Tragedia alle Acciaierie Venete, salgono a otto i manager a processo

Un'enorme siviera piena di acciaio fuso a 1600 gradi crollò a terra, morirono due operai dopo mesi di sofferenze

Mercoledì 13 Luglio 2022 di Marina Lucchin
La siviera con acciaio fuso crollata alle Acciaierie Venete: due morti. Otto rinviati a giudizio

PADOVA - Sono otto le persone rinviate a giudizio dal giudice Elena Lazzarin per il tragico indicente del 13 maggio 2018 alle Acciaierie Venete costato la vita a due operai.
A giugno dell'anno scorso, quando il Gup mandò a processo i primi sei, la posizione di Nicola Santangelo il presidente del cda della Danieli Centro Cranes spa e il consigliere con delega all'esecuzione dei collaudi Giancarlo Tonoli venne stralciata, con la disposizione per i due di comparire nuovamente davanti al giudice Lazzarin che aveva disposto una perizia successiva alle consulenze richieste dal pubblico ministero Valeria Sanzari.

E ieri ha avuto luogo l'udienza.

LA PERIZIA
Secondo i tecnici super partes, il perno cui era agganciata l'enorme siviera che conteneva l'acciaio fuso, il cui cedimento provocò la morte dei due operai romeni, aveva un difetto di progettazione. Per questo, dunque, anche Santangelo e Tonoli sono stati rinviati a giudizio per omicidio colposo, come chiesto dalla pubblica accusa.
Nel giugno dell'anno scorso erano finiti già alla sbarra Alessandro Banzato, presidente del consiglio di amministrazione della società e il dirigente dello stabilimento Giorgio Zuccaro, titolare della delega in materia di sicurezza. Quindi Vito Nicola Plasmati, legale rappresentante della Hayama Tech, con sede a Fagagna (Udine), la ditta incaricata della manutenzione degli impianti nello stabilimento di Camin di cui erano dipendenti i due operai deceduti. Poi i due amministratori della Danieli Officine Meccaniche spa di Buttrio (Udine), l'azienda che ha fornito nel 2014 alle Acciaierie Venete la traversa di sollevamento della siviera, Gianpietro Benedetti e Giacomo Mareschi Danieli. Infine Dario Fabbro, responsabile della sede bresciana della Danieli, la società che avrebbe rilasciato il certificato di conformità del prodotto alle norme europee.
A questi, dunque, ora si aggiungono Nicola Santangelo, già presidente del consiglio di amministrazione di Danieli Centro Cranes spa, fino al 12 giugno 2015, difeso dall'avvocato Maurizio Miculan, e Giancarlo Tonoli, consigliere di Danieli con delega all'esecuzione dei collaudi fino al giugno 2015, difeso dall'avvocato Emanuele Fragasso.

I FATTI
Era domenica 13 maggio del 2018, intorno alle sette del mattino, quando una siviera - ovvero un enorme calderone sospeso, carica di acciaio fuso per circa 90 tonnellate, con una temperatura di 1.600 gradi, è caduta a terra. Il contenuto ha travolto come una bomba di fuoco quattro operai che stavano lavorando all'interno di un capannone delle Acciaierie Venete.
Sergiu Todita, 39 anni, sposato e con una figlia all'epoca di 14 anni, è morto dopo un mese dall'incidente all'ospedale di Cesena per le ustioni riportate su tutto il corpo. Il suo amico Marian Bratu, 44 anni, è sopravvissuto sette mesi in più ed è deceduto il pomeriggio di Santo Stefano nel suo letto di ospedale nel Centro Grandi Ustionati di Padova. Gli altri due feriti, invece, rimediarono una prognosi di oltre 300 e di oltre quaranta giorni per le ustioni riportate soprattutto sulle gambe.
Il più grave era David Di Natale, l'operaio 45enne di origini siciliane, residente a Santa Maria di Sala, rimasto ustionato sul 70% del corpo e guarito dopo trecento giorni di malattia. Lavorava alle dipendenze di Hayama Teac Service Srl, la ditta udinese incaricata della manutenzione degli impianti nello stabilimento di Camin.

Ultimo aggiornamento: 08:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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