Rischiano di cadere a pezzi gli affreschi di Giotto per Santa Caterina, parte il restauro

Domenica 28 Marzo 2021 di Nicoletta Cozza
L'impalcatura già montata nella cappella per l'intervento di restauro

PADOVA - L’attribuzione a Giotto, confermata poi da numerosi storici dell’arte, era stata proposta da Francesca Flores d’Arcais. Ma quegli otto mezzi busti dipinti nell’arco della Cappella di Santa Caterina, costruita all’interno della Basilica del Santo nel Duecento, nonostante portino la firma del Maestro del Trecento autore del magistrale ciclo nella Cappella degli Scrovegni, da più di mezzo secolo evidenziavano i segni del tempo e necessitavano di un intervento di recupero che è cominciato ieri, con l’allestimento dei ponteggi.

Il restauro, voluto dalla Delegazione Pontificia, d’intesa con Comune, Università a Fondazione Cariparo, durerà sei mesi e verrà monitorato dalla Soprintendenza. Il costo del primo stralcio ammonta a 160mila euro. 

Le pareti affrescate in certi punti sono addirittura sfaldate e dunque c’è il pericolo che si stacchi qualche porzione di intonaco dipinto da Giotto. Alla luce di ciò si è deciso di procedere dopo una serie di accertamenti non invasivi affidati al Centro interdipartimentale di ricerca per i beni archeologici e storico artistici dell’Ateneo, e gli elementi raccolti daranno indicazioni sulle modalità di intervento per il consolidamento e il recupero delle superfici decorate dal grande Maestro fiorentino.
Per le analisi è previsto l’utilizzo di ultravioletti e infrarossi in modo di verificare le tecniche esecutive, le manomissioni e i restauri avvenuti nei secoli. Lo studio del Bo si pone poi anche l’obiettivo di suffragare una tesi recente, in base alla quale ci potrebbe essere un legame tra la figura di una scrofa e la famiglia Scrovegni.
La Cappella di Santa Caterina, decorata da Giotto nei primi anni del Trecento, era già stata sottoposta a un restauro un secolo fa. Oltre che da Magani, il cantiere sarà seguito dalla storica Monica Pregnolato, con la direzione scientifica di Giovanna Valenzano e quella tecnica di Cristina Sangati.
I COMMENTI
Nell’operazione iniziata ieri sono diversi gli attori coinvolti, in primis appunto la Basilica di Sant’Antonio. «Il precario stato di conservazione degli affreschi giotteschi, messo in evidenza nel maggio del 2013 quando per effetto del terremoto cadde una parte d’intonaco delle volte del tornacoro, da anni imponeva un intervento di sistemazione - ha osservato il Delegato Pontificio, monsignor Fabio Dal Cin - . Il progetto, autorizzato già allora dalla Soprintendenza e confermato adesso dall’attuale sovrintendente Fabrizio Magani, trova oggi attuazione grazie al sostegno del Comune e della Fondazione. Possiamo così tramandare ai posteri le immagini delle Sante delineate da Giotto nel sottarco, segno della devozione femminile a cui è legata la storia della Basilica fin dall’origine».
«Il Comune - ha aggiunto l’assessore Andrea Colasio - , che ha promosso la candidatura di Padova Urbs Picta per i cicli trecenteschi, ha dato il suo sostegno per il restauro della Cappella dipinta al Santo dallo stesso Genio che ha affrescato gli Scrovegni. Il ripristino dei dipinti permetterà di far conoscere al mondo la straordinaria cultura carrarese, che affonda le sue radici nell’opera di Giotto che dipinse per i frati di Sant’Antonio e per la famiglia Scrovegni».
«La Basilica del Santo - ha concluso Gilberto Muraro, presidente della Fondazione Cariparo - è uno dei monumenti che contraddistingue Padova nel mondo e per il quale la Fondazione ha sostenuto in passato importanti interventi di restauro. Non poteva mancare quindi il contributo a questo prezioso lavoro».

 

Ultimo aggiornamento: 08:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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