Crisanti, l'esposto e le false spese legali della Regione

Martedì 3 Maggio 2022 di Angela Pederiva
Crisanti, l'esposto e le false spese legali della Regione

VENEZIA - Il 12 aprile la Procura di Padova ha chiesto al Tribunale di archiviare il fascicolo per diffamazione, aperto all'inizio di marzo del 2021 nei confronti di Andrea Crisanti, per le sue dichiarazioni sull'utilizzo dei test rapidi da parte della Regione.

Secondo quanto riportato ieri dall'edizione online del settimanale L'Espresso, però, il pubblico ministero Silvia Golin ha trasmesso gli atti alla Corte dei Conti affinché valuti le spese legali sostenute nel frangente da Azienda Zero, rilevando che «nella presentazione dell'esposto appaiono utilizzate finanze pubbliche». Sotto la lente finiscono così 27.000 euro destinati all'avvocato Fabio Pinelli, ma per tutt'altro incarico professionale ribatte lo stesso penalista, definendo «platealmente falsa» la notizia di un suo compenso per quel dossier.


LA VICENDA
Tutto è cominciato poco più di un anno fa, quando il direttore generale Roberto Toniolo ha presentato alla Procura di Venezia una nota informativa sulla gestione del Covid da parte del Servizio sanitario regionale, corredandola di un corposo allegato contenente decine di pagine di quotidiani locali e nazionali. L'intendimento di Azienda Zero era difendere l'operato del sistema, ma in quegli articoli erano riportate numerose affermazioni di Crisanti, molto critiche nei confronti della Regione soprattutto per l'uso dei tamponi antigenici. Per esempio: «Hanno un effetto distruttivo». Oppure: «Follia usarli negli ospedali e nelle Rsa». Pare di capire che i magistrati lagunari abbiano ravvisato in quelle parole un possibile profilo diffamatorio, dal momento che hanno trasmesso gli atti ai colleghi euganei, competenti per territorio dal momento che il professore universitario vive e lavora nella città del Santo. Ma la pm Golin ha chiesto al gip di archiviare l'indagine, in quanto «l'esposto che sostanzialmente denuncia il prof. Crisanti per diffamazione è privo della volontà punitiva», cioè della querela di parte che è necessaria in caso di reati non procedibili d'ufficio.


LA DEPOSIZIONE
Tutto chiaro? Per la Procura, no. Ci sarebbe un aspetto oscuro, scaturito secondo L'Espresso dalla deposizione di Patrizia Simionato, ex dg di Azienda Zero, la quale avrebbe spiegato di aver conferito all'avvocato Pinelli l'incarico di curare l'esposto sulla base di una nota del 18 gennaio 2021 firmata da Luciano Flor, direttore generale della Sanità, che chiedeva di «valutare la sussistenza di elementi, atteggiamenti o comportamenti di potenziale danno d'immagine al Servizio Sanitario Regionale da parte del professor Crisanti». Ecco perché la pm Golin ha inviato le carte ai giudici contabili: «Non si comprende come mai, a fronte di tale esigenza, non sia stato l'ufficio legale di Azienda Zero a presentare la querela per la ritenuta diffamazione (a costo zero per le casse regionali) ma un professionista esterno quale l'avvocato Fabio Pinelli».


LA REPLICA
La replica del professionista è perentoria. Pinelli conferma di aver ricevuto da Azienda Zero la richiesta di «fornire un contributo tecnico, per la redazione di una nota informativa alla Procura della Repubblica di Venezia, finalizzata a rappresentare come l'azione di contenimento della diffusione, sul territorio regionale veneto, della pandemia da Covid 19, fosse sempre stata ispirata alla piena legalità, anche per quanto concerneva l'utilizzo dei tamponi rapidi», ma precisa di non aver «mai né richiesto, né ricevuto alcun compenso per la suddetta attività». E allora i 27.000 euro? L'avvocato puntualizza che sono il regolare corrispettivo, documentato da una delibera pubblica del 4 febbraio 2021, per un «incarico di studio e consulenza, per la ricognizione e studio delle attività e procedure svolte durante il periodo di proroga dello stato di emergenza da Azienda Zero».
 

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