Rete 5G, contro le super-antenne si mobilita il paese: «Non siamo cavie»

Martedì 16 Aprile 2019
Rete 5G, contro le super-antenne si mobilita il paese: «Non siamo cavie»
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CINTO - Trecento firme, raccolte in due mezze giornate, per dire no alla sperimentazione 5G, di cui Cinto Euganeo dovrebbe essere cavia insieme ad altri 119 piccoli comuni della penisola. La settimana scorsa, nelle giornate di martedì e venerdì, il Comitato locale contro l'elettrosmog, insieme a Lasciateci respirare Monselice e all'associazione Apple di Padova, ha organizzato una petizione. Nel presidio allestito in piazza a Fontanafredda ben 300 persone sono passate a sottoscrivere lo stop alla sperimentazione del cosiddetto internet delle cose che rientra nell'Action Plan della Commissione Europea. Se da un lato l'iper-connessione wi-fi tra dispositivi mobili, elettrodomestici e oggetti di consumo presenta enormi potenzialità sul fronte dei servizi, dall'altro ci sono i potenziali rischi sulla salute umana. La rete 5G utilizzerà frequenze altissime, 11 volte superiori all'attuale 4G, sfruttando migliaia di nuove antenne a corto raggio, i cui effetti sull'uomo non sono ancora stati accertati.
 


«In assenza di studi indipendenti va applicato il principio di precauzione, come sostengono gli oltre 220 scienziati esperti di danni biologici causati dai campi elettromagnetici che hanno chiesto all'Europa la moratoria sul 5G. afferma Mariano Salvato, referente del Comitato contro l'elettrosmog E' l'invito che rivolgeremo anche al sindaco di Cinto attraverso una lettera che faremo protocollare nei prossimi giorni, allegando le firme raccolte».
MISSIVA
La missiva è quella che un gruppo si associazioni (Apple, Associazione italiana Elettrosensibili, Mamme No Pfas e Centro Tutela Consumatori Utenti e il Comitato per il Bene Comune) ha già indirizzato a inizio aprile ai primi cittadini e agli assessori all'Ambiente dei 7 comuni veneti inclusi nella sperimentazione. Cinto è l'unico paese del Padovano a rientrare nella lista nera, di cui fanno parte anche i comuni vicentini di Laghi, Gambugliano e San Germano dei Berici, i bellunesi La Valle Agordina e Vallada Agordina e Bevilacqua, in provincia di Verona. «Che cosa può fare un sindaco? si legge nella lettera può dire no all'implementazione 5G nel proprio territorio e prepararsi ad affrontare anche in tribunale la questione». La mossa suggerita al primo cittadino è la richiesta formale ai Ministeri competenti (Salute e Ambiente) di certificare per iscritto, con dati scientifici indipendenti che non siano frutto di ricerche finanziate dai gestori delle reti, che la tecnologia 5G non nuocerà alla salute della popolazione. Una richiesta che va a braccetto con quella da rivolgere ai gestori che vogliono implementare il 5G, che dovrebbero certificare l'innocuità degli impianti. Di fronte a un eventuale silenzio o a risposte insoddisfacenti, «il primo cittadino sostengono le associazioni potrà e dovrà colmare il vuoto a tutela della salute con provvedimenti opportuni, quali ordinanze contingibili e urgenti. Se a fare questo passo saranno tanti sindaci, assieme alle azioni dei loro cittadini, la moratoria potrà diventare reale ove ancora è possibile. Molti comuni del resto, sono stati inseriti nell'elenco della sperimentazione dall'Agcom, senza essere stati preinformati». Il sindaco Lucio Trevisan, a metà marzo, aveva inviato una lettera alle autorità competenti (Agcom in primis) proprio per chiedere delucidazioni su questa sperimentazione calata dall'alto.
Maria Elena Pattaro
Ultimo aggiornamento: 10:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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