Scuola collaudata e inaugurata, ma
il costruttore non vede un euro

Mercoledì 11 Giugno 2014 di Alberto Beggiolini
Scuola collaudata e inaugurata, ma il costruttore non vede un euro
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PADOVA - Contro i ritardati pagamenti della Pubblica amministrazione l'Ance (associazione costruttori edili) ha intrapreso da anni una dura battaglia, denunciando quella definisce una vergogna nazionale. «E cioè il fenomeno dei lavori pubblici regolarmente eseguiti dalle imprese cui non fanno seguito pagamenti per molti mesi, anche più di un anno e mezzo». Lo sfogo è di Luigi Ometto, presidente dei costruttori padovani di Ance.



Il problema, ormai risaputo, è sempre quello dei vincoli del patto di stabilità. «Esatto, che impongono alle stazioni appaltanti, attraverso una finzione contabile, il blocco dei pagamenti anche in presenza delle risorse disponibili. E così, sottraendosi liquidità, il sistema delle imprese edili è finito per peggiorare pesantemente la propria situazione finanziaria fino ad implodere per effetto della rovinosa chiusura di migliaia di aziende, strozzate paradossalmente dai crediti».



Fallimenti cioè determinati non da ragioni economiche, legate ai rischi di calo della domanda o alla capacità delle imprese di realizzare prodotti di qualità a costi competitivi, bensì al mancato incasso di quanto guadagnato con il proprio lavoro. «A determinare questa situazione è stata la costruzione di una legge forte, per l'appunto il patto di stabilità, che ha avuto la meglio su principi civilistici sacrosanti, ovvero quelli che impongono anche alla Pubblica Amministrazione di rispettare i propri impegni contrattuali con gli esecutori di lavori e forniture pagando i corrispettivi dovuti».



Gli esempi non mancano certo. «Tra le tante situazioni di ingiustizia procurate dal patto di stabilità che vivono le imprese del settore - continua Ometto - cito solo l'ultima in ordine di tempo: un'impresa associata ad Ance Padova, la Coema srl, che, dopo aver concluso i lavori di costruzione di una nuova scuola media nel comune di San Vito di Leguzzano, nel Vicentino, un edificio regolarmente collaudato ed inaugurato alla presenza delle autorità il 27 aprile scorso, è tuttora in attesa di veder liquidato il saldo di 450 mila euro, fatturato fin dall'ottobre del 2013. Tutto per mancati trasferimenti da parte della Regione al Comune a causa dei noti vincoli».



La scuola, però, funziona regolarmente. «Anche se può dirsi per buona parte finanziata dall'impresa Coema. È inaccettabile. L'impresa nel corso dei lavori è stata infatti obbligata a pagare i propri fornitori (ciò per continuare a beneficiare degli approvvigionamenti dei materiali nei cantieri), a versare le contribuzioni previdenziali, assicurative e alla Cassa Edile per poter ottenere il rilascio del Durc regolare, a corrispondere le imposte entro i termini previsti e naturalmente a pagare i dipendenti ogni mese». Con buona pace della direttiva europea n.7 del 2011 – applicabile anche ai lavori pubblici secondo le indicazioni fornite dalla stessa Commissione Europea - recepita dal dl 192/2012, che ha introdotto termini standard (30 giorni) e massimi (60 giorni) di pagamento relativamente alle transazioni tra Pubblica Amministrazione e imprese e tra le stesse imprese a partire dai contratti stipulati dal 1° gennaio 2013.



«È emerso – dice Ometto - come d'altronde l'Ance aveva denunciato nel frattempo, in occasione della recente assemblea annuale di Banca d'Italia, che le misure varate dal Governo non bastano a risolvere i problemi dei pagamenti, in particolare nei lavori pubblici. Secondo Banca d'Italia i debiti di parte capitale da pagare, a fine 2013, ammontano a circa 15 miliardi di euro. Ance stima che 11 miliardi siano ancora dovuti alle imprese di costruzioni per lavori pubblici eseguiti».



Debiti solvibili in un tempo previsto in circa 180 giorni. «A conferma che la direttiva europea non viene osservata e che quindi essa non ha permesso di mettere un freno alla formazione di nuovi debiti della Pubblica Amministrazione. È insomma uno Stato cui conviene più trasgredire le regole europee sui pagamenti che violare il patto di stabilità».

Tanto che si è di fatto abituati al peggio.

«Al punto che, in un recente bando di Acegas-Aps, Gruppo Hera, l'ente ha previsto che la liquidazione dei certificati di pagamento avvenga a 120 giorni dalla data di emissione riportata sul certificato stesso. E fin qui... A sorprendere è la dichiarazione richiesta ai concorrenti di "prendere espressamente atto che tale termine è significativamente inferiore al termine che si riscontra nella prassi commerciale esistente in materia di pagamenti dei soggetti pubblici, pari ad oggi a 180 giorni". Come dire: siamo bravi noi, a predire 120 giorni...».



Insomma, sembra essere cambiato ben poco. «Voglio sperare - conclude Ometto - che il cambio di politica adottato dal Governo Renzi, sfruttando appieno una maggiore flessibilità europea, possa finalmente riformare il patto di stabilità, che blocca risorse già nelle casse degli enti locali, facendo ripartire una stagione di crescita e di nuova occupazione nel Paese e così scongiurando la questione sociale che oggi emerge in tutta la sua drammaticità».
Ultimo aggiornamento: 16:20
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