«Noi 007 dei misteri del mare: pronti a partire 24 ore su 24, Natale compreso»

Sabato 6 Aprile 2019 di Elisa Fais
«Noi 007 dei misteri del mare: pronti a partire 24 ore su 24, Natale compreso»
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PADOVA -  «Due terzi dello stomaco erano occupati dalla plastica, ciò ha avuto un effetto negativo sulle condizioni di salute dell'animale e anche sulla gravidanza». Questi sono i primi risultati che emergono dalle analisi del gruppo di ricercatori del Dipartimento di Biomedicina comparata e alimentazione (Bca) dell'Università di Padova, sulla mamma capodoglio che nei giorni scorsi ha riacceso l'interesse sul tema dell'inquinamento nei mari. L'animale spiaggiato è stato ritrovato senza vita giovedì 28 marzo a Cala romantica, a Porto Cervo, in Sardegna. Dopo la chiamata della capitaneria di porto, il team del campus Agripolis è immediatamente partito verso le coste sarde per recuperare il corpo del cetaceo. Il gruppo, coordinato dal docente di anatomia patologica veterinaria Sandro Mazzariol, è composto da giovani precari d'eccellenza.

C'è Cinzia Centelleghe, 33 anni, borsista; Michele Povinelli, 38 anni, tecnico; Jean-Marie Graic, 30 anni, borsista; Nicolò Rensi, 28 anni, dottorando e Davide Pedrotti, 33 anni, studente. «Siamo arrivati venerdì, ma ci siamo subito resi conto che era impossibile eseguire una necroscopia sul luogo di ritrovamento racconta la dottoressa Centelleghe l'animale era in mezzo agli scogli, era troppo pericoloso. Con l'aiuto della capitaneria di porto e dei vigili del fuoco abbiamo spostato il cetaceo in un terreno ad Arzachena, in Gallura». All'interno del capodoglio sono stati ritrovati ventidue chili di plastica: decine di buste, teli, piatti, una rete aggrovigliata e persino un sacchetto con lo scontrino di un prodotto ben leggibile. Lungo otto metri e mezzo e pesante otto tonnellate, l'animale aveva in pancia anche un feto di due metri e mezzo, probabilmente già morto da qualche tempo.

GRAVIDANZA «Era quasi al termine della gravidanza aggiunge la dottoressa Centelleghe E' ancora presto per definire l'effettiva causa di morte, stiamo portando a termine analisi più approfondite sui campioni biologici prelevati, ma la plastica ha avuto un effetto negativo. Ogni giorno questi animali mangiano cibo per il 3% del loro peso, prediligono calamari di profondità lunghi fino a due metri. Per cacciare non usano la vista, ma il suono. La plastica dà un'immagine di ritorno simile a quella dei calamari, perché fluttua. Il materiale indigeribile si accumula nello stomaco nel corso degli anni, causando un deperimento progressivo. Possiamo ipotizzare che la mamma non riuscisse ad avere sufficiente energia per la gravidanza». La testa del capodoglio e i campioni biologici sono arrivati al campus di Legnaro domenica mattina. Da oltre 10 anni, l'Università di Padova si occupa di balene e delfini. Esistono ben otto specie nel Mar Mediterraneo, tra cui anche la balenottera comune e il capodoglio.

Gli spiaggiamenti sono testimonianza di questa presenza e il personale del Dipartimento di Biomedicina comparata e alimentazione è coinvolto in questi eventi con due entità tecniche finanziate dal Ministero dell'ambiente: il Cetaceans' stranding Emergency Response Team (Cert) e la Banca dei tessuti per i mammiferi marini del Mediterraneo. Gli esperti padovani sono punto di riferimento nazionale per il monitoraggio degli spiaggiamenti anomali, ovvero quelli che coinvolgono più animali e di grosse dimensioni. «Siamo disponibili h24, sette giorni su sette comprese le festività sottolinea il professor Mazzariol Ci è capitato di partire anche sotto le feste di Natale per un altro capodoglio spiaggiato. Siamo gli unici in Italia a garantire questo tipo di analisi e di raccolta dati». Il gruppo dell'Agripolis è risultato tra i 180 dipartimenti di eccellenza delle università italiane, ai quali il Miur ha destinato un budget annuale di 271 milioni di euro. Il progetto di sviluppo si chiama Ecce Aqua. «Tra gli obiettivi c'è l'attivazione di un master e il potenziamento della Banca dei tessuti fa presente Mazzariol Grazie a stampanti 3D realizzeremo modelli a fini educativi, che andranno ad integrare il nostro museo. Entro il 2020 creeremo un delfino virtuale, per aiutare gli studenti a comprendere l'anatomia veterinaria. Inoltre i fondi ci permettono di pagare le borse di studio ai nostri giovani».

    
Ultimo aggiornamento: 7 Aprile, 11:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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