Flor avvisa ospedali e Ulss: altro che picco, il peggio deve ancora arrivare

Venerdì 26 Marzo 2021 di Mauro Giacon
Flor avvisa ospedali e Ulss: altro che picco, il peggio deve ancora arrivare

PADOVA Altro che picco. Il peggio deve ancora arrivare se ieri il direttore generale della Sanità veneta, Luciano Flor, ha diramato un dispaccio a ospedali e Ulss 6. Entro il 29 marzo tutti gli interventi chirurgici programmati che hanno bisogno di un letto di terapia intensiva dopo l'operazione, vanno bloccati. Tradotto significa che quei posti letto di terapia intensiva servono per i gravi Covid e quel personale deve dedicarsi solo a loro.
GLI AMBULATORI
Anche le visite in ambulatorio negli ospedali sono sospese, a parte le prime visite specialistiche, quelle dell'area materna infantile, oncologica, delle malattie rare e quelle ritenute proprio non rinviabili per le condizioni dei pazienti. La regola vale ovviamente anche per gli ospedali dell'Ulss 6, Schiavonia (dove già l'attività chirurgica era al lumicino), Cittadella, Camposampiero e Piove.
L'IMPATTO
È come se avesse detto: la tempesta sta arrivando, preparatevi. Per il Giustinianeo e il S. Antonio i due ospedali cittadini da quasi 2mila posti significa una ulteriore restrizione. Al centrale dai 250 interventi di routine, sotto Covid si è già passati a 180. Dalle 4.500 visite a 3.500. Gli ospedali non si fermeranno. Dal punto di vista dell'impatto sui numeri gli interventi di grande chirurgia che necessitano di terapia intensiva post operatoria sono circa 6-7 al giorno, per 35 posti letto alla settimana. Ma sono questi i posti di cui è a caccia la Regione visto che il bollettino di ieri dava 141 ricoverati fra i due ospedali cittadini. Di questi 33 persone in terapia intensiva al centrale che ha 29 posti disponibili e 17 al S. Antonio che ne ha 18.
Dunque se i posti nelle rianimazioni del Giustinianeo sono 29, di cui 18 in quella principale al terzo piano del monoblocco e 11 al quinto piano del policlinico, i conti tornano solo se si sono allestite altre sale in emergenza.
LA CACCIA
E la conferma viene dal preside della Scuola di Medicina, Stefano Merigliano. «Ne abbiano anche di sparsi, quattro letti al quarto piano del monoblocco, altrettanti al primo». E poi ci sono le rianimazioni dei reparti come cardiologia e pediatria. Che però non si dovrebbero toccare.
IL PROBLEMA
La fame di posti letto si sposa a una particolare evenienza di questo periodo. «In questa terza ondata abbiamo ricoverato nelle terapie semintensive il doppio di pazienti rispetto a gennaio. Tutti giovani, intendo fra i 40 e i 60 anni». Questo significa che non c'è più il cuscinetto di posti letto garantito a coloro che arrivavano ma che si sperava di non intubare, oppure a quelli che ne uscivano. E adesso? «Bisogna guardare in faccia la realtà. Operiamo gli oncologici urgenti, facciamo i trapianti, le urgenze e gli interventi di routine. Se si presenta un paziente con un cancro al rene per un intervento programmato dovrà aspettare qualche giorno, ma non gli creerà problemi. Le urgenze? Ieri abbiamo preso un accordo con il S. Antonio. Di notte le urgenze chirurgiche le facciamo noi, di giorno loro».
I NUMERI
A Schiavonia ieri 127 ricoverati. A 150 l'ospedale è solo Covid. A Cittadella sono 55, a Camposampiero 32. Non va meglio il report di giornata che parla di 415 nuovi contagi 9.674 malati e 1.556 morti. Merigliano. «E vogliono fare la zona arancione. Bene, facciamola. Ma senza la copertura del 60 per cento di popolazione vaccinata gli ospedali resteranno pieni, perché la gente andrà ai compleanni e alle feste e alla fine saremo così pieni che non potremmo curare neanche gli altri malati».

 

Ultimo aggiornamento: 27 Marzo, 20:02 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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