BELLUNO - Il comando di vigili del fuoco di Belluno è sull'orlo del collasso. Le carenze d'organico si fanno sempre più pesanti: il 2022 ha chiuso con una dotazione sottodimensionata del 17 per cento. In sostanza: manca quasi un quinto delle risorse umane per garantire ai massimi livelli il servizio. E sull'intero comparto aleggia lo spettro di chiusure di distaccamenti o ridimensionamento delle squadre. Una situazione talmente pesante e difficile, tanto che nelle prossime ore essa verrà illustrata al prefetto, Mariano Savastano. A dettagliare la precaria condizione bellunese in cui versa uno dei fondamentali servizi destinati alla collettività è il sindacato autonomo Conapo.
LE DIFFICOLTÀ
VERSO LE OLIMPIADI
«Se calcoliamo che ogni vigile ha in media 133 turni di lavoro annui - spiega Michele De Bernardin - comprendiamo bene che la situazione non è di facile risoluzione. Il comando, attraverso il suo dirigente, Antonio Del Gallo, ha cercato con tutte le risorse a disposizione di far fronte alle criticità in essere, ora pare evidente che la situazione sta diventando ingovernabile e, a meno di interventi massicci di personale, si andrà incontro a possibili chiusure o ridimensionamento delle squadre. Non è possibile che un comando provinciale sede di eventi mondiali, comprese le olimpiadi a meno di tre anni, non sia in grado di far fronte alle esigenze del territorio e dei cittadini». Nel 2026, per essere a regime, serviranno almeno cento unità per rimpiazzare quiescenze ed avvicendamenti. «Riteniamo quindi necessario che la politica locale e nazionale si attivi fin da subito per cercare le possibili soluzioni aggiunge il segretario di Conapo . Magari facendo assunzioni straordinarie finalizzate agli eventi internazionali, pescando il personale da quelle liste di vigili discontinui, dove molti bellunesi attendono da anni la stabilizzazione del contratto. È evidente che Belluno non è una meta ambita dai pompieri neoassunti in Italia: la difficoltà di reperire alloggi e il caro vita non giocano certo a loro favore, inoltre il sistema alquanto discutibile della permanenza di due anni nella sede di prima assegnazione crea un cortocircuito tra quei pochi bellunesi assunti e le disponibilità di sedi vacanti». Per De Bernardin si tratta di capire se sia necessaria una modifica sul sistema di assunzioni, magari cercando una regionalizzazione dei bandi. Entro breve il caso sarà sul tavolo del prefetto. «Siamo certi conclude il segretario che tutti i soggetti interessati abbiano a cuore la sicurezza dei cittadini».
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