Tamponi, le accuse di Crisanti. La risposta della Regione: «Quanto espresso dal senatore non rappresenta la realtà»

Martedì 3 Gennaio 2023 di A. Pe.
Tamponi, le accuse di Crisanti. La risposta della Regione: «Quanto espresso dal senatore non rappresenta la realtà»

Andrea Crisanti ha rilanciato ieri l’accusa ai vertici della Regione: «Evidentemente se fosse stato preso sul serio lo studio che ho fatto e che poi è stato pubblicato su Nature, chiaramente avrebbero dovuto riflettere sugli ordini che stavano facendo e gli appalti per 200 e passa milioni di euro». A stretto giro gli ha risposto Gianluigi Masullo, direttore generale della Sanità (facente funzioni, dopo il pensionamento di Luciano Flor): «Negli scenari più impegnativi, è stato possibile estendere la protezione della popolazione rafforzando l’attività di contact tracing, grazie alla contestuale introduzione, accanto ai test molecolari e non in loro sostituzione, dei test antigenici rapidi, che sono stati utilizzati nel rigoroso rispetto delle indicazioni di utilizzo internazionali e nazionali».

Ma in cosa consiste questo scontro?


LA VARIANTE
I risultati della ricerca citata da Crisanti, che vede fra gli autori anche i primari Vito Cianci e Anna Maria Cattelan dell’Azienda ospedaliera di Padova, sono stati pubblicati lo scorso 5 ottobre. Eccone la sintesi (la traduzione dall’inglese è nostra): «Adattando un modello compartimentale multiceppo ai dati genomici ed epidemiologici, dimostriamo che i test antigenici diffusi nella regione italiana del Veneto hanno favorito la diffusione incontrollata della variante con antigene non identificato». Secondo gli scienziati, dunque, la mancata identificazione antigenica dovuta alla minore efficacia dei tamponi rapidi rispetto a quelli molecolari può aver causato un contagio sottostimato.
Dopo essersi confrontato con Francesca Russo, direttore regionale della Prevenzione, il dg Masullo ha ribattuto che quanto espresso da Crisanti «non rappresenta la realtà delle cose». Premessa di Palazzo Molin: «Il cardine della strategia regionale è sempre stato l’individuazione precoce di tutti i possibili soggetti positivi al Sars-CoV-2, anche asintomatici, per l’adozione tempestiva delle misure di sanità pubblica». All’epoca i numeri erano consistenti: «È bene ricordare che nei periodi più critici della pandemia la massima capacità dei test molecolari era di 23mila unità al giorno. A fronte di una richiesta di prestazioni che arrivava ad oltre 170mila tamponi al giorno». Per questo furono introdotti i rapidi: «Cosa sarebbe accaduto se non fossero stati effettuati?».


LA MORTALITÀ
Una prima bozza dell’analisi di Crisanti e colleghi, uscita il 26 marzo 2021 in pre-print e cioè in attesa di essere sottoposta a revisione paritaria, correlava l’utilizzo dei test antigenici al picco di decessi registrato nell’inverno precedente. «Voler far passare il concetto che i test antigenici hanno addirittura favorito la mortalità e che non siano stati utili nel completamento degli screening – ha commentato la Regione – appare davvero un vilipendio alla professionalità dei tanti autorevoli esperti che hanno impegnato tutte le loro energie e le loro conoscenze per assicurare le miglior tutela possibile alla popolazione del Veneto». Nella versione definitiva quel collegamento è stato eliminato, in ogni caso l’istituzione ha riportato gli esiti dello studio pubblicato su Lancet lo scorso 10 marzo, secondo cui nell’intero periodo della pandemia «per l’Italia è stato calcolato un eccesso di mortalità pari a 227,4 (212,0 - 242,5) ogni 100mila abitanti mentre per il Veneto pari a 177,5 (164,0 - 190,7), tra i valori più bassi tra tutte le Regioni». 


IL LINGUAGGIO
Crisanti, attuale senatore del Partito Democratico, ha definito «ininfluente» sulla vicenda la propria collocazione parlamentare. Palazzo Balbi ha comunque deciso di affidare ai tecnici la risposta dell’ente: «Se il linguaggio politico vede talvolta trascendere nei toni, il nostro mondo, quello della scienza e dei professionisti della sanità non può accettare di essere strumento di contesa. Ne va dalla credibilità di chi continua a lavorare con il camice». 

Ultimo aggiornamento: 4 Gennaio, 09:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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