A 108 anni Antonietta è la donna più longeva di Padova: festa per la super nonna

Mercoledì 12 Aprile 2023 di Nicoletta Cozza
Antonietta Marcato, la donna più longeva di Padova ha compiuto 108 anni

PADOVA - «Come sono arrivata a quest’età? Semplice, non ho mai fatto del male a nessuno, ho amato tanto i miei figli e sono qui perché loro hanno ancora molto bisogno di me. No, non ho paura di andare all’inferno, mi sono comportata sempre bene». Ha sintetizzato così il suo “elisir di lunga vita” Antonietta Marcato, la cittadina padovana più longeva, che ieri ha compiuto 108 anni, attorniata appunto dai tre figli, suor Umbertina, Gabriella e Silvano. Alla festa organizzata all’istituto Nazareth, dove la super nonna risiede da 6 anni, sono intervenuti il sindaco Sergio Giordani; Andrea Cavagnis e Fabio Toso, rispettivamente presidente e dg della Fondazione Oic; Monica Giacon direttrice di Civitas Vitae, e i bimbi del nido “L’isola che non c’è”. 
Lucida e in ottime condizioni, con i bellissimi occhi azzurri attenti e brillanti, trascorre le giornate componendo i puzzle di parole sulle riviste di enigmistica e chiacchierando. Fino all’anno scorso leggeva senza occhiali, e solo da un mese, dopo una caduta, usa la carrozzina per spostarsi, ma non sopporta la fascia di sicurezza che le impedisce di alzarsi. La televisione? «Mi rifiuto di guardarla, trasmettono solo immagini di guerra. Io ne ho viste due dal vivo e mi basta». 
Ha abbracciato il sindaco, che le ha donato un mazzo di fiori e poi gli ha detto: «La voterò».

Lui ha sorriso e ha risposto: «Grazie, ma sono al secondo e ultimo mandato, ci vedremo per il prossimo compleanno». Hanno brindato, poi Antonietta ha bevuto tutto d’un fiato il calice di spumante e divorato la fetta di torta.


Il RACCONTO
Ricorda le tappe fondamentali della sua esistenza e snocciola senza esitazioni nomi e date, anche se oltre alle gioie ha avuto molte difficoltà: a 10 anni è rimasta orfana del papà, ha superato la Spagnola, il tetano e di recente il Covid per tre volte. E poi aveva perso la prima figlia, Gabriella, stroncata a 11 anni dalla leucemia: un dolore immenso, tanto che ha deciso di dare lo stesso nome all’ultimogenita, nata un anno e un giorno dopo la scomparsa della sorellina. Nel 1986 è rimasta vedova dopo aver assistito per ben 17 mesi il marito invalido. Ha abitato da sola fino al 2012, poi con una figlia fino al 2017 quando all’età di 102 anni è entrata al Nazareth. Nonostante la famiglia numerosa che ha seguito con dedizione totale, ha lavorato come sarta da uomo e cuciva pure cappelli. Inoltre aveva la passione per cucina e amava preparare gnocchi, pasticcio e tagliatelle.
«Sono nata l’11 aprile 1915 in via Citolo da Perugia a Padova – racconta – e poi ho vissuto nella zona di via Bezzecca, dove ho conosciuto mio marito Antonio Maritan. Ci siamo sposati nel settembre 1935 quando io avevo 20 anni e lui 25. Ricordo bene i miei bambini quando erano piccoli: confezionavo loro i vestitini e la più vivace era proprio Umbertina, quella che poi è diventata suora. Io inizialmente non ero proprio d’accordo sulla sua scelta, ma poi l’ho lasciata andare». Non ha dimenticato il periodo più buio, quello della malattia della bambina mancata prematuramente: «Andavo a Bologna a prenderle le medicine, ma non è servito. Gabriella è volata in cielo, ma poi per fortuna ho avuto un’altra figlia. Partorivo in casa con la levatrice, ma con Umbertina è arrivata tardi quando la piccola era già nata. Un giorno sono andata a confessarmi da padre Leopoldo e gli ho detto che avevo 2 bambini, ma che se ne avessi avuti altri sicuramente uno sarebbe diventato o prete, o suora, a seconda che fosse stato maschietto, o femminuccia. E così in effetti è stato».
«Nostra mamma – ha osservato suor Umbertina – pur non essendosi mai lasciata andare a smancerie particolari, ha sempre avuto grandissima attenzione per noi ed era il suo modo di farci sentire il suo immenso amore. Pensava sempre a noi, fino a trascurare se stessa. La mattina arrivava in camera e mi portava il caffellatte con il pane già spezzato prima che andassi a scuola». «Antonietta è un esempio per tutti i padovani – ha commentato Giordani – una donna eccezionale, con un carattere forte». 
 

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Ultimo aggiornamento: 17:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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