Ahmed, scatta la solidarietà alla famiglia: 330 donazioni per il funerale

Sabato 30 Aprile 2022 di Luca Ingegneri Marina Lucchin
Il ponte sotto il quale il ragazzo è annegato

PADOVA - Ahmed Joudier è morto annegato. Lo conferma l’autopsia. E ora la famiglia attende il nulla osta della Procura per poter organizzare i funerali del ragazzo. E la rete si mobilità per sostenere la famiglia colpita dal lutto: già quasi 5mila euro sono stati raccolti su GoFundMe grazie a oltre 330 donazioni. L’organizzatore della campagna è Soufiane Malhouni: «In questo momento difficile di dolore e sofferenza la signora Latifa, la madre di Ahmed, si trova a dover far fronte alle spese per il funerale e la sepoltura. Per questo chiedo a tutti un aiuto da destinare alla famiglia».
 

L’INDAGINE
L’autopsia compiuta dal medico legale Andrea Porzionato conferma che il quindicenne studente del Bernardi si è tolto la vita gettandosi nelle gelide acque del Brenta nella notte tra giovedì e venerdì della settimana passata. Nei suoi polmoni sono state ritrovate notevoli quantità d’acqua. Il corpo del ragazzo non presenta alcun tipo di ferita riconducibile ad un evento violento. La Procura può quindi escludere con assoluta certezza responsabilità attribuibili ad altre persone. Restano ora da completare gli esami di natura tossicologica per i quali il medico legale avrà sessanta giorni di tempo.
Saranno invece gli accertamenti tecnici che il sostituto procuratore Andrea Girlando ha affidato al perito Luigi Nicotera a poter fornire risposte sulle ragioni che hanno spinto Ahmed al gesto estremo. L’esperto informatico avrà il compito di scandagliare le memorie del telefono cellulare e della play station dello studente a caccia di indizi utili alle indagini, focalizzate su una possibile istigazione al suicidio.
 

LE IPOTESI
Anche la famiglia, che non sa darsi una spiegazione riguardo al gesto del ragazzo, propende sempre più per l’ipotesi che dietro la sua morte ci sia il bullismo, in versione “reale” o “virtuale”. In particolare madre e sorella, che si sono rivolte all’avvocato Andrea Sanguin, temono che Ahmed sia rimasto impigliato nella rete di qualche gruppo che adesca giovani e giovanissimi attraverso il web, le app sul cellulare o i giochi on line e li sottopone a sfide “social” che spingerebbero le vittime a prove estreme fino a portarli al suicidio per uscire dal circolo vizioso in cui sono incappati. Per questo saranno fondamentali le risultanze degli accertamenti tecnici sul cellulare Samsung e sulla Playstation del ragazzo.
Le risposte a tutti gli interrogativi potrebbero essere tra le chat di WhatsApp ma anche tra i messaggi scambiati con gli avversari di gioco durante i tornei con la consolle. 
La famiglia, in ogni caso, è convinta che qualcuno sappia tutto e non dica nulla. Per questo motivo sta forzando tutti gli amici a parlare: l’obiettivo è trovare un nome da portare all’attenzione degli investigatori. Certo è che la mamma di Ahmed gli dava dei soldi per giocare con la Playstation che servivano per sfidarsi in rete. Giochi che consentono anche di scambiarsi messaggi e nel far west dei giochi on-line in cui un utente può anche vincere o perdere molto denaro. Un meccanismo che potrebbe aver risucchiato Ahmed in un buco nero di disperazione da cui non ha trovato altro modo che la morte per uscirne.

 

Ultimo aggiornamento: 1 Maggio, 13:51 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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