Inchiesta tamponi, Zaia: «Ci sono 4 mie intercettazioni, ma io parlo veneto e sono tutte in italiano»

Caso Crisanti, il governatore: "Ero al telefono con Toniolo, direttore generale di Azienda Zero, non con un sicario. Per me il virologo resta un valido professionista"

Martedì 3 Gennaio 2023
Luca Zaia

CORTINA D'AMPEZZO -  Nessuna denuncia ad Andrea Crisanti né attacco alla ricerca scientifica, ma difesa della validità delle scelte per arginare l'ondata di Covid e del lavoro personale e di squadra. Luca Zaia ha approfittato oggi, 3 gennaio 2022, della presentazione del suo libro a Cortina D'Ampezzo per togliersi qualche sassolino sull'ultima polemica sollevata dal senatore e microbiologo, e sugli stralci di intercettazioni rivelati da Report nell'inchiesta padovana sui tamponi rapidi.

La polemica verte intorno alle frasi rivolte da Zaia al dg di Azienda Zero, Roberto Toniolo, in cui il presidente si riferirebbe a Crisanti con la volontà di farlo schiantare. «Una cosa che lascia senza parole.

Vedere la vera faccia del potere e come viene esercitato fa orrore», ha detto il microbiologo. Zaia nel pomeriggio ha rivelato che nell'indagine «ci sono quattro telefonate mie; io non ero intercettato, mi hanno detto che non potevano essere pubblicate ma non importa, sono responsabile di quello che dico, e lo confermo». Ma ha anche fatto notare che «con i miei dirigenti io parlo in veneto» e intanto «toni e modalità sono diverse. Al di là delle battute, dico al mio dirigente che è un pò che va avanti questa solfa che abbiamo denunciato Crisanti. Non è vero».

La ricostruzione

Il presidente ha quindi ricostruito tutta la vicenda legata alla pandemia, e di aver chiesto ai tecnici di «notificare alle Procure con cadenza regolare la storia di quello che stavamo facendo, perché è tutta una prova sul campo, e noi avevamo le mani nude. Io penso che abbiamo mandato bancali di carte in Procura». E ha rivendicato per l'ennesima volta di aver deciso «da solo» il tamponamento di massa a Vò Euganeo, chiusa in un cordone sanitario. Crisanti, ha specificato, è intervenuto in seguito proponendo uno studio sull'«enclave» così creata, con tamponi in uscita. Zaia ricorda poi le accuse di «censura» alla libertà di ricerca, che aveva sollevato la protesta del Senato accademico di Padova. «Scopro che i miei - ha riassunto - senza confrontarsi, fanno due righe e dicono "non è vero niente", e la polemica sparisce. Mi son preso settimane di polemiche, insulti. Stavo parlando non con un sicario ma col direttore generale di Azienda Zero, il quale dipende da me, e gli chiedo perché mandare una lettera nel momento in cui andiamo al "vedo", perché - ha notato in conclusione - resto lì a far la figura del bugiardo per settimane». Quanto al rapporto incrinato con Crisanti, Zaia ha detto che «non sono mai state negate le risposte, gli investimenti, e ad oggi, anche se non so che fine abbia fatto il comitato scientifico per il Covid, nessuno lo ha mai sostituito. Resta un valido professionista. Ma, mettevi nei miei panni: mi chiamavano i giornalisti dicendomi che il professore aveva reso pubblici i mie messaggi su whatsapp».

Test molecolari e tamponi rapidi

La gestione del Covid usando solo i test molecolari «era come se io avessi una ventina di naufraghi in mare e tirassi tre salvagenti poi andassi via». E' quanto ha detto Zaia a Cortina, spiegando il ricorso ai tamponi rapidi nella fase acuta della pandemia. «È ovvio - ha proseguito nella metafora - che tiro anche le taniche, tiro corde, faccio di tutto. È esattamente quello che abbiamo fatto. Ovvio, se avessimo potuto avere tamponi molecolari per tutti il problema sarebbe stato gestito in un'altra maniera. Ma anche con 23.000 molecolari al giorno noi avevamo referti a tre, quattro, cinque e anche sei giorni di attesa. Questo è quello che è accaduto, per cui non è stata una partita facile».

Ultimo aggiornamento: 4 Gennaio, 14:19 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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