La candidata Gislon: «Spendere meno per le grandi opere, più aiuti alla gente»

Mercoledì 8 Giugno 2022 di Mauro Giacon
Francesca Gislon è sostenuta dall'associazione Orizzonti e si presenta come candidata sindaca per la civica che porta il suo nome

PADOVA - Francesca Gislon, 58 anni avvocata (con a, precisa) è una storica volontaria del Centro veneto progetti donna e vice presidente della Commissione Pari Opportunità.

Da legale si occupa di diritti personali e della famiglia. È sostenuta dall'associazione Orizzonti e si presenta come candidata sindaca (con la a) per la civica che porta il suo nome.

Lei mette al primo posto dell'agire politico un modo di comportarsi, la gentilezza. Può declinare il concetto?
«Il mio desiderio è che Padova continui a essere una città colta, sensibile, aperta al mondo, accogliente. Una città gentile ovvero che promuovere progetti incentrati sui concetti di civilità, vivibilità, accoglienza rispetto. Per l'ambiente per il sociale, per le minoranze. Vede, la gentilezza è una forza, uno stile di vita non è un cedimento timido alla prepotenza, non è debolezza. E soprattutto è contagiosa. Un sorriso fa ascoltare».

Nel suo programma in molti passaggi lei punta a dare risposte immediate alle persone in sofferenza, proponendo la Case di comunità, una ogni 20 mila abitanti. Cosa sono?
«Sono luoghi di servizio dove medici, privati e associazioni possano aiutare gli anziani, dallo spid alla gita. Molti anziani sono in gamba ma vivono soli, hanno bisogno di contatti ecco perchè propongo la persona di compagnia. Un servizio, in collaborazione con il terzo settore di visite agli anziani non autosufficenti».

Ma non ci sono solo loro...
«Per questo propongo di incentivare l'assistenza domiciliare integrata realizzando in ogni quartiere come propone il Pnrr le Case della Salute dove mettere ambulatori di medici di base, infermieri di comunità, psicologi, specialisti, in rete con assistenti sociali, mediatori e mondo del volontariato. Sarebbe un modo di contrastare la deriva attuale che vede l'eccellenza in ospedale ma la medicina del territorio lasciata sguarnita o in mano ai privati. Il medico di prossimità sarebbe una via d'uscita».

E dietro l'angolo si profila l'emergenza sfratti finora ammortizzata dalla pandemia.
«Abbiamo una fortissima emergenza abitativa perchè molte famiglie sono rimaste senza lavoro. È fondamentale cominciare a sollecitare fortemente l'Ater a una politica di recupero del patrimonio, ovviamente anche di quello che amministra per il Comune e levare la burocrazia dalle assegnazioni. Vedremo se l'accordo che il Comune dice di avere fatto poi andrà avanti».

Pensa che questa visione manchi?
«Sento parlare di grandi opere, di amministrare l'ente pubblico come un'impresa. Beh, io la macchina la conosco bene e posso dire che non è così perchè punta a un obiettivo diverso, il benessere dei cittadini aprendo spazi, soprattutto per i giovani. Dunque tagliamo sull'Appiani e mettiamo risorse per i più deboli. È giustizia sociale. Ho fatto un sondaggio e questo chiedono. Il centro culturale S. Gaetano è un'aula studio, perchè non metterci una biblioteca per ragazzi aprendo una sezione dedicata all'infanzia? E poi mostre dedicate ad artisti padovani non a grandi happening slegati dal territorio».

Sì, ma i soldi?
«Arriveranno soldi come non mai in questi anni. E secondo me bisogna investire sulle persone più che sugli edifici. Anche puntando ai dividendi Hera. Arrivano 6 milioni? Siccome Hera li ha fatti con i cittadini questi soldi ritornino alla famiglie sotto forma di servizi. Padova deve essere pronta sin da subito e nel bilancio di assestamento e in quello di previsione vogliamo mettere a disposizione almeno 10 milioni di euro per famiglie e imprese che rischiano di non reggere l'urto della spirale di costi di gestione della casa e dell'impresa sempre più alti e di prezzi al consumo che inevitabilmente risentono del caro bollette».

A proposito di grandi opere e monumenti lei vuole rivedere la gestione dell'ex Foro Boario in Prato, dell'ex macello e del castello carrarese...
«Vorrei che l'ex Foro fosse destinato a usi civici rivedendo il progetto di finanza con i privati. L'ex macello deve diventare uno spazio per la creatività giovanile. Sul castello stiamo lavorando a un progetto con l'Università di rivalutazione di tutta l'area. Ci sono bandi europei che non vengono studiati proprio perchè l'ufficio comunale ha solo tre addetti, pure eccezionali».

Il contrasto alla violenza sulle donne è un punto dirimente del suo programma.
«Penso che sia il momento di istituire una cabina di regia fra tutti gli enti per capire il fenomeno e concordare le strategie. Io sono avvocato di famiglia, vedo le situazioni, capisco che quando una donna chiede aiuto non occorre solo consolarla, ci vuole un percorso dietro già pronto di assistenza e accoglienza. Una donna maltrattata ha una ricaduta su tutta la famiglia. Di qui passa anche il sostegno alle politiche di genere per prevenire discriminazioni multiple di orientamento sessuale, disabilità, origini etniche».

Dalle donne ai giovani, violentati dalla pandemia, il passo è breve...
«I giovani vanno ascoltati. I casi che si presentano alla Psichiatria dell'ospedale sono in aumento vertiginoso. Non so perchè nessuno ne parli ma questa è la vera emergenza di questi tempi. Organizzare un servizio di ascolto per i ragazzi e di supporto alle famiglie è il minimo. Anche qui non bisogna fermarsi allo sportello e basta, ci vuole la presa in carico».

Qualcosa per staccarli dal telefonino?
«Penso a biblioteche decentrate e moderne una per quartiere, veri luoghi di aggregazione, dotate di pc. Ho fatto lesempio dell'ex asilo fra via Goito e via Salerno ma può essere l'ex casetta Bertha per i doposcuola».

Lo sport potrebbe essere un veicolo privilegiato?
«Sicuramente. Ma anche qui, capiamoci. Il calcio costa 400 euro più 35 di assicurazione. Non è che tutte le famiglie se lo possono permettere, anzi sono proprio quelle più a rischio a non avere soldi. Dunque proponiamo accessibilità gratuita o comunque agevolata a certi impianti o corsi».

Però c'è anche l'altra faccia. La Movida molesta...
«I cittadini devono vivere, ma il progetto non è chiudiamo i bar. Io penso a un ruolo forte dell'Università e del Comune per offrire spazi alternativi, come ho detto».

Una città si regge se il suo tessuto commerciale funziona. A Padova però sono nati molti negozi di grandi catene negli ultimi anni. Lei come la vede?
«Faccio un esempio macroscopico. Il ghetto in centro storico è morto. A volte certe vie sono più morte dei quartieri. Manca pure la segnaletica per indicare che c'è vita... Dunque il Comune promuova un tavolo di concertazione e co-progettazione con le associazioni di categoria e gruppi di negozianti. Non solo: incentiviamo anche i taxi a portare gente in centro».

Ci spiega meglio il piano?
«Incentivare la riapertura di negozi vuoti promuovendo l'attività degli under 30 con una fiscalità di vantaggio sulle tasse comunali. E istituire il social street con categorie e Camera per comunicare le attrattive della città».

Andiamo al sodo. La Prandina?
«Una volta che l'hai aperta come parcheggio non puoi chiuderla. Per me lo spazio va riqualificato con un concorso d'idee, ma il parcheggio deve rimanere».

Anche quello in piazza Insurrezione?
«Certo, un posto per raggiungere il centro ci dev'essere. Il titolare del negozio in riviera ponti romani vicino alla mia sede dice che i clienti li va a prendere lui in macchina».

Molto si parla di risparmio di energia. Lei che cosa propone?
«Ne ho parlato con Arturo Lorenzoni. La mia proposta è la messa a bando per il quinquennio della fornitura dell'energia elettrica e del gas in concerto con università e con le altre amministrazioni pubbliche quali azienda ospedaliera e Iov. Ci attendiamo da questa gara unica della comunità energetica più grande del Veneto un abbattimento di almeno il 15% dei costi di energia elettrica e gas, che gravano sulla spesa corrente per il 2022 per almeno 18 milioni di euro».

A proposito di energia. La Regione vuole sviluppare l'inceneritore. È d'accordo?
«Prima di tutto debbo dire che un ricorso al Tar è il fallimento di un'amministrazione che doveva comunicare con loro perchè qui si tratta di risarcire i cittadini. Allo stato attuale il termovalorizzatore di Padova produce 176mila megawatt ora di energia anno. E con la quarta linea la produzione andrà a oltre 220mila megawatt. Vogliamo capire a quanto Hera vende questi megawatt consumati dai padovani e qual è il margine operativo della macchina di viale della Navigazione Interna. Chiederemo a Hera un maxi dividendo per Padova visto che qui si produrrà più energia per passare dagli attuali 6 milioni di euro ad almeno 10 milioni di euro di entrata corrente da dividendi all'anno e lo faremo come mandato preciso del consigliere di amministrazione che per conto di Padova siede nel cda».

E per le famiglie?
«Piano straordinario di intervento di Camera di Commercio e Fondazioni bancarie a supporto delle imprese e delle famiglie in difficoltà: occorre mettere al riparo dai distacchi di energia elettrica e gas almeno 30mila famiglie padovane che secondo tutte le recenti stime rischiano di avere serie difficoltà a pagare le bollette, grazie a un fondo straordinario di garanzia a cui anche il Comune aderirà e che sia finanziato da Camera di Commercio, Regione e Fondazioni Bancarie. Bastano in tutto 5 milioni di euro per mettere al sicuro l'inverno delle famiglie dei padovani più fragili».

Se si andasse al ballottaggio lei come si schiererebbe?
«Noi vogliamo fare il nostro risultato, siamo concentrati sul programma. Poi ci porremo il problema nel rispetto dei nostri elettori».

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