Vaccinazioni con "false" attestazioni per mandare i figli a scuola: genitori assolti

Sabato 23 Gennaio 2021 di Davide Piol
Due coppie erano finite a processo accusate di aver attestato falsamente l'avvenuta vaccinazione

BELLUNO  - Assolte le prime due coppie di genitori finite a processo per aver dichiarato il falso riguardo alle vaccinazioni dei figli. L’obiettivo della maxi inchiesta, avviata dal procuratore Paolo Luca, era stangare i genitori “furbetti” che avevano mentito sulle autocertificazioni necessarie per iscrivere i bambini a scuola. I carabinieri del Nas di Treviso partirono dall’istituto di Trichiana per poi espandersi in tutti gli asili e le scuole primarie della provincia. Incrociando i dati in mano ai dirigenti scolastici con quelli dell’azienda sanitaria furono individuati oltre mille studenti. Di conseguenza alcuni genitori cominciarono a ricevere i decreti penali. Si tratta di un procedimento speciale che permette di saltare l’udienza preliminare e il dibattimento applicando una pena pecuniaria. L’imputato ha la possibilità di opporsi al decreto penale di condanna entro 15 giorni. È la scelta più diffusa. All’interno del fascicolo del procuratore, infatti, sono finiti non solo i “no vax”, il vero bersaglio dell’inchiesta, ma anche quei genitori che avevano già prenotato la vaccinazione per i figli e che, quindi, sarebbero stati in regola. La prima coppia finita a processo, A.S. e C.K., di 41 e 47 anni di origini brasiliane, è stata assolta ieri mattina a Belluno dal giudice Edoardo Zantedeschi. Il loro avvocato, Mario Mazzoccoli, ha dimostrato che mancava il dolo, cioè la volontà di mentire per ottenere un beneficio (in questo caso l’iscrizione a scuola). I due imputati, marito e moglie, avevano raggiunto il Brasile nel 2009 e vi erano rimasti fino al 2018, provvedendo a tutte le vaccinazioni obbligatorie per la figlia. Tornati in Italia nominarono un pediatra e avviarono le procedure per il libretto vaccinale italiano: «Nessuno li chiamò, né il medico di fiducia, né l’usl, per dirgli che servivano altre vaccinazioni». Mancava però un richiamo «che nell’ordinamento brasiliano non è nemmeno previsto». Quindi, pensando fosse in regola, compilarono il modulo pre-stampato e la iscrissero a scuola.
I LEGALI
«La Cassazione si è già espressa – ha spiegato il legale Mazzoccoli – Con moduli di questo tipo, in cui non c’è nessun riferimento alle norme devi accertarti che io sia in malafede». Il pm ha chiesto due mesi ma il giudice li ha assolti. In Italia, i bambini e i ragazzi fino ai 16 anni d’età hanno dieci vaccini obbligatori: antidifterica, antitetanica, antipolio, antiepatite virale B, antipertosse, anti Haemophilus influenzae di tipo B, antimorbillo, antiparotite, antirosolia, antivaricella. Il problema che sta emergendo con questi processi è che all’epoca dei fatti, durante l’iscrizione del figlio a scuola, i genitori si erano trovati tra le mani un documento generico. È il caso di un’altra coppia di Trichiana, difesa dall’avvocato Silvia Dolif e assolta ieri mattina dallo stesso giudice. La loro bimba fa parte del gruppo dei 17 studenti dell’Istituto di Trichiana da cui partì l’indagine dei carabinieri. A lei mancavano due vaccini, l’antiepatite virale B e l’anti haemophilus influenzae, che aveva dovuto rinviare perché malata. «Ero convinta che le avesse fatte tutte» ha raccontato ieri mattina, in aula, la madre. Sotto la domanda «Il figlio è stato sottoposto alle vaccinazioni obbligatorie?» barrò la casella del “sì”. Poco dopo arrivò la comunicazione dell’usl con le vaccinazioni mancanti e la bambina fu messa in regola, ma questo non bastò a evitare il decreto penale. Ieri l’assoluzione. «Per me c’è una falla nel sistema – ha sottolineato l’avvocato Dolif – Il servizio vaccini e il pediatra non avevano segnalato nulla ai due genitori. Inoltre con il decreto legge 2017 sull’obbligatorietà dei vaccini fu introdotto un modello di autocertificazione con l’elenco di tutte le vaccinazioni e la possibilità di barrare la casella “non ricordo” che non è quello firmato dai miei assistiti».
 

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