L'icona Andy Warhol e la sua ossessione per le celebrità in mostra a Padova

Venerdì 30 Settembre 2022 di Nicoletta Cozza
la mostra Andy Warhol

PADOVA -  Le chiavi di lettura sono essenzialmente due. L'ossessività della riproduzione reiterata delle immagini, che serve a esorcizzare la paura ancestrale della morte che ha segnato la vita dell'artista. E poi l'idea che la società contemporanea sia sempre alla ricerca di significati e di emozioni. E lui disvela questo processo di assimilazione della comunicazione di massa alla pubblicità, estremizzando la dimensione della produzione seriale. E la conseguenza è che la sua critica diventa una sorta di àncora a cui ci si attacca per fermarsi e riflettere sulla necessita che ci sia qualcosa che dia senso alla vita. E' questa la sua forza dirompente, che ben evidenzia la mostra Andy Warhol.

Icona pop, inaugurata ieri al San Gaetano, dedicata appunto al genio statunitense, che rimarrà aperta fino al 29 gennaio. 150 le opere presenti nelle 8 sale allestite al piano superiore, tra disegni, foto, incisioni, sculture e serigrafie. Alla vernice a illustrare la rassegna, organizzata da ARTIKA di Daniel Buso ed Elena Zannoni, in collaborazione con Fondazione Mazzoleni (proprietaria di alcuni quadri, mentre altri provengono da collezioni private), Città di Padova e Comune, sono stati l'assessore alla Cultura Andrea Colasio, la curatrice Simona Occioni, e appunto gli ideatori del percorso espositivo.


Dopo il primo spazio dedicato all'introduzione biografica, con immagini di Warhol scattate da fotografi dell'epoca, le sezioni sono così suddivise: Ritratti Rock, Ladies and Gentlemen, Campbell's Soup, Cows, La tecnica dell'acetato, Mondi fantastici, Soldi e potere, Flowers, Celebrità e Studio 54.
Sulle pareti si alternano colori diversi e sono state inserite alcune curiosità di grande appeal, tra cui una chitarra originale dei Rolling Stones, firmata dai componenti della band, e poi le scarpe indossate sul palco di Michael Jackson, oltre alle cover di dischi tra cui quelle incredibili di Loredana Bertè e Miguel Bosè.

L'ITINERARIO
La narrazione inizia con un focus sull'autore, fatto di parole e ritratti, e poi è la musica a diventare protagonista, con i volti di Mick Jagger, John Lennon, lo steso Bosè e altri, immortalati proprio da Warhol. Si passa poi allo spazio dedicato alla serie del 1975 Ladies and gentleman, con un racconto del mondo del travestimento e delle Drag Queen.
Le prime due grandi sale racchiudono i temi più cari a Andy: la Campbell's Soup, i soggetti da carta da parati come le Cows e i Flowers, e le star della politica. Trovano spazio, dunque, Mao, Ronald Reagan e la Regina Elisabetta (The Queen). Poi si passa alla vera ossessione di Andy: la celebrità: ecco Jackie Kennedy, rappresentata poco dopo l'assassinio del presidente, Sylvester Stallone, Muhammad Ali e, ovviamente, Marilyn Monroe, uno dei soggetti più sviluppati da Warhol. La sezione finale si sofferma sul divertimento che esplodeva ogni sera tra le pareti del celebre Studio54, la discoteca più famosa al mondo. Il racconto fotografico è firmato Allan Tannenbaum, il cui obiettivo immrtalò Liz Taylor, Bianca Jagger, Michael Jackson e l'immancabile Warhol.

IL COMUNE
«C'è un cambiamento di linguaggio e di stile al San Gaetano - ha osservato Colasio - che stavolta si proietta sull'inventore della pop art. Le 192 opere, tutte autenticate dalla Fondazione Andy Warhol, danno vita a una mostra importante, costruita per questo luogo che si presta a ospitare rassegne prestigiose ma diverse, come quelle dedicate a Belzoni o a Van Gogh, mentre ora si confronta con i linguaggi del contemporaneo. L'assunto metodologico del protagonista è chiaro: è critico su tutto ciò che è società e consumo di massa, che lui considera riduttivo e qualcosa che uccide le emozioni. La produzione non è più dentro la fabbrica, non è fordismo, ma è all'interno dei cervelli. La sua critica diventa dissacratrice e va a colpire il fatto che sono morte le emozioni, mentre la produzione di industriale condiziona i bisogni. La pubblicità riproduce in modo reiterato un'immagine e tutto è assimilato: le grandi star diventano prodotti di massa e quindi la società americana che rappresenta è caratterizzata da moduli che portano alla scuola di Francoforte, cioè alla massificazione dell'uomo come merce». «Sono passati 60 anni - ha proseguito l'esponente della giunta Giordani - dalla mostra che lo ha lanciato, quando venne organizzata alla Ferus Gallery di Los Angeles la grande esposizione sulla Campbell's Soup, in cui Warhol presentò le sue opere che la critica definì piatte e provocanti. E lui, peraltro, diceva, che non è importante vivere per sempre, ma è importante che quello che fai lo faccia. E' morto nel 1987 dopo un intervento alla cistifellea, ma il suo mito è sopravvissuto a quelli che ha raccontato, e ha segnato il Novecento e anche il Terzo Millennio, diventando il più grande critico dei consumi di massa». «Padova, ha concluso l'assessore - è sede oggi di tre grandi mostre, questa, quella sul Futurismo a Palazzo Zabarella e la terza della Fondazione Cariparo al Monte di Pietà: attendiamo dai 50 ai 70mila visitatori».

I CURATORI
«Dai tempi dell'Università - ha annotato Buso - studio Warhol, un rivoluzionario dentro al mondo dell'arte contemporanea, al quale fa fare però un salto di qualità, come afferma Arthur Danto nella biografia che gli dedica, in cui sostiene che prima di lui gli artisti erano artigiani che creavano opere che provengono dalla loro interiorità, mentre da Warhol in poi è proprio artista a trasformarsi in opera d'arte vivente. Il titolo della rassegna, icona pop, poi, ha un retroscena: ci sono Stallone e altri soggetti, ma la vera icona è appunto Andy, che diventa lui stesso celebrità. A tutti gli effetti è il primo performer».
«In questo momento buio e di rinascita - ha concluso Simona Occioni - lo scopo della mostra è di attirare l'attenzione non solo degli appassionati, ma di avvicinare i giovani all'arte e a questo luogo meraviglioso».

 

Ultimo aggiornamento: 12:01 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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