. Il nostro progetto si basava sulla partecipazione e quindi realizzarlo con le restrizioni del distanziamento è stato complicato. Nei capoluoghi, per esempio, è andata meglio che nei piccoli centri perché la comunicazione è riuscita ad arrivare». Il neo consigliere veneto poi aggiunge: «A contribuire al risultato negativo va poi sommato il fatto che la sinistra e il Pd hanno avuto difficoltà in questa tornata. Comunque - ha detto ancora Lorenzoni - non è il momento dei rimpianti, ma di dire grazie a tutto coloro che mi hanno sostenuto e di guardare al futuro. Questa non è una fine, perché il percorso va avanti. Il nostro progetto ora proseguirà in consiglio regionale. Saremo 9 contro 42, ma cercheremo di concordare l'agenda, di portare progettualità su argomenti importanti che ci stanno a cuore, come la tutela del territorio e il sistema sanitario».
E i membri del coordinamento regionale aggiungono: «Siamo grati ai 41mila 200 cittadini che hanno creduto in questo percorso e da qui ripartiamo. Da oggi comincia un'altra storia destinata ad avere tutto un futuro diverso. Non più una lista che si perde il giorno dopo le elezioni, ma un progetto duraturo, che ha espresso un candidato con un percorso civico, sostenuto da tutto il centrosinistra. A Lorenzoni, che resta il nostro punto di riferimento, dobbiamo un grande ringraziamento. Le elezioni non sono mai state un punto di arrivo: il Veneto che vogliamo è un movimento popolare che non si ferma perchè i movimenti seminano, coltivano, facendo crescere idee e persone nuove».
UNA BATTAGLIA DURA
Tra i più delusi c'è Marco Carrai, artefice dell'operazione che aveva portato prima alla nascita di Orizzonti e poi del Veneto che Vogliamo: con 965 preferenze è arrivato quarto e quindi non siederà in consiglio regionale. «Le elezioni - ha sottolineato - sono andate molto male per il centrosinistra e per il nostro candidato Arturo Lorenzoni. Sapevamo che sarebbe stata durissima e così è stato. É una sconfitta seria, vera, che non consente quindi di accampare scuse. Nei prossimi cinque anni ci aspetta un importante lavoro per cercare di recuperare la distanza che ci separa dall'elettorato». «Anche il mio dato - ha aggiunto - non è stato positivo. Ringrazio però i mille cittadini che mi hanno dato fiducia e li rassicuro che continuerò con lo stesso impegno ed entusiasmo. Ci aspettano altre partire da giocare e altre strade da percorrere».
Propositivo è anche Francesco Miazzi, leader degli ambientalisti della Bassa che annota: «Quello del Veneto che Vogliamo è un progetto giovane, che ha radici profonde in tante parti del Veneto, ma che non si è ancora radicato in maniera diffusa. Il fatto però di avere una rappresentante in consiglio regionale offrirà uno strumento ulteriore per dare forza al percorso civico che abbiamo intrapreso in questi mesi, finalizzato a portare avanti obiettivi e valori sui si sono riconosciuti migliaia di cittadini, tra cui ambiente, sanità e diritti».
PALAZZO MORONI
Francesca Benciolini, Chiara Gallani e Marta Nalin, le tre assessore della giunta Giordani, che alle comunali avevano partecipato alla grande mobilitazione per Lorenzoni, ieri hanno voluto commentare l'esito delle elezioni. «Il risultato lascia certamente l'amaro in bocca - hanno sottolineato - ma oltre a certificare lo strapotere di Luca Zaia, mette in luce dati da cui ripartire. Innanzitutto Padova, dove il risultato ci fa essere ottimiste per i prossimi anni di mandato. Arturo, che ringraziamo per aver assunto un impegno difficile, ha fatto un buon risultato, raccogliendo i frutti del lavoro fatto in questi anni: in provincia infatti, sono state elette due donne, Elena Ostanel e Vanessa Camani, giovani, con molte preferenze personali a testimoniare un lavoro capillare sul territorio, basato sul dialogo, sul contatto con le persone e su una rete di relazioni. Un risultato che premia soprattutto le giovani generazioni». «Non solo a Padova, ma in tutta la regione - hanno aggiunto le tre esponenti della giunta-Giordani - le persone che si sono sapute distinguere, al di là dell'elezione, hanno in comune la giovane età e il lavoro sul territorio. Due questioni dalle quali non è più possibile prescindere per costruire davvero il Veneto che Vogliamo».
Nicoletta Cozza
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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