Coppia seviziata in aula al processo dei banditi: «Gli aguzzini in carcere»

Venerdì 14 Settembre 2018 di Maria Elena Pattaro
Coppia seviziata in aula al processo dei banditi: «Gli aguzzini in carcere»
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Da Piacenza d'Adige a Venezia, nonostante i quasi 90 anni, per guardare in faccia i rapinatori che due anni fa li hanno torturati e derubati. Ennio Libero Bendini e Rosina Fracasso, 89 e 88 anni, ieri hanno voluto assistere all'udienza d'appello dei due marocchini El Abidine Haidoufi Zin, 35enne di Castelbaldo, e Abderrahim Benhicham, 28enne di Merlara, che la sera del 20 luglio del 2016 fecero irruzione in casa loro, in via San Felice. Ci tenevano a guardare in faccia i loro aguzzini, sperando di ottenere giustizia. Così è stato: la Corte d'Appello ha confermato la sentenza emessa in primo grado dal gup del tribunale di Rovigo Pietro Mondaini. 
I due stranieri dovranno scontare 7 anni e 4 mesi di carcere ciascuno. «Ennio e Rosina volevano sentire con le loro orecchie la conferma della condanna dichiara il loro legale, l'avvocato Valter Biscotti del foro di Perugia perciò si sono fatti accompagnare a Venezia. Un gesto di coraggio, specie per Ennio, che da quella sera si muove solo in sedia a rotelle. Sono soddisfatti della sentenza e del valore simbolico che ha per le vittime che chiedono giustizia». 
Per la coppia di ultraottantenni ricordare quella notte significa riaprire una ferita che non si è mai rimarginata del tutto. Una cicatrice dolorosa, come quella che Rosina porta ancora stampata su un braccio, dopo che i rapinatori l'avevano marchiata con un ferro rovente per costringerla a rivelare i codici del postamat. «Spero che nessun altro viva quel che abbiamo passato noi ha detto dopo la sentenza . Mi auguro che i malviventi scontino fino in fondo la loro pena e che episodi del genere non si ripetano più». L'anziana, che il giorno dopo la rapina aveva detto che avrebbe voluto uccidere i responsabili, confida nel pugno di ferro del ministro dell'Interno Matteo Salvini, da cui si aspetta forte attenzione alla sicurezza. Del resto lei e il marito hanno vissuto sulla propria pelle la barbarie di una banda di rapinatori senza scrupoli, due dei quali sono stati arrestati e condannati, mentre il terzo complice invece resta ancora latitante. Sulla sua testa pende un mandato di cattura internazionale. 
La notte del 20 luglio del 2016 le tre belve avevano forzato una finestra al piano terra della casa di via San Felice e si erano scagliati sui due anziani, svegliandoli di soprassalto. L'uomo aveva ricevuto un colpo alla testa, inferto con uno specchio, la donna era stata colpita al volto con un cuscino. Per farsi consegnare i soldi e avere i codici del postamat i rapinatori avevano torturato l'anziana con un ferro da stiro incandescente e l'avevano ferita al braccio con un coltello. Il marito era stato preso a schiaffi. La rapina era fruttata alla banda 300 euro in contanti, il postamat di cui conoscevano il codice pin e alcuni gioielli in oro arraffati dalle stanze e da cui speravano di ricavare altro denaro, vendendoli a un compro oro di Rovigo. Una mossa avventata che permise ai carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile di Este di intercettare i gioielli, risalendo poi, in 2 mesi, all'identità dei malviventi. 
Per due di loro le manette erano scattate a settembre del 2016, e ieri è arrivata la condanna in secondo grado. Un risarcimento morale per la coppia di anziani che a detta del loro avvocato sono diventati un simbolo di tenacia per le altre vittime. 
La loro vicenda ebbe una forte eco mediatica proprio per la violenza degli aguzzini. Quanto al bottino, Ennio e Rosina hanno rimesso le fedi al dito a inizio giugno, quando il tribunale di Rovigo ha restituito gli anelli ai legittimi proprietari. 
 
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