Fa le barricate contro la variante e Anas: «Giù le mani dal Vajont, qui non entrate»

Lunedì 5 Agosto 2019 di Olivia Bonetti
Fa le barricate contro la variante e Anas: «Giù le mani dal Vajont, qui non entrate»
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LONGARONE - Farà concretamente le barricate per difendere la memoria del Vajont, minacciata dalle varianti mondiali. Giovanni Battista Protti, che per mestiere la legge la conosce, sa bene a cosa andrà incontro. Eppure domani, alle 15, orario in cui l’Anas si presenterà alla sua proprietà per prenderne possesso, lui bloccherà fisicamente l’esproprio, anche con trattori e mezzi per impedire l’accesso. E va oltre: si è anche autodenunciato al Procuratore della Repubblica di Belluno, con missiva inviata ieri, comunicando la notizia di reato. Rischia di incorrere nel reato di interruzione di un servizio di pubblica necessità con la conseguente pena che arriva a due anni di reclusione. Ma lui va avanti. Su quei suoi terreni, espropriati da Anas per la realizzazione di una variante sulla statale d’Alemagna, in vista dei mondiali di Cortina 2021, non si passa. Lì insiste quel che resta della chiesetta di Faè, spazzata via dalla onda del Vajont. Rimase solo il sagrato, che è lì con una targa che spiega quello che accadde. La chiesetta venne ricostruita poco più in là, sempre sul terreno di proprietà di Protti, traslandone esattamente il sedime. «Intervengo non per manifestare un interesse mio personale - sottolinea Protti, il proprietario -, sugli altri miei terreni nulla oppongo. Ma qui no. Quel sagrato è l’ultima testimonianza del Vajont in comune di Longarone, oltre alla cappella di Pirago». Per intenderci il sagrato e la ricostruita chiesetta sono nel terreno in cui c’è anche la sequoia gigante di Longarone, segnata dall’onda e oggi vincolata. Ma sul sagrato invece non c’è alcun vincolo.
LA BATTAGLIA
È da tempo che Protti, nato a Longarone, ma che vive e lavora a Padova, sta portando avanti la sua battaglia, completamente inascoltato. «Sin dal 2017 - spiega - ho informato dello scempio che ci sarebbe stato e scritto a Anas, Soprintendenza per Beni Culturali, Provincia di Belluno, Comune di Longarone. Non ho ricevuto alcuna risposta. L’unico che ha dato riscontro della mia comunicazione è stato il vescovo della Diocesi di Belluno Feltre, monsignor Renato Marangoni, che mi disse che avrebbe passato la segnalazione a chi di dovere. Alla chiesa ho scritto ai fini del vincolo ad cultum di cui all’articolo 810 codice civile. Lo Stato infatti non può intervenire su chiese e sagrati lederebbe la libertà di culto. E questo vale per ogni religione». Ieri, quando ormai la perdita di quel luogo di memoria sembrava inevitabile, Protti ha deciso di rendere noto a tutti la sua battaglia, inviando alla stampa la sua autodenuncia. «Procedo ad un’auto-denunzia preventiva - scrive alla Procura - per quanto andrò a compiere. Signor Procuratore, ove l’impedire l’accesso comporti la violazione di precetti di rilevanza penale, desidero e sollecito che Ella eserciti l’azione penale contro di me, per i reati che riterrà di configurare». 
I SUPERSTITI
Dalla sua parte anche l’associazione Vajont, il futuro della Memoria, presieduta da Renato Migotti, che scrisse anche alla Soprintendenza, senza avere risposta. Il problema anche per loro, come per Protti è che ancora non è chiaro l’impatto che avrà il progetto. «Dai ripetuti contatti avuti con l’Anas - spiega Protti - non è mai emersa con chiarezza l’entità dell’invasione della nuova sede stradale. Dalla relazione tecnico illustrativa si legge chiaramente una modalità di intervento è quella di costruire un muro alto 2 metri per la lunghezza di 35 metri. Va da sé che uno scempio di tal fatta non credo sarebbe compatibile con la tutela dei luoghi. Come non lo sarebbe l’allargamento della sede stradale». «Dal progetto - conferma Migotti, dell’Associazione Vajont - non si capisce bene. È passato sia in Comune che in Sopraintendenza, che però non era a conoscenza di questi valori testimoniali».
Ultimo aggiornamento: 08:18 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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