Lo specializzato in assalti ai blindati della Mala del Brenta, l'amico e l'ultras: ecco i 3 arrestati della banda

Arsenale di armi, droga e auto e moto rubate scoperti dalla Mobile: convalidati gli arresti

Domenica 25 Settembre 2022 di Marina Lucchin
Il fucile sequestrato; sopra, Omar Gioppato, sotto Achille Pozzi
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PADOVA - Le rapine sono sempre state la loro specialità. Uno, Achille Pozzi, 63 anni, tra le fila della Mala del Brenta, ha iniziato a specializzarsi negli assalti a mano armata ancora nei primi anni Novanta, tra i fedelissimi di Felice Maniero. L'altro, Omar Gioppato, ultras dei biancoscudati 45enne, l'ultima volta era stato arrestato nel 2018 perchè, fingendosi poliziotto, aveva rubato le chiavi dei una Fiat Panda spintonando un'anziana, ma i primi precedenti risalgono già al 2001, quando aveva solo 24 anni. Una vita dentro e fuori dal carcere. Una volta che le porte delle celle si aprivano, passavano pochi mesi, e finivano nuovamente in manette. È così è stato anche sta volta. Sono loro due dei tre arrestati dalla Squadra mobile di venerdì mattina. A finire in arresto anche un amico del primo, fino all'altro ieri incensurato, Paolo Serena, 66enne, che abita nello stesso condominio di Pozzi. Nelle loro case e nei loro garage i poliziotti hanno trovato un arsenale di armi, ma anche auto e moto rubate e droga.

Cosa facevano

A coltivare la marjiuana era proprio Serena: in casa aveva realizzato due vere e proprie serre, munite di sistemi di ventilazione e illuminazione a tempo, adibite alla coltivazione di marijuana, con annesso una sorta di piccolo laboratorio dove era depositato tutto l'occorrente: terriccio, concimi vari, termostati, macchine per sottovuoto e relativi sacchetti, bilance elettroniche, bilancini di precisione. Insomma tutto il necessaire per coltivare e dividere in dosi la droga. E la bolletta dell'elettricità confermava la sua attività: con le lampade per far crescere le 40 piantine di canapa, l'ultimo conto superava i 700 euro.

Ieri i tre sono finiti davanti al Gip per la convalida dell'arresto: Pozzi resta in cella, Gioppato ha l'ordine di dimora e Serena l'obbligo di firma. Davanti al giudice hanno scelto tutti di non parlare. La perquisizione della Mobile è stata coordinata dal Pm Roberto Piccione, ma l'operazione è la costola di un'indagine coordinata dal sostituto procuratore Roberto D'Angelo. Nelle abitazioni dei tre gli agenti hanno trovato un taser, un fucile a pompa con matricola abrasa e calcio parzialmente segato, il tutto unitamente al relativo munizionamento (5 cartucce a palla calibro 12), una pistola semiautomatica Beretta calibro 9, due moto e un'auto rubata, quasi cento grammi tra hashish e marijuana, oltre alle 40 piantine di canapa. Oltre a detenzione e produzione di stupefacenti, porto d'arma abusivo, anche riciclaggio e ricettazione. In merito al rinvenimento delle armi e dei veicoli di provenienza furtiva sono stati già disposti accertamenti da parte della Procura di Padova allo scopo di appurarne la provenienza ed il possibile utilizzo in pregressi episodi criminosi. L'ipotesi principale è che armi e moto e auto rubate servissero a mettere a segno altre rapine. La scientifica, intanto, è all'opera per capire se fucine e pistola sono state utilizzate di recente.

I precedenti

Pozzi è un nome ben noto agli investigatori. Nella banda di Faccia d'Angelo era un rapinatore specializzato in assalti ai blindati portavalori ed è stato coinvolto nella sparatoria di Torri di Quartesolo del 19 aprile 2004, nella quale perse la vita il malvivente Adriano Meggiorin, partecipò all'assalto che costò la morte dell'imprenditore orafo Claudio Pegoraro, 41 anni, fulminato con un colpo di pistola alla schiena nel suo laboratorio di S. Zeno di Cassola. Tutto per un pugno d'oro: un chilo e mezzo. Nel maxi processo alla Mala del Brenta - era il 2008 - aveva rimediato 19 anni e 6 mesi, poi ridotti a 16 in appello. Il pentito Stefano Galletto l'aveva accusato di aver preso parte a tredici rapine a mano armata. L'ultima volta era stato arrestato nel 2017 mentre stava preparando un agguato a Gino Zaghetto, titolare del ristorante Gambaro. In quell'occasione davanti al giudice disse: «Devo pur assicurarmi in qualche modo la pensione. Ho anche cercato un lavoro ma mi hanno offerto 600 euro al mese...» Anche Gioppato è un nome noto alle cronache. Ex ultrà del Calcio Padova, nel 2006 è stato destinatario di un Daspo, alle spalle ha una nutrita sfilza di precedenti penali. Simpatizzante dei movimenti di estrema destra, è inciampato nello spaccio di droga e nelle rapine. Ha fatto parte della banda formata da militanti di Forza Nuova e di ultras del calcio Padova che tra il 1999 e il 2000 ha messo a segno una serie di assalti nei confronti dei titolari o gestori di ristoranti, fast food, pub e discoteche della città. Tra questi il ristorante-pizzeria Zairo in Prato della Valle, l'ex Limbo in via San Fermo, la pizzeria Eremitani.

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