Il questore Antonio Sbordone fa il bilancio di un anno di servizio: «La droga è la vera piaga di Padova»

Mercoledì 26 Ottobre 2022 di Egle Luca Cocco
Il questore Antonio Sbordone
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PADOVA - Antonio Sbordone chiude il suo primo anno da questore di Padova. È arrivato con la contestazione per la visita del presidente brasiliano Bolsonaro, poi la lunga stagione delle manifestazioni No vax, ora il caso di piazza Gasparotto, simbolo di quel che produce il mercato della droga che vede Padova ai primi posti a livello nazionale.

Questore Sbordone, partiamo proprio da piazza Gasparotto con una “fotografia” di lunedì sera: spaccio e bivacchi...
«Una premessa. Una particolarità che riguarda questa città è che certi luoghi sono a ridosso del centro storico e non in periferia, rendendoli quindi ancor più visibili. Dobbiamo renderci conto che serve un piano condiviso che guardi sia al venditore che al compratore di sostanze stupefacenti. La droga crea degrado, ma bisogna separare chi delinque da chi è disperato capendo che lo spacciatore e il senzatetto pur condividendo gli stessi spazi sono diversi, e vanno affrontati in maniera diversa.

I blitz li possiamo anche fare, ma servono fino a un certo punto».

E quindi?
«Quindi oltre all’azione delle forze dell’ordine ci deve essere quella del Comune e del volontariato. Solo così il problema potrà essere risolto in maniera duratura. Intanto, posso anticiparle che uno dei prossimi giovedì la “Corri per Padova” partirà proprio da piazza Gasparotto. Vogliamo essere i primi a dare un segnale».

Ma le proteste dei cittadini non riguardano solo piazzetta Gasparotto...
«Sì, ma l’origine è sempre la stessa, la droga, vera piaga di questa città. Con tutto quel che genera. Certo non aiutano certi luoghi come il Pp1. Per controllarlo abbiamo utilizzato anche un drone».

Chi sono i “signori della droga” a Padova?
«Albanesi e nigeriani gestiscono il mercato all’ingrosso, come dimostrato dalle nostre operazioni, ma il piccolo spaccio è in assoluto nelle mani dei tunisini. Sono tanti e tutti giovanissimi. Eppure la comunità tunisina regolare è una delle meno presenti in città».

Forse le espulsioni non bastano...
«Ne facciamo tante, ne facciamo continuamente. E non avete idea di quanto lavoro ci sia dietro ad ogni singolo accompagnamento».

Quindi si ritorna al punto di partenza. Che fare?
«Tutta la comunità deve prendere coscienza che serve uno sforzo in più da parte di tutti. Lamentarsi e basta è un diritto, ma certo non aiuta a risolvere il problema. Noi continueremo con i nostri interventi, ma saremo ben felici di essere al fianco di chi, in quei luoghi, deciderà di portare anche iniziative sociali».

Altro punto dolente è il Portello per la movida. Strade invase e disturbo della quiete pubblica fino a notte fonda. I residenti, come nelle piazze, chiedono interventi: va bene divertirsi, ma entro certi limiti.
«Intensificheremo i controlli, ma servirebbe anche un’ordinanza comunale che vietasse la vendita di alcolici non dico alle 22, ma dalla mezzanotte sì. Comprendo le lamentele dei residenti, però dobbiamo anche essere oggettivi nel rilevare che non si tratta di una movida che crea risse o disordini. Sicuramente, però, è rumorosa. Ma anche in questo caso credo la questione sia più ampia».

Ovvero?
«Che, al momento, la città non è in grado di assorbire tutte le sue risorse. Pensiamo ai grandi eventi, guardiamo ad Auto e moto d’epoca che ha dovuto trasferirsi a Bologna per mancanza di spazi. L’università è una realtà fondamentale per Padova e, giustamente, sta facendo molto per crearsi nuovi strutture».

Il suo “debutto” padovano è stato con gli idranti per la manifestazione contro Bolsonaro. Cosa che non mancò di creare qualche polemica. A distanza di un anno lo rifarebbe?
«Intanto, non ci furono solo polemiche ma anche attestazioni di sostegno. Poi, certo che lo rifarei. Meglio usare l’acqua anzichè i manganelli. Lo scontro fisico è sempre da evitare, finchè è possibile. Sapevamo che volevano contestare Bolsonaro e ovviamente non potevamo permettere che ci fossero disordini. Quel giorno il nostro intervento è stato impeccabile».

Poi sono iniziate le manifestazioni dei No vax...
«Intanto una cosa la devo sottolineare: gli organizzatori hanno sempre rispettato le prescrizioni che venivano stabilite. Poi, certo, si trattava di manifestazioni numerose che hanno creato disagi alla circolazione e creato malumori tra i commercianti. Ma credo che sotto il profilo dell’ordine pubblico siano sempre state gestite nel modo migliore e con il miglior risultato».

Dal suo osservatorio privilegiato che Padova vede?
«Padova ha vissuto sulla propria pelle gli anni del terrorismo, poi ha dovuto confrontarsi con le contestazioni dei centri sociali. Oggi è una città che ha un solo grande problema, quello della droga, appunto. Ma sono convinto che si possa affrontare questa piaga con quell’approccio di cui parlavo prima, facendo una rete tra istituzioni, associazioni, volontariato e coinvolgendo tutta la comunità».

Ultimo aggiornamento: 14 Aprile, 17:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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