Gli alloggi popolari non bastano: le seconde case in affitto ai poveri

Mercoledì 9 Gennaio 2019 di Francesco Cavallaro
Gli alloggi popolari non bastano: le seconde case in affitto ai poveri
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ALBIGNASEGO - Zero alloggi Ater disponibili e il Comune affitta immobili di privati, per lo più seconde case, per le famiglie residenti meno abbienti. Undici, in totale, i nuclei che beneficiano di appartamenti reperiti sul libero mercato da palazzo Obizzi. Peraltro, le previsioni per l'anno in corso parlano chiaro, come sottolinea l'assessore competente in materia Valentina Luise: «Bisognerà trovare un'adeguata sistemazione a ulteriori quattro famiglie, in predicato di venire sfrattate». A tal proposito il Municipio ha già accantonato 62mila euro per pagare quota parte del canone d'affitto. «Stiamo affrontando una continua emergenza chiarisce lo stesso assessore . In attesa della nuova  palazzina Ater che sorgerà a Lion, in grado di ospitare diversi miniappartamenti, siamo chiamati a risolvere le varie criticità con il metodo di Casa buona». In pratica, i proprietari di seconde abitazioni vengono invitati dall'amministrazione a metterli a disposizione della comunità, per l'appunto a favore di abitanti con scarse risorse economiche. In cambio, non pagano né Imu né Tasi, per un risparmio di circa 1.000 euro all'anno. Hanno inoltre l'assicurazione di riscuotere l'affitto in maniera regolare: il Municipio fa da garante. 
IL RISCONTROL'iniziativa, in realtà, sembra essere stata accolta tiepidamente dagli albignaseghesi. «La maggioranza dei proprietari di seconde case preferisce ancora affidarsi alle agenzie tradizionali spiega Luise - Qui gli annunci di affitto rimangono fuori massimo una settimana, poi c'è sempre qualcuno interessato che conclude il contratto». Su un totale di 5.000 euro, l'ammontare degli affitti mensili degli undici appartamenti, il Comune contribuisce con una quota di oltre 3.000 euro. I rimanenti 2.000 euro sono a carico degli inquilini: in media, dunque, questi pagano una cifra compresa tra i 50 e i 150 euro al mese. Quasi una cifra simbolica. «L'importante non è tanto il valore in sé, quanto che i beneficiari mandino un segnale, a seconda delle loro capacità economiche. Mi preme ricordare che non siamo un'agenzia immobiliare dove ci si può rivolgere per chiedere un immobile a prezzi ribassati. Anche ai meno abbienti non viene regalato nulla». L'assessore si augura che a breve qualche altro proprietario raccolga il suo appello: «Il contratto denominato Casa buona dura due anni e può essere rinnovato per un ulteriore biennio». «Gli appartamenti affittati vengono costantemente monitorati dagli uffici dei servizi sociali: a loro il compito di verificare che siano mantenuti in buono stato. Al termine del biennio gli inquilini sono tenuti a riconsegnarli come li hanno trovati».
 
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