Maurizio Ulliana si racconta: «Gondole, film e museo, la mia vita sull'acqua: mare, laguna e fiumi»

Mercoledì 16 Novembre 2022 di Iris Rocca
Maurizio Ulliana racconta della sua vita legata all'acqua

PADOVA -  Udine, Mestre, Roma, Vicenza, Londra, Padova. Non sono città di mare quelle in cui ha abitato nei suoi 61 anni Maurizio Ulliana, eppure l’acqua e la navigazione hanno condizionato la sua vita familiare e professionale fino a renderlo presidente dell’associazione Traditional Venetian Boats. 

Come arriva un uomo di città al timone di tante barche e del Museo della navigazione fluviale di Battaglia Terme? 
«È stata una progressione. I primi ricordi li ho da piccolo al mare sulla canoa gonfiabile dei formaggini. Un rapporto che è cresciuto tra gommoni, windsurf, barche a vela, gondole».

Perché lei è anche gondoliere... 
«Negli anni ’90 mi sono appassionato alle tecniche di voga alle veneta e ho seguito un corso di gondola a Venezia.

Sono iscritto alla Camera di Commercio come conducente di barche a remi. Potrei esercitare la professione come fanno a Venezia, ma mi diletto come gondoliere padovano solo per finanziare l’associazione». 

A Padova conosce meglio i canali delle strade. 
«Ho sempre pensato che vivere la propria città dall’acqua dia la possibilità di conoscerla davvero nella sua natura, così con gli Amissi del Piovego iniziai a vogare con le tre mascarete che avevamo».

Le sue prime emozioni nelle acque patavine? 
«Tristemente. La prima volta che ho messo in acqua la mia Giallina dalla golena di via San Massimo verso il ponte del Carmine me la ricordo bene: era una giungla. Sterro e pulizia dovevano ancora essere fatti». 

Poi molte cose sono cambiate, anche grazie a lei. 
«Partendo da Padova sono andato fino in laguna: era emozionante relazionarsi con le mura del ‘500, ma devastante realizzare le dinamiche dell’incuria amministrativa. È venuto spontaneo, così, dare il via alle prime raccolte dei rifiuti, alle campagne “Piovego pulito” e qualche risultato si è visto». 

Un impegno che ha portato anche sullo schermo. 
«I documentari con Michele Parisi su Padova sono stati importanti, quanto aver lavorato ora con Michele Angrisani alla trasposizione del libro di Malaguti “Se l’acqua ride”. Tutto questo passando per il documentario su Riccardo Cappellozza, il film su Ligabue, alcune pubblicità e Spider Man. Sì, a Londra ho fatto il gondoliere anche nel film Spider Man: venti giorni di riprese negli studios dove avevano ricostruito Venezia. Indimenticabile!».

Di lei la stampa estera parla come del gondoliere che accompagnava gli inglesi da Stratford-upon-Avon a Londra, passando per Oxford. 
«Nel 2016 ricorrevano i 400 anni dalla scomparsa di Shakespeare, che nelle sue opere aveva citato più volte le gondole. A villa Contarini a Piazzola sul Brenta organizzavo i giri nel laghetto per gli spettacoli teatrali, mentre nei giorni in cui lavoravo a Londra vogavo nei loro canali e, dalla città in cui nacque il poeta, raggiunsi la city in un mese di navigazione: 350 km, un tratto di Tamigi e 200 conche». 

Viveva in gondola, dunque? 
«Era attrezzata tipo tenda e ci dormivo. Ma lì è molto diverso: lungo i canali ci sono i pub con servizi liberi all’accesso, docce e lavanderie. Le barche sono usate da turisti, lavoratori e per trasportare gas, carbone, legna. Un sistema con 2000 km di percorsi navigabili integrati in città come in periferia. Veri luoghi di socializzazione». 

Ancor più che in Veneto. 
«Nei paesini veneziani, l’acqua è ancora al centro della vita. Con Padova la differenza è abissale: qui anche chi abita lungo il fiume difficilmente ha il barchino. Le amministrazioni non hanno fatto scelte che stimolassero l’uso del corso d’acqua: nessuna banchina mobile galleggiante, solo fisse e inservibili. Negli anni ‘60 si è tombinato il naviglio interno e ora si è cementificato un mandracchio alle Porte Contarine, mettendoci sopra il monumento Memoria e Luce, bloccando house boat e battelli turistici». 

Cosa le fa paura?
«Temo che le persone smettano di vedere il mondo dall’acqua. È nostro habitat e nutrimento, eppure viviamo un momento paradossale: la siccità e contemporaneamente la crescita dei mari. Dovremmo organizzare la desalinizzazione dell’acqua del mare, come alcuni paesi arabi». 

È un suo programma per il futuro? 
«Ho progetti più piccoli. Burcioland, ad esempio, con più barche possibili in acqua, tra fiumi e canali. L’associazione ha già raccolto 25 scafi e, trovando i fondi giusti, sarebbe bello creare un punto di attrazione turistica e di avvicinamento ai fiumi. Potrei anche fondare il partito dell’acqua – scoppia a ridere. – In realtà per risolvere molti problemi basterebbe un sistema amministrativo più semplice e fluido. Come l’acqua».

Ultimo aggiornamento: 17 Novembre, 10:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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